Primo Piano Libri

Un'antologia di scritti, anche inediti, di un allievo di don Milani, fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo. Un'altra economia è possibile. Un altro sviluppo parte da una nuova concezione del lavoro e dell'impegno di ciascuno.

 

Il libro racconta, in modo organico, la vita e l'impegno di Francesco Gesualdi, per tutti Francuccio, allievo di don Milani.

Proprio a partire dalla lezione di Barbiana, Francuccio ha cercato di stare dalla parte giusta del mondo cioè gli ultimi, le persone emarginate e disagiate, i poveri e gli sfruttati, operando con la realizzazione del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano (Pi) un esempio concreto di condivisione di vita e di studioso dei meccanismi economici, sociali e politici della realtà diventando il padre del consumo critico in Italia.  Il libro fa riferimento a molti testi, dalla storica "Guida al consumo critico", alla "Dalla parte sbagliata del Mondo", all'"Altra via" e "Facciamo da soli", ma la parte più interessante parte dall'analisi che la crisi del 2008 ha sfatato il mito della crescita, anche se continuiamo a sentirne parlare come il mantra che possa risolvere tutti i nostri problemi!

Le due crisi

E oltre alla crisi economico-finanziaria ce ne sono altre ben più importanti. La doppia crisi ambientale e sociale si evidenzia nell'assottigliamento delle risorse, nell'impazzimento del clima, nell'aggravamento delle tensioni sociali. Per ora ci sono anziani che godono ancora di una buona pensione e sostengono le giovani generazioni: quando se ne saranno andati e i giovani di oggi avranno 40 – 50 anni, le contraddizioni verranno fuori tutte insieme. Per questo occorre cambiare il sistema e passare da un'economia della crescita all'economia del limite, dall'economia del cow-boy all'economia dell'astronauta, dall'economia della precarietà all'economia della sicurezza, dall'economia dell'avidità all'economia dei diritti. Potremmo chiamarla un'economia del ben-vivere o economia del rispetto, un'economia equa, sostenibile e solidale, capace di garantire a tutti una vita dignitosa nel rispetto del pianeta. Ormai anche in politica non sentiamo altro che gli stessi vocaboli dei grandi mercanti: banchieri, speculatori, multinazionali, società commerciali. Si parla solo di Pil, di debito, di investimenti, di costi e ricavi, di profitti. Così le persone sono ridotte a costo del lavoro, la società a opportunità di mercato e la natura ha smesso di essere la madre che ci nutre ed è diventata una riserva da saccheggiare in base ai prezzi delle materie prime, sempre determinati dal mercato.  Oltre all'analisi di come l'economia attuale ci ha portato alla crisi esposta in modo chiaro e comprensibile anche ai non addetti ai lavori, mi preme evidenziare "l'altra via" che Francuccio propone per cambiare il sistema, logicamente mettendo per prima cosa in discussione anche le nostre scelte e i nostri atteggiamenti quotidiani.

Il lavoro

L'altra via parte dalla considerazione dei diritti e dei desideri come criteri di organizzazione economica e quindi del ripensare il senso del lavoro. Partendo dai bisogni, possiamo dire che questi non sono tutti uguali, alcuni sono più importanti perché rispondono a esigenze vitali sotto il profilo fisico, psichico, sociale: l'aria per respirare, l'acqua per bere e per lavarsi, il cibo per nutrirsi, il vestiario per coprirsi, il tetto per ripararsi… ma anche l'insegnamento per apprendere, il farmaco per curarsi, il treno per viaggiare, il telefono per comunicare, sono necessità di cui non possiamo fare a meno perché hanno a che fare con la nostra dignità personale.  I diritti che derivano da questi bisogni "essenziali, vitali e uguali per tutti", e che rappresentano delle sicurezze sia individuali che sociali, dovrebbero essere garantiti in maniera gratuita dal sistema pensando a una società capace di attuarli rispettando tre condizioni:

1. Utilizzare meno risorse possibili.

2. Produrre meno rifiuti possibili

3. Lavorare il meno possibile, perché meno lavoro significa più libertà.

Partendo proprio da questo ultimo punto scopriremo che il lavoro salariato non è l'unica via per provvedere ai nostri bisogni. Ce ne sono almeno due che spesso ignoriamo perché nella logica mercantile non hanno valore: "il fai-da-te" e il "lavoro comunitario", due forme di lavoro indipendenti dalla crescita, ma rivolte ai bisogni da soddisfare. Inoltre, una scelta obbligata è la riduzione dell'orario di lavoro salariato, come Keynes aveva già profetizzato in un discorso tenuto a Madrid nel 1930, anche in previsione di una disoccupazione tecnologica e proponeva di lavorare 15 ore a settimana! Oggi ne lavoriamo ancora 40, mentre ci dicono che dobbiamo farne di più per costare di meno. Ma il lavoro non è solo un costo, come ormai è considerato in un mercato globalizzato e inumano, il lavoro è elemento di sicurezza, autostima, inclusione sociale e, sapendo che la mancanza di lavoro produce disperazione, umiliazione, vergogna, esclusione, la nostra Costituzione, articolo 4, riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e impegna la Repubblica a promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Come molti altri articoli della nostra Costituzione, mi sembra che, anche questo sia pienamente disatteso, perché ormai la politica è espressione della logica di mercato! 

Partecipazione

L'obiettivo della nostra Carta Costituzionale può essere espresso meglio da una piena partecipazione lavorativa, piuttosto che con la piena occupazione, a rimarcare che la priorità è l'equa distribuzione del lavoro, non la saturazione della giornata lavorativa. Fatto salvo, quindi, che i diritti fondamentali debbono essere universali e inalienabili e garantiti a tutti per il fatto stesso di esistere, il mercato si occuperà di tutto il resto, dei desideri non essenziali, di tutti quei bisogni che non intaccano la dignità personale, degli optional senza il timore di rimanere al palo, anzi potrebbe addirittura innestarsi nella sfera dei diritti, personalizzando alcuni prodotti che l'economia pubblica si limita a fornire in forma spartana e massificata. Quanto sopra esposto è solo un piccolo accenno a quanto contenuto nel libro che è importante per associazioni, gruppi e individui che vogliono camminare verso una economia di pace e di giustizia. Deve essere costruita un'economia della persona in antitesi a un'economia del mercante. E poiché la buona vita non dipende solo dalla ricchezza materiale, ma anche da un ambiente salubre, da ritmi di vita sereni, da una buona vita di relazione, dovremo riscrivere tutto: premesse, principi, obiettivi, strategie. Importante è anche la conclusione che Francuccio fa riguardo al fatto che quanto più si percepisce il bisogno di cambiamento, tanto meno, paradossalmente, riusciamo a formare una forza coesa capace di spingere nella stessa direzione. Nonostante oggi abbiamo a disposizione mezzi di comunicazione rapidi e semplici, non abbiamo più l'attitudine ad ascoltarci e la comunicazione diventa narcisismo, così facebook o twitter diventano vetrine per mettersi in mostra e nello stesso tempo rinforzare la nostra solitudine! 

Il piccolo impegno

L'impegno personale, "il piccolo impegno" come diceva don Milani,è importante, ma a volte rischia di diventare una tenda sotto la quale ripararci per mettere a tacere il nostro senso di responsabilità evitando tutto ciò che può procurarci delusione, frustrazione, senso di impotenza. Solo se il piccolo impegno riesce a coniugarsi con la grande politica, che ha come obiettivo la costruzione di un altro modello di società e di economia, acquisterà tutta la sua virtù e il suo potere.

Francuccio ci confida, nel suo libro, che spesso si è interrogato sul suo impegno, a volte però si dice "non ti interrogare, perché non ci sono certezze su quando e come i cambiamenti diventeranno realtà. Agisci comunque, fallo con intelligenza, fidati e continua".  Occorre, però, tornare a incontrarci per confermare i nostri valori, confrontarci e scambiarci le esperienze per poter poi discutere le iniziative e i percorsi necessari. Un processo partecipativo dal basso, l'unica strada che può condurre al cambiamento.  


Mosaico di pace, rivista promossa da Pax Christi Italia e fondata da don Tonino Bello, si mantiene in vita solo grazie agli abbonamenti e alle donazioni.
Se non sei abbonato, ti invitiamo a valutare una delle nostre proposte:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/abbonamenti
e, in ogni caso, ogni piccola donazione è un respiro in più per il nostro lavoro:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/altri-acquisti-e-donazioni