"I have a dream: così come mio nonno Martin Luther King, anche io ho un sogno. Sogno un mondo che per lungo tempo non avrà bisogno di armi". La piccola Yolanda Renee, di soli 9 anni, a Washington ha ripetuto quanto aveva detto 55 anni fa suo nonno, il grande profeta della nonviolenza Martin Luter King, di cui celebriamo proprio questo mese il cinquantesimo anniversario della morte. 

"Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. […] E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: Liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente". Nella sua lotta contro la segregazione razzialee per i diritti civili e l'uguaglianza, fu grande Martin Luter King. 

Il suo sogno è giunto sino a noi. Anima il nostro agire perché l'uguaglianza sia praticata in ogni angolo della terra. Il suo canto di libertà risuona tuttora nella voce dell'avvolgente e coinvolgente bambina, Yolanda, e in quello dei tantissimi giovani che negli Usa, a Washington come in altre 800 città americane, "marciano per le loro vite". "March for our lives" (la parola marchindica tanto marzoquanto marcia) è infatti il nome di questo nuovo movimento di giovani che chiede leggi chiare e misure più severe sull'utilizzo e il possesso delle armi negli Stati Uniti. 

Dopo l'ennesima strage avvenuta nella Marjory Stoneman Douglas Higt School di Parkland, in Florida, migliaia di ragazze e ragazzi, bambini, giovani sono scesi in piazza, lo scorso 14 marzo per dire "basta". Per protestare a voce alta contro l'uso delle armi nelle scuole, contro la loro vendita fuori controllo. 

#NeverAgain: l'hushtagdiventa virale e, come un fiume carsico che riemerge in superficie, quei giovani si trasformano in un corso d'acqua dinamico, in una folla vivace di volti e di voci che chiedono "non uno di più". Basta con le armi, con il loro uso indiscriminato, con le lobby che accumulano profitti. Con leggi poco chiare che ne consentono l'utilizzo o l'acquisto. Lobby delle armi, consorzi di morte. Protagonisti di questo nuovo sogno che ci rianima sono i giovani. Non tutti, dunque, sdraiati e videodipendenti a veder scorrere la vita come inerti spettatori o solo navigatori in rete. Social networke consumismo sfrenato, riflussi culturali e smartphone non sono riusciti ad assopire completamente le coscienze di una generazione di giovani che chiede di preservarsi dalla violenza e dalla follia. Non un amico in piùperderà la vita per l'uso irresponsabile, folle, delle armi. Questo chiedono. Con obiettivi trasparenti e raggiungibili, testimonianze credibili e la provocazione di un dolore che morde loro l'anima come la morte di un coetaneo: ecco che i giovani ci danno una lezione. Danno respiro alla nostra speranza. Sognano e chiedono. Abbandonano il divano, lo smartphone e l'idolatria della rete. E chiedono alla politica di fermarsi a riflettere e a legiferare al di sopra dei cospicui contributi elettorali elargiti dalle industrie armiere raccolte nel cartello della National Rifle Association (NRA), oltre gli interessi economici vorticosi che si addensano attorno al business delle armi, ben al di là della retorica del secondo emendamento della Costituzione Usa. 

"Kids not guns", ovvero Figli non armi. "Never again", mai più. "Libri non proiettili". 

Nell'America dei muri e dei dazi di Trump un popolo insorge controcorrente per chiedere altro. Per chiedere vita. "Spargete la voce che avete sentito, in tutto il Paese, noi saremo una grande generazione". Ha cantato la piccola King. E suo nonno con lei, con la sua voce, nella sua voce. 

Come non unirsi al suo canto, certi che presto questa stessa libertà che chiedono in USA risuonerà in ogni angolo del mondo? E solo allora saremo veramente liberi. Per ora, la chiediamo soprattutto per i giovani, le donne, gli uomini e i bambini della Florida senza dimenticare Gaza, Ghouta, Sana'a. Che il canto della libertà e l'eco di "I have a dream" dia loro la forza di resistere. Che giunga loro la nostra voce. Con la forza di un fiume in piena.

 

 


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