Parlare ai giovani vuol dire evitare la tentazione di contenere la fantasia. E aprire le porte al futuro, con la sua forza prorompente. Don Tonino e papa Francesco e il loro straordinario sincronismo del cuore.
"Servire i giovani significa ascoltarli. Deporre i panneggi del nostro insopportabile paternalismo. (…) Significa far credito sul futuro, senza garanzie e senza avalli" (don Tonino Bello).
Parlare dei giovani può essere facile. È sufficiente avvalersi dei dati forniti dagli esperti che scandagliano il loro mondo e ne studiano la complessità.
Parlare ai giovani e con i giovani è invece più difficile. Richiede la capacità di entrare nel loro campo, di mettersi in gioco, di avvicinarli con discrezione e ascoltarli.
Bisogna decifrare i codici della loro comunicazione per riuscire a intrecciare una rete empatica e interattiva di sguardi aperti verso orizzonti possibili di futuro e di speranza.
Così ha saputo fare don Tonino Bello ponendosi accanto ai giovani con la disponibilità e la confidenza dell'amico e di fronte a loro con l'autorevole sapienza dell'educatore e con l'attraente coerenza del testimone di Vangelo. Li incontrava sempre volentieri nelle parrocchie e per le strade, nelle scuole, nei convegni, nelle manifestazioni. Rispondeva alle loro domande e provocazioni con parole mai scontate, ma sempre accese al fuoco della Parola, con serietà e rispetto, col sorriso e spesso anche con le note della sua fisarmonica. A tutti e a ciascuno riusciva a trasmettere la certezza del "mi stai a cuore", "tu sei importante, puoi fare cose belle e grandi".
Li ha guidati nella consapevolezza di avere ciascuno un'ala soltanto e di non poter volare da soli; per chi gli si presentava con l'ala impigliata inesorabilmente tra i rovi della miseria e della solitudine e si era ormai convinto di non poter più volare, don Tonino riusciva ad essere "ala di riserva".
Anche papa Francesco oggi riesce a inserirsi e a farsi accogliere nel multiforme universo giovanile, presentandosi non solo con la simpatica disponibilità di un nonno affettuoso ma soprattutto con l'energica e doverosa passione della sentinella che, scrutando i rischi e i pericoli di un mondo alla deriva, preoccupato, lancia l'allarme e mette in stato di allerta.
Il degrado dei livelli di civiltà, la guerra mondiale a pezzi, la logica del profitto armato in una cultura dello scarto e dell'indifferenza sempre più dilagante, spingono il Papa a far leva sui giovani come depositari dell'ultima chancedi salvezza del futuro umano. Non perde occasione per spingerli a compiere scelte di grande responsabilità, fidandosi delle capacità creative, delle riserve utopiche e del potenziale rivoluzionario nonviolento di cui essi sono i titolari.
Il Sinodo sui giovani del prossimo ottobre sarà un momento significativo ma non certo conclusivo di un percorso che li ha visti protagonisti, coinvolti direttamente e chiamati a esprimersi non solo all'interno delle aggregazioni ecclesiali ma anche da contesti sociali e culturali variegati.
Col potere dei segni – e stavolta il segno è davvero inedito e sorprendente – Francesco ha invitato alcuni studenti a far sentire la loro voce nelle meditazioni della solenne Via Crucis al Colosseo.
Don Tonino e papa Bergoglio rivelano i tratti di una profonda sintonia teologico-pastorale, una sostanziale continuità profetica, nel condividere e comunicare con gesti ed espressioni somiglianti e a volte quasi sovrapponibili, gli stessi sogni diurni di una Chiesa giovane e per i giovani. Una Chiesa che, radicata nella memoria eversiva della Croce e corroborata dallo Spirito della Risurrezione di Cristo, investe di energie propulsive e creative le nuove generazioni e diventa laboratorio artigianale di "cieli nuovi e terra nuova" dove trovino stabile dimora la giustizia e la pace.