La lettera e l'email: la comunicazione scritta tra persone e il dialogo che gli strumenti epistolari possono creare.
È bello ricevere una lettera, ed è bello avere o trovare l'occasione di scriverla. La lettera, si sa, oggi è una forma residuale ed eccezionale rispetto ad altre forme di comunicazione, soprattutto l'e-mail, gli sms e i whatsapp, oltre al cellulare-smartphone, ai social e così via.
Ma la corrispondenza epistolare costituisce anche storicamente un genere fondamentale del dialogo e della scrittura sia privata che letteraria. La lettera anticamente rappresentava principalmente il mezzo di trasmissione di ordini e messaggi indirizzati dai potenti ai propri sudditi o ad altri potenti; in alcuni altri casi era uno strumento di collegamento con gruppi e comunità (come nel caso delle Epistole di san Paolo) oppure delineava una forma di espressione letteraria (le Lettere a Lucilio di Seneca, ad esempio). In seguito la lettera è diventata tipica di un rapporto a due che fa leva sulla privatezza e riservatezza di una relazione, talvolta su una intimità tra scrivente e ricevente che ne consente le confidenze reciproche: non è un caso che la lettera venga inserita in una busta, un involucro che viene chiuso e ne sigilla la segretezza. È interessante poi osservare che la lettera non è soltanto uno strumento di comunicazione, ma è anche un oggetto materiale che compie un vero e proprio viaggio, uno spostamento nello spazio tra il luogo in cui l'ha stilata il mittente e quello in cui si trova il destinatario. Il viaggio della lettera sostituisce quello di colui che, scrivendola, non ha potuto o voluto recarsi di persona dal destinatario, ed è esposto come ogni viaggio alle alee, ai disguidi e ai ritardi che possono verificarsi. Un discorso a parte, sul quale non mi soffermo, meriterebbe l'uso di lettere ed epistolari nella letteratura, che rappresentano un genere letterario accanto ad altri come il racconto, il romanzo e così via: ne abbiamo esempi di grande interesse negli ultimi secoli fino ad oggi. Torniamo alla lettera con il suo utilizzo tipico, quello comunicativo. La mancata consegna di una lettera con il suo messaggio può avere conseguenze rilevanti e persino drammatiche, specialmente in società dove non esistano altre forme di comunicazione a distanza.
Letteratura
È proprio l'imprevista, mancata consegna di una lettera che permette a Shakespeare di costruire la tragica sequenza finale del suo dramma Romeo e Giulietta: l'impossibilità di recapitare la missiva in cui fra Lorenzo avvisa Romeo dello stratagemma escogitato, vale a dire la morte apparente di Giulietta in seguito a una pozione soporifera da lei assunta per evitare il matrimonio con Paride, fa scatenare il dramma. Giulietta, infatti, viene creduta morta da Romeo, che recatosi sulla sua tomba uccide il rivale Paride e poi si toglie la vita; a sua volta Giulietta, al risveglio dal lungo sonno, trova accanto Romeo morto e si suicida. Un aspetto caratteristico della lettera è il fatto che essa interpone un intervallo di tempo tra mittente e destinatario, crea cioè un interstizio temporale indeterminato tra un io e un tu, tra due persone tra le quali potrà nascere, o al contrario non svilupparsi per nulla, una relazione umana. In effetti, non è affatto certo che il destinatario risponda, o che lo faccia nei tempi auspicati dal primo scrivente. Un caso esemplare al riguardo è quello che si verificò all'inizio del Novecento tra un certo signor Kappus, allievo di una scuola militare tedesca, e Rainer Maria Rilke, considerato il più grande poeta europeo di quegli anni. Ora, il primo ebbe l'idea di inviare alcune sue poesie a Rilke (che non conosceva personalmente) per chiedergli un parere: Rilke ebbe la gentilezza di rispondergli, avviando un intenso rapporto epistolare. Le missive inviate dal poeta tedesco sono diventate le celebri Lettere a un giovane poeta, uno dei documenti più alti sul senso della poesia che siano stati scritti nel XX secolo. Colpisce pensare che questo prezioso volumetto, ricco di indicazioni essenziali sul carattere e le motivazioni autentiche della scrittura poetica, non sarebbe mai nato se Rilke non avesse accolto con generosità la richiesta di un interlocutore sconosciuto e avesse cestinato la sua lettera. E possiamo immaginare quello che avrà provato il giovane Kappus ricevendo la prima delle missive di Rilke. Se mi è consentito citare un episodio personale in fatto di corrispondenza epistolare, vorrei ricordare che una quindicina di anni fa desideravo mettermi in contatto con uno dei più grandi e schivi poeti contemporanei, Philippe Jaccottet, del quale sapevo soltanto che viveva nel piccolo centro di Grignan nel sud della Francia. Scrissi una lettera apponendo sulla busta la sola indicazione del luogo e fidando nella solerzia delle Poste francesi. Grande fu la mia emozione nel ricevere pochi giorni dopo una lettera di risposta di Jaccottet scritta di suo pugno, che fu l'inizio di una corrispondenza e di una relazione amicale che dura ancora oggi. Uno strumento così povero e comune come una lettera inviata per posta può aprire possibilità impensate di novità, incontri, creatività. Ma affinché ciò avvenga occorre che il destinatario si lasci sorprendere dal contenuto della lettera che gli è arrivata, che l'accetti in qualche modo come si accoglie un dono e che faccia il gesto di cor-rispondere, così come si ricambia con spirito consono e libero un dono ricevuto. E poi, a ben guardare, la lettera sembra uno strumento debole ma ha una sua particolare forza, quella che le deriva dalla concentrazione che è necessaria allo scrivente per redigerla e che si riflette nella densità del linguaggio relativo e nella capacità di mettere a fuoco un rapporto effettivo tra due persone. Alcuni pittori, e penso in particolare a Jan Vermeer nel Seicento, hanno saputo rappresentare il momento straordinario in cui una donna riceve e legge una lettera, evidentemente una lettera d'amore.
Che dire poi dell'e-mail, la posta elettronica che invade gli schermi dei nostri computer ed è diventata uno strumento indispensabile alle nostre relazioni sociali e allo svolgersi della vita quotidiana? Di fronte al dilagare vertiginoso e inarrestabile dell'e-mail, credo che la prima attenzione da sviluppare sia quella di distinguere le lettere trasmesse per e-mail da tutto il resto delle comunicazioni compreso nell'ambito e nello spazio della posta elettronica. Le vere lettere in effetti continuano a essere scritte e inoltrate anche attraverso la posta elettronica, nonostante tutto e malgrado una serie di differenze non banali rispetto alle lettere tradizionali: tra queste, sono da indicare il fatto che l'e-mail non si avvale come nella corrispondenza epistolare di un supporto materiale che compie un viaggio nello spazio ed è dotata di una velocità pressoché istantanea di trasmissione. Ciò premesso, mi sembra innegabile che l'e-mail abbia un carattere che si potrebbe chiamare di "insostenibile leggerezza": la facilità, semplicità e immediatezza di comunicazione che essa consente a livello planetario la rende tendenzialmente effimera e volatile, "liquida" per riprendere un termine caro a Zygmunt Bauman. Uno dei problemi principali rilevati al riguardo è dato dal fatto che molte volte non si risponde alle e-mail ricevute, adducendo come motivo l'intasamento della corrispondenza. In realtà, il punto-chiave è dato dall'agglutinamento di molte comunicazioni che hanno carattere diverso, tra le quali occorrerebbe distinguere, fare un triage, mettendo in evidenza – come si è appena detto – le vere lettere personali rispetto a tutte le altre comunicazioni. Un altro motivo del comportamento di non-risposta è dovuto al fatto che l'e-mail mette in discussione le diseguaglianze di ruoli, posizioni, gerarchie, valori all'interno delle organizzazioni e del sistema sociale: l'e-mail dà l'impressione di poter raggiungere tutti e subito, ma questo è spesso illusorio e diventa frustrante per chi scrive, dal momento che chi è stato raggiunto da una e-mail la può cestinare (in senso virtuale, s'intende, e ossia la può cancellare) o non rispondervi affatto. Per concludere questo discorso, credo vada affermato che chi decide di non rispondere a domande, proposte e sollecitazioni personali che riceva da altri attraverso l'e-mail se ne assume la responsabilità, analogamente a quanto avviene nel caso di missive cartacee. Anche se inoltrata per e-mail, la lettera è, infatti, una silenziosa invocazione di risposta: per questo, chi non risponde rischia, sovente senza rendersene conto, di spegnere sul nascere un rapporto umano e di lasciarsi sfuggire tutta la ricchezza, la creatività e la bellezza che ne potrebbe venire.