La via della fede passa per le relazioni. Una riflessione attuale del cardinale di Manila Luis Antonio Tagle.
Il contenuto di questo libro (Luis Antonio Gokim Tagle, Il rischio della speranza, Emi) sembra raccogliere lo stile della fede dell'autore, il cardinale di Manila Luis Antonio Tagle, intrecciata e colorata di eventi esistenziali che gli permettono di incontrare e raccontare Dio ai nostri giorni.
Il testo è semplice, piacevole nel fluire delle parole e nello scorrere delle riflessioni, alla portata di tutti e nello stesso tempo intriso di sacra scrittura, carico d'ispirazioni e contenuti profondi e attuali che ben attirano e conquistano anche il lettore meno interessato.
Il card. Tagle segue la linea di comunicazione che utilizza papa Francesco non solo nel dare un'interpretazione teologica alla vita quotidiana, ma sottolineandone la sacralità nella via preferenziale dei poveri.
Tutto sembra essere un connubio fra umano e divino, partendo dal racconto della Pasqua come mistero unitario in termini di tempo e spazio, cioè vita in pienezza accaduta nella storia e oltre la storia. Le riflessioni bibliche attraversano le emozioni e le fragilità di alcuni personaggi evangelici, confrontandoli con problematiche attuali e mostrando la possibilità di trasformazione delle ferite e dei limiti in speranza di vita ‘nuova', fino alla gioia del Vangelo da annunciare.
Quasi specularmente si raccontano storie e tratteggiano volti della gente comune, di quanti ancora oggi testimoniano quel raggio di luce nella loro vita ordinaria, che diventa storia nuova e che contribuisce ad aprire alla novità anche la vita degli altri. Molto intime le considerazioni che l'autore ci confida: le tante persone che ha incontrato da seminarista, da consigliere spirituale, da sacerdote, di quanti hanno vissuto un'esperienza forte nella loro vita che è diventata storia di risurrezione. Nel contempo, non evita le tante esperienza di buio e dubbio che lui in primisha sperimentato e che lo hanno fatto crescere umanamente e nella fede.
Tutto questo è possibile se le relazioni sono vive, se si riesce a cogliere l'essenza della persona e promuovere il suo valore, se raggiungiamo gli altri spezzando la tentazione all'isolamento e all'autoreferenzialità per mezzo della solidarietà e della condivisione.
L'incarnazione, ancora oggi dopo 2000 anni, ha come fondamento la missione, cioè quella comunicazione che Dio fa di sé, nella com-passioneper l'altro e in quel visitare tutti gli spazi e le pieghe dei vissuti umani camminando sulle vie del nascondimento, dell'impopolarità e della povertà: a noi cristiani raccogliere questo testimone nella consapevolezza che non esiste condizione umana estranea alla missionarietà.
L'autore offre così alcune coordinate per stabilire un identikitdell'evangelizzatore, partendo dal sacerdote e raggiungendo ogni persona, nella cura della formazione, della comunicazione, nell'opzione fondamentale di cura ai poveri.
Bisogna camminare con la gente assumendo uno stile sinodale; osare frequentare spazi anche ostili, rimanendoci con la creatività di chi crede in un mondo migliore. Facendo esperienza di fede tutti possono "dire Dio" in maniera significativa nei loro ambienti, qualsiasi essi siano!
Il libro si conclude con una riflessione, molto bella, che ci conduce nella patria dell'autore, descrivendo il volto asiatico specifico che ha caratterizzato l'incarnazione di Gesù e il volto universale che ha assunto dopo la risurrezione e che lo rende di tutti: da questo nasca il desiderio di prendersi cura con responsabilità e generosità di quanto ci viene affidato.