Iniziative
Qualifica Autore: BDS Italia

I consigli comunali di Bologna, Firenze, San Giuliano di Pisa chiedono di fermare l’invio di armi a Israele.

Raffaele Spiga

 

Il massacro da parte dei cecchini dell’esercito israeliano di dimostranti palestinesi a Gaza, che protestano dal 30 marzo scorso contro il blocco della Striscia di Gaza, contro lo spostamento della Ambasciata USA a Gerusalemme e per il diritto al ritorno dei profughi palestinesi sancito dalle Nazioni Unite, ha sollevato nel mondo una ondata di orrore e indignazione. Nonostante i tentativi di minimizzare gli eventi da parte dei media internazionali e le patetiche – quasi volgari – giustificazioni dei ministri e generali di Israele, che invocano un "diritto alla difesa dei confini". Come se tali confini, super controllati da ogni tipo di sistema di sorveglianza e con la presenza costante di truppe e mezzi corazzati, fossero in qualche modo messi in pericolo da fionde e aquiloni. Quasi due milioni di abitanti del maxi-ghetto costituito dalla Striscia di Gaza vivono in una situazione da girone infernale, intrappolati e senza prospettive.

L’uso sproporzionato della forza da parte di Israele, il piano inclinato su cui stanno scivolando con sempre maggiore velocità i conflitti dell’intera area medio-orientale in una degradante escalation, la necessità di garantire la protezione dei civili hanno portato recentemente Amnesty International a chiedere il blocco immediato delle forniture di armi a Israele.

Boycott

Il 21 maggio scorso il Consiglio comunale di Bologna ha approvato un ordine del giorno a sostegno di azioni concrete per fare sì che Israele risponda delle violazioni dei diritti del popolo palestinese, come stabilito dal diritto internazionale. L'OdG esprime preoccupazione “per l’uso smisurato della forza da parte dell’esercito israeliano” e chiede al governo italiano e alle istituzioni europee di “impegnarsi per la sospensione delle forniture di armi e attrezzature militari, come chiesto anche da Amnesty International”. L'OdG è stato votato a larga maggioranza con 23 voti su 29. Nelle premesse del testo, si ricordano i palestinesi uccisi e feriti nelle ultime settimane, causati dalla “durissima repressione” da parte di Israele nei confronti delle “proteste pacifiche” di migliaia di palestinesi di Gaza. I consiglieri chiedono inoltre alla comunità internazionale di adoperarsi “per fare assumere a Israele le proprie responsabilità in quanto Paese occupante”.

L’embargo 

Pochi giorni prima il Consiglio comunale di San Giuliano Terme (Pisa) aveva approvato un OdG che chiede al Parlamento italiano “la cessazione di ogni rapporto militare, di vendita e scambio di materiale bellico con lo Stato di Israele” e aderisce all'appello della società civile palestinese per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) per i diritti dei palestinesi. L’anno scorso il Consiglio comunale di Firenze approvò all'unanimità una delibera che chiede al governo italiano e all'Unione Europea “di cessare ogni forma di cooperazione tecnica ed economica connessa, direttamente o indirettamente, al dispositivo militare israeliano” e alle “colonie illegali”. Il ruolo egemone di Israele nell'area mediorientale e la sua impunità anche in caso di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, sono assicurati anche dagli intensi rapporti di collaborazione con tanti governi mondiali nel settore degli armamenti, dello spionaggio e del controllo securitario. Come documentato nel suo libro “La guerra contro il popolo” dallo studioso israelo-americano Jeff Halper, sono 130 gli Stati che intrattengono accordi di collaborazione militare e/o di repressione con Israele. Non solo sistemi d’arma, ma anche droni, satelliti, formazione di corpi di polizia, ICT, spionaggio, nuove tecniche di repressione. Il mercato cresce.

L’Italia fornisce armi e intrattiene intensi rapporti militari con Israele, anche in attività di ricerca e d'intelligence. Secondo la Rete Italiana per il Disarmo, nel 2014 l’Italia è stata nell'Unione Europea il primo esportatore di armi verso Israele. E cresce la collaborazione tra le industrie belliche italiana e israeliana, con il “trasferimento di tecnologie”, mentre proseguono formazione, addestramento e manovre militari congiunti, in territorio italiano e in aree sotto controllo israeliano. La legge 185 del 1990, che vieta all'Italia la vendita di armi a Paesi in stato di conflitto armato o verso Paesi “i cui governi sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti dell’uomo” pare di fatto abolita.


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