Parola a rischio
Qualifica Autore: Presidente nazionale Pax Christi Italia

Chi sono i costruttori di pace? Dall'Evangelii Gaudium un'esortazione a ricercare e a seguire il Vangelo della pace.

 

La Chiesa proclama "il Vangelo della pace" (Ef 6,15) ed è aperta alla collaborazione con tutte le autorità nazionali e internazionali per prendersi cura di questo bene universale tanto grande.

Nell'annunciare Gesù Cristo, che è la pace in persona (cfr Ef 2,14), la nuova evangelizzazione sprona ogni battezzato a essere strumento di pacificazione e testimonianza credibile di una vita riconciliata. È tempo di sapere come progettare, in una cultura che privilegi il dialogo come forma d'incontro, la ricerca di consenso e di accordi, senza però separarla dalla preoccupazione per una società giusta, capace di memoria e senza esclusioni. L'autore principale, il soggetto storico di questo processo, è la gente e la sua cultura, non una classe, una frazione, un gruppo, un'élite. Non abbiamo bisogno di un progetto di pochi indirizzato a pochi, o di una minoranza illuminata o testimoniale che si appropri di un sentimento collettivo. Si tratta di un accordo per vivere insieme, di un patto sociale e culturale.

Evangelii Gaudium, 239

 

Commentare questo passaggio dell'Evangelii Gaudium senza risultare retorici o disincarnati pacifisti, utopici filantropi che si perdono dietro le favole è la sfida di queste poche righe.

Parto dal Vangelo per coprirmi le spalle: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mc 5,9) è una delle proposte di felicità relazionali che il Vangelo ci propone spingendoci sulle strade di una operatività sociale che ha nella sua diffusione massiva la sua carica progettuale e nel plurale la sua operatività… 

I costruttori di pace non possono essere dei solitari impallinati della pace, né pacifisti (coloro che si schierano contro…), né pacifici (persone tranquille che evitano i contrasti…), ma gruppo di pacificatori che condividono un sogno, un progetto politico, un percorso, uno stile di vita sociale di benessere, salute, felicità, appagamento pieno in una fedeltà alla comunità reale e tutta intera.

Fare la pace, allora è un'azione a caro prezzo, che può comportare anche il costo di perdere la propria condizione di pace (come diceva don Tonino Bello)…

Democratizzare la pace

Abbiamo bisogno di democratizzare la pace. Sempre don Tonino diceva che dobbiamo "spogliare la pace di ogni livrea aristocratica che ce la fa sentire estranea e lontana: riappropriamoci di una ricchezza che ci appartiene". Fabbrichiamo la pace fatta in casa, senza aspettarcela dalle erogazioni delle istituzioni di Stato, abbiamo bisogno di una ferialità dei gesti di pace. Se verifichiamo la nostra vita quotidiana, ci accorgiamo di gesti, parole, modi di fare che tutto sono tranne che un inno alla pace. Dovremmo pensare a percorsi di educazione alla pace, moduli formativi da proporre nelle scuole, nelle parrocchie, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni, una vera e propria officina della pace dove omologare uno stile di vita che produce un modo di essere e relazionarsi nuovo, dove la pace è sistema di vita.

Un altro grande maestro di educazione alla pace a qualunque costo (perché è passato attraverso l'esperienza di ben due guerre!) don Primo Mazzolari soleva dire che bisogna preparare i cristiani ai doveri della pace ("Se vuoi la pace, prepara la pace", in Adesso, 1/6/1953). 

Purtroppo si assiste a una impensabile indifferenza di tanti (non siamo noi responsabili…), ma anche il semplice solo pregare per la pace non basta più: bisogna formarsi ai doveri della pace, come un dovere di coscienza che obbliga tutti e non sopporta indugi, né esitazioni. S'impone quindi  anche uno studio "dottrinale", che preserva da ogni passo falso e da ogni contaminazione sbagliata.  

Lucidissime le riflessioni di Mazzolari tra preghiera e responsabilità: "Non quella farisaica in cui tra brava gente ci si rallegra a vicenda di essere immuni d'ogni avversione, ma l'umile preghiera del pubblicano che si sente corresponsabile dei peccati del mondo. Noi non siamo personalmente responsabili dei delitti che la classe o il popolo cui apparteniamo può commettere, ma abbiamo il dovere di riparare con un più grande amore le ingiustizie del nostro gruppo umano. Per un cristiano la preghiera per la pace scaturisce da un serio esame di coscienza, che lo salva da un misticismo sentimentale o farisaico. (…) E allora la preghiera diviene sacrificio, accettazione della croce, con cui Cristo nostra pace, ha abbattuto il muro di inimicizia che separava i giudei dai gentili.(…) Dalla preghiera e dal sacrificio vien fuori l'azione per la pace, la quale è anche un'opera temporale da realizzare nel mondo, e che riveste per il cristiano il carattere di una missione divina e di un'esigenza evangelica, impregnata di carità. Perché se la giustizia scarta gli ostacoli dalle strade di pace, è però la carità che sola può veramente realizzarla. Non ci sarà pace se non quando la nostra giustizia sarà ispirata dall'amore" (in Adesso, 1/6/1953).

Il dialogo

Il papa, iniziando questo n. 239 della EG con un riferimento "alla collaborazione con tutte le autorità nazionali e internazionali per prendersi cura di questo bene universale", penso voglia sottolineare che il dialogo sulla pace è un imperativo di tutti perché non si può umanizzare la guerra, non si impone un ordine all'inferno con l'uso delle armi, oggi, di distruzione di massa. In una guerra atomica, batteriologica o chimica, non c'è posto per l'uomo, molto meno per i suoi diritti… 

Quei diritti inalienabili che appartengono all'uomo e che, nello stile del dialogo, hanno la giustizia come prima via e il perdono come suo compimento: "una prassi del perdono comporta a breve termine un'apparente perdita, forse anche una sconfitta, ma in realtà assicura un guadagno a lungo termine. La violenza è l'esatto opposto: opta per un guadagno a scadenza ravvicinata, ma prepara sul lungo termine perdite reali e permanenti. Concedere e accettare il perdono è sempre stato opera di pochi, ma oggi può diventare prassi politica dei cristiani e, con loro, di tutti gli uomini che cercano vie di senso e desiderano la pace per l'umanità intera: così si può essere operatori di pace oggi, nella storia." (Bianchi, Le vie della felicità, Rizzoli, 139). Quindi i costruttori di pace, i pacificatori seriali dove li troviamo?

"• Li troverete negli innumerevoli laboratori d'analisi in cui si smaschera la radice ultima di ogni guerra;

• Nei luoghi dove si formano le nuove generazioni;

• Dove si coscientizza la gente sulle strategie della nonviolenza attiva e la si educa a vivere in una comunità senza frontiere;

• Dove si costruiscono percorsi di solidarietà e non di sangue;

• Dove si svelano le intime connessioni trai signori della guerra;

• Quelli credenti, li troverete nelle chiese, non solo a implorare pietà per le vittime e perché certo genere di demoni lo si vince col digiuno e con la preghiera, ma anche perché la guerra è sempre epifania di quel mistero d'iniquità che si può debellare solo salendo sulla croce e rimanendovi nel segno della onnidebolezza di Cristo." (Bello, Noi pacifisti latitanti, in Avvenire, 13/6/1992);

• Qualcosa si è già fatto, tanto c'è da pensare e organizzare oggi perché un futuro di pace possa esserci ancora domani…".


Mosaico di pace, rivista promossa da Pax Christi Italia e fondata da don Tonino Bello, si mantiene in vita solo grazie agli abbonamenti e alle donazioni.
Se non sei abbonato, ti invitiamo a valutare una delle nostre proposte:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/abbonamenti
e, in ogni caso, ogni piccola donazione è un respiro in più per il nostro lavoro:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/altri-acquisti-e-donazioni