Iniziative
Qualifica Autore: Volontaria di Operazione Colomba

Operazione Colomba chiede la creazione di zone umanitarie che siano corridoi sicuri per i profughi siriani che vogliono transitare o tornare nella loro terra.

 

Operazione Colomba è il Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. È composto da volontari che intervengono in zone di guerra, per dare supporto alle comunità locali, vittime dei conflitti armati e sociali. A partire dalla condivisione della vita delle vittime dei conflitti, agisce attraverso azioni nonviolente per abbassare il livello di violenza e per facilitare il dialogo e la mediazione del conflitto. Da Aprile 2014 Operazione Colomba è presente in Libano, nel campo profughi nel villaggio di Tel Abbas, Akkar, nel nord del Paese, a 5 chilometri dalla Siria.

Furono i rifugiati siriani a chiedere di dormire con loro al campo, dopo aver ricevuto minacce e violenze da parte di alcuni vicini libanesi. Da quel momento, i volontari vivono in una tenda all'interno del campo, condividendo la vita quotidiana dei profughi. Il campo, dove si trova Operazione Colomba, è un insediamento informale, come, del resto, tutti gli altri insediamenti di siriani in Libano: il governo libanese, infatti, non è firmatario della Convenzione di Ginevra del 1951, motivo per cui non riconosce lo status di “rifugiato”. Questo rende la vita dei siriani in Libano molto difficile: non hanno uno status, dei documenti e lo Stato non fornisce loro protezione. Le persone vivono in soluzioni di fortuna, in tende costruite in legno e teli di nylon, su terreni dove pagano un affitto e procurandosi i materiali per la costruzione a loro spese. Non avendo documenti, è praticamente impossibile avere un lavoro stabile e regolare: la maggioranza è vittima di sfruttamento. Il sostegno dato da UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) e ONG internazionali e locali non è sufficiente: i fondi sono stati drasticamente tagliati e continuano a calare. Il numero dei siriani in Libano ha superato il milione e mezzo: le capacità logistiche e economiche delle organizzazioni internazionali non sono adeguate.  In Libano le condizioni sociali, politiche ed economiche hanno ovviamente risentito drammaticamente della crisi siriana dato il protrarsi dell’emergenza: la situazione dà preoccupanti segnali di instabilità e la pressione ad andarsene sui profughi siriani è in aumento, influenzata dall'informazione dei media. La vita quotidiana è diventata particolarmente insicura. 

Rientri insicuri

Ciononostante, dopo sei anni di guerra, ancora non è possibile un rientro sicuro per i profughi siriani. In particolare per i musulmani sunniti (la netta maggioranza) contro i quali è in corso in alcune zone della Siria controllate dal regime una vera e propria persecuzione. In questo momento è urgente, più che mai, trovare una soluzione decisiva. Vivendo con i rifugiati nel campo, Operazione Colomba è testimone di quanto invivibile può divenire la vita per chi non può rivendicare alcun diritto né ha alcuna prospettiva per il futuro. In risposta all'emergente tensione in Libano, considerando il conflitto e la violenza che ancora affliggono la Siria; considerando le posizioni prese anche dalle più alte figure dello Stato libanese; considerando anche, e sopra ogni cosa, la richiesta e il desiderio di tutti i siriani che i volontari incontrano in Libano, Operazione Colomba intende proporre una soluzione sostenibile, contribuendo alla richiesta di zone sicure per il ritorno dei siriani secondo garanzie e condizioni realmente umane. Insieme ai rifugiati siriani del Libano, è stata elaborata una risposta che assicurerebbe l’uscita dei siriani dal Libano, secondo specifiche condizioni e criteri che possano soddisfare entrambe le parti: la creazione di una zona umanitaria, neutrale rispetto al conflitto, non schierata politicamente, sotto la protezione internazionale e ad amministrazione civile. Tale proposta intende riconoscere gli sforzi compiuti finora dal governo libanese e dalla sua popolazione e il loro contributo a supportare i rifugiati siriani negli anni passati. La soluzione proposta è l’unica che possa realmente affrontare la crisi dei rifugiati in Libano.

Operazione Colomba ha esperienza diretta e può testimoniare la rilevanza di tale proposta, proprio per la sua convivenza continuata con i rifugiati siriani negli ultimi anni. Questa proposta rappresenta la voce di chi è scappato dalla guerra per non essere ucciso dai bombardamenti o dal regime, e di chi ha rifiutato di combattere nelle milizie ufficiali e non può ora rientrare senza gravi conseguenze. Ascoltando le loro parole e la speranza espressa per un ritorno a casa, si comprende la necessità di creare Zone Umanitarie in Siria. Fino a ora, nessun’altra soluzione è stata presentata con la prospettiva di un futuro per centinaia di migliaia di persone. La loro opinione è fondamentale per far giungere la voce dei civili profughi ai tavoli di negoziazione, dove ancora non è stata ascoltata, considerata o rappresentata da qualcuno. Una rete informale di profughi siriani del Libano, costituita da un gruppo eterogeneo di rifugiati provenienti da diverse esperienze, stanziati in diverse regioni del Libano, ha condiviso e contribuito alla scrittura di questa proposta. Insieme a loro, abbiamo individuato la creazione di una specifica zona sicura come la migliore soluzione per il loro futuro: una regione disarmata, dove una comunità pacifica possa insediarsi e vivere.

Esperienze 

Nel mese di maggio i volontari di Operazione Colomba hanno accompagnato Sheik Abdo, un rappresentante dei profughi siriani, attivista e maestro elementare, in un viaggio in Europa, per presentare alle istituzioni e alla società civile la proposta. Il viaggio ha toccato la comunità ecumenica di Taizè, l’Europarlamento a Bruxelles, il Ministero degli Esteri francese e Staffan De Mistura, inviato speciale dell’ONU per la crisi siriana. In Italia Sheik Abdo ha incontrato a Roma, Milano e Torino esponenti politici, organizzazioni, associazioni, Università in incontri pubblici molto partecipati. Per la prima volta chi si occupa, da uffici lontani, del conflitto e delle sue conseguenze, ha incontrato un esponente dei profughi, di chi sta pagando il prezzo più alto, di chi ha perso tutto e non ha prospettive. La Proposta di Pace vuole essere anche occasione di riflessione e dialogo sulle modalità in cui si risolvono i conflitti: quello che i profughi siriani ci stanno dicendo è che la violenza non ha ancora portato a una soluzione, ma al contrario ha distrutto la vita di milioni di persone. La loro voce ci porta una proposta diversa, diplomatica e non armata, che salvaguardi i civili e non gli interessi economici. 

Nei prossimi mesi, Sheik Abdo continuerà a lavorare dal Libano, coinvolgendo sempre più siriani in questo progetto, lavorando sui bisogni delle persone e cercando di creare una strada, anche se piccola e difficoltosa per il futuro. I volontari di Operazione Colomba continueranno a sostenere questa proposta e a occuparsi di portare la voce dei profughi siriani in Italia e in Europa, coinvolgendo sempre più persone e istituzioni per chiedere in modo forte e deciso la creazione di una zona umanitaria in Siria, per un ritorno sicuro e dignitoso dei profughi. 


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