Primo Piano Cinema
Qualifica Autore: Cartoonist, consulente per il laboratorio Cinema e Teologia presso l’ISSR di Firenze

Viaggio nel cinema, tra migranti e storie, che si intrecciano, si raccontano e ci interrogano.

 

Tema che sta assumendo nella cinematografia contemporanea un peso rilevante, quello sulle migrazioni è, inevitabilmente, una necessità di lettura di quanto sta accadendo.

Vi proponiamo una serie di opere che, per lo più negli ultimi anni, ha affrontato questa prospettiva storica nelle diverse accezioni che il cinema può offrire. L’uso militante del cinema ci mette a disposizione molti elementi: se esso nasce per stupire e meravigliare, è proprio dalla rappresentazione della realtà che scaturisce tale meraviglia. Vogliamo sperare che la vicenda di così tanti uomini e donne che transitano per le vie del mondo ci consenta presto tale meraviglia, e non più lutto, straniamento, dolore.

Esiste non solamente una realtà prima del viaggio, realtà dura e drammatica che costringe alla partenza, ma esiste anche un luogo di permanenza dolente che è il limbo libico: di questo raccontano i documentari Come un uomo sulla terra (Italia, 2008) di Andrea Segre e Dagmawi Yimer e Mare chiuso (Italia, 2012) di Stefano Liberti e Andrea Segre insieme al recente L’ordine delle cose (Italia-Francia, 2017) sempre di Segre. Il primo film è stato girato durante la dittatura di Mu’ammar Gheddafi e gli altri due dopo l’inizio della primavera araba. 

Le migrazioni dei nostri connazionali sono state più volte raccontate in film come I magliari (Francia-Italia, 1959) di Francesco Rosi, La ragazza in vetrina (Italia, 1960) di Luciano Emmer, Pane e cioccolata (Italia, 1973) di Franco Brusati, Lamerica (Italia, 1994) di Gianni Amelio, Nuovomondo (Italia-Francia, 2006) di Emanuele Crialese.

E l’Italia, a sua volta, rappresenta la terra d’arrivo – Terraferma (Francia-Italia, 2011) di Emanuele Crialese, Fuocoammare (Italia-Francia, 2016) di Gianfranco Rosi – oppure il luogo di passaggio – Cose di questo mondo (In This World - GB, 2002) di Michael Winterbottom, Io sto con la sposa (Italia, 2014) di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry. Altre volte l’Italia è diventata possibilità di permanenza: così, si tenta una ricostruzione vitale in Vesna va veloce (Italia, 1996) di Carlo Mazzacurati, Cover boy (Italia, 2006) di Carmine Amoroso, Sette opere di misericordia (Italia-Romania, 2011) di Gianluca e Massimiliano De Serio, Io sono Li (Francia-Italia, 2011) di Andrea Segre, Il villaggio di cartone (Italia, 2011) di Ermanno Olmi, Là-bas - Educazione criminale (Italia, 2011) di Guido Lombardi, La prima neve (Italia, 2013) di Andrea Segre.

Tra le opere straniere più rappresentative sul tema delle migrazioni e dell’accoglienza, ricordiamo: L’ospite inatteso (The Visitor, USA, 2007) di Tom McCarthy, Welcome (Francia, 2009) di Philippe Lioret, Miracolo a Le Havre (Le Havre, Finlandia-Francia-Germania, 2011) di Aki Kaurismäki, L’altro volto della speranza (Toivon tuolla puolen, Germania-Finlandia, 2017) di Aki Kaurismäki, Dheepan (Francia, 2015) di Jacques Audiard. 

Se, a volte, cambia la nostra percezione nei confronti dei migranti, parte del merito va a tanto cinema d’impegno sociale che si adopera per informare e destare le nostre coscienze. 


Mosaico di pace, rivista promossa da Pax Christi Italia e fondata da don Tonino Bello, si mantiene in vita solo grazie agli abbonamenti e alle donazioni.
Se non sei abbonato, ti invitiamo a valutare una delle nostre proposte:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/abbonamenti
e, in ogni caso, ogni piccola donazione è un respiro in più per il nostro lavoro:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/altri-acquisti-e-donazioni