L'area mediorientale dopo la fine della Guerra Fredda: conflitti e aree coinvolte.
La fine della Guerra Fredda ha rappresentato un momento cruciale anche in Medioriente. Palcoscenico della lotta fra le potenze coloniali europee dalla Prima guerra mondiale, anche in seguito alla Seconda esso non ha mai vissuto un periodo di pace.
In tutti conflitti che si sono susseguiti le parti direttamente in causa erano locali, con l'aiuto esterno più o meno esplicito delle due superpotenze, che in breve tempo avevano sostituito le ex potenze coloniali europee. La dissoluzione dell'URSS ha generato grandi aspettative di pace: si pensava che il diritto internazionale si sarebbe finalmente imposto. L'iniziale collaborazione fra Gorbaciov e Reagan faceva presagire un imminente disarmo nucleare e una collaborazione fattiva per affermare il ruolo dell'ONU. Il Consiglio di Sicurezza non sarebbe più stato in stallo e si sarebbero potuti risolvere diplomaticamente i vari conflitti.
Dopo l'uscita di scena di Gorbaciov, la Russia diventò, però, sempre meno rilevante. Le prime avvisaglie che le previsioni fossero sbagliate si ebbero con l'intervento militare in Iraq nel 1991. La più imponente azione militare dal 1945 presentava comunque caratteristiche in parte riconducibili ancora a una possibile evoluzione positiva. Fu, infatti, l'ONU a promuovere l'intervento contro l'Iraq, colpevole di aver invaso il Kuwait. Le forze di una larga coalizione di Stati a guida USA liberarono il Paese aggredito e si fermarono al confine dell'aggressore.
Gli USA cominciarono a proporsi come garanti dell'ordine mondiale. Si proclamano difensori delle popolazioni oppresse da leader non democratici. Questo venne largamente accettato nonostante che gli USA fossero alleati con Arabia Saudita e Israele, Stati dove sussistevano gravi situazioni di ingiustizia come affermato da molte risoluzioni ONU. Con il conflitto successivo in Afghanistan le cose apparirono sempre più chiare. Due fatti cruciali erano nel frattempo accaduti: la guerra in Jugoslavia con il suo disfacimento, e l'attentato dell'11 settembre alle Torri Gemelle. Il primo evento creò i presupposti per interventi esterni in Stati sovrani, concetto contrario alla Carta ONU che prevede l'assenso del governo locale. Inoltre, questa guerra ha rappresentato il primo intervento della NATO che, sotto guida USA, cominciò a interferire anche se non minacciata direttamente. La NATO iniziò a essere accettata come legittima forza di intervento armato anche senza esplicito mandato ONU. Quello jugoslavo fu, poi, un intervento aereo. L'attentato alle Torri Gemelle determinò le condizioni emotive con cui il governo USA convinse l'opinione pubblica americana a intervenire con "i piedi sul suolo", cosa cui era profondamente contraria dopo la guerra del Vietnam.
Con l'Afghanistan ha inizio una serie di guerre in cui le forze armate USA, spesso coadiuvate da quelle NATO, invadono Stati sovrani come Iraq e Libia. Lo fanno anche adducendo motivazioni umanitarie, con accuse poi rivelatesi false.
È in questo frangente che comincia anche il fenomeno delle cosiddette "Primavere arabe". Partendo dalla Tunisia nascono spontanee manifestazioni sostanzialmente pacifiche di popoli, come in Egitto e Bahrein, sotto regimi risalenti alla Guerra Fredda. Le conseguenze pratiche non hanno finora corrisposto alle iniziali aspettative, dato che le condizioni dei popoli coinvolti non sono affatto migliorate. Negli ultimi anni sono state anche prodotte prove di finanziamenti esterni e azioni di intelligence.
Gli ultimi anni hanno infine visto un crescente ruolo della Russia con l'avvento al potere di Putin. In particolare, essa è passata da una posizione passiva con la Libia a una più decisa con la Siria, poi entrata direttamente in campo dall'ottobre 2015. Questa "rinascita" russa sta creando una nuova contrapposizione con gli USA. La situazione di conflitto in Siria, dove USA e Russia si confrontano oramai direttamente, minaccia pericolosamente di allargarsi.
In questo dossier proviamo ad affrontare le situazioni di alcune fra le aree più calde come Siria, Egitto, Yemen e Israele/Palestina. Inoltre Manlio Dinucci ci fornisce alcune chiavi di lettura della situazione geopolitica generale.