Un dossier sul perdono. Per guardare la violenza che irrompe nella vita delle persone e delle comunità.
E la possibilità di riconciliazione.
Anna Scalori
Ci sono alcune parole che spaventano. Quando si ha paura solitamente si scappa, si cambia strada, si evita di guardare e di incontrare ciò che si percepisce come potenzialmente o realmente pericoloso. Che sia dentro o fuori di noi, poco cambia. Che si tratti, cioè, di emozioni o situazioni e fatti reali, spesso rifiutiamo di vederli, siamo incapaci di riconoscerli o li edulcoriamo nella speranza di sentirli meno ostili e di sentirci meno angosciati.
Una di queste parole è violenza, un potenziale distruttivo che dimora stabilmente sia dentro che fuori di noi e che può tradursi in forme più o meno gravi di aggressione, ostilità, peccato. Che ci vede protagonisti, anche se in forme e modalità diverse.
La violenza ha importanti relazioni col conflitto. “Essere in conflitto”, racconta J. Morineau nel suo libro “Lo spirito della mediazione” “fa parte della vita. Non è né un bene né un male. Il conflitto c’è, semplicemente, e noi dobbiamo imparare a trasformare questa situazione di rottura tra due individui, due gruppi, due Paesi, ma anche con noi stessi. La violenza è una forza di vita che dimora in ciascuno di noi; ed è importante riconoscere che è lì, che si manifesta ogni volta che viviamo un’esperienza di opposizione. L’essere umano ha la capacità di trasformarsi: non è condannato a essere violento, ad avere istinti distruttivi, a essere privato della speranza di potersi controllare. Può uscire dalla confusione per ritrovare la propria libertà di azione costruttiva”.
E così come ci è stato spesso utile affrontare il tema del conflitto a partire dalla possibilità di poterlo comprendere, gestire e mediare, questo dossier si propone di avvicinare la violenza dalla prospettiva del perdono quale risposta praticabile, “possibilità irrazionale da contrapporre a un’altra dimensione altrettanto irrazionale”, quella appunto della violenza. In un mutamento di prospettiva che vede il peccato come “un modo di salvarsi con i propri mezzi per evitare la sofferenza” e interrogando paure e resistenze, in vista di un processo capace di liberare innanzitutto le vittime, le uniche a cui spetta il privilegio del perdono. Si è provato a declinare tale possibilità interrogando la Parola, la dimensione filosofica, quella interpersonale e quella sociale, cercando di evidenziare la relazione tra perdono e peccato, perdono e memoria, guarigione e conversione. Anche tentando di evidenziare la differenza tra perdono e riconciliazione, tra un processo cioè che consenta di riappropriarsi del proprio esistere o che includa la relazione con chi lo ha ferito.
Entrambi percorsi che ognuno è chiamato a scegliere, a intraprendere e ad accogliere, ma anche a imparare, come nelle scuole del perdono avviate da Leonel Narvaez. Il tutto nella consapevolezza che il perdono ci interpella tanto per le ferite che abbiamo ricevuto quanto per quelle che abbiamo inferto. Come ci indica Odile van Deth “dimenticare l’offesa è impossibile e non è neppure auspicabile. Perdonare non vuol dire dimenticare. Gesù risorge con le stimmate. Non annulla il male che gli è stato fatto e quindi non annulla neppure la responsabilità di chi lo ha commesso. Ma ne fa delle stimmate gloriose. Le ferite restano, testimoni del suo amore per i suoi uccisori. Un amore capace di vedere che anche loro sono induriti dal male che – come ogni essere umano – hanno subito per primi e da cui proviene una crudeltà che li spinge a crocifiggerlo”. Certo una strada difficile, che apre a continue riflessioni e alla necessità di trovare forme compatibili con la nostra finitezza e con i nostri limiti, ma anche con la responsabilità, che ci è stata affidata insieme alla possibilità di scegliere, per noi stessi e nella relazione con gli altri. Forse in questo tempo sbrigativo e veloce, poco capace di vuoto e di attesa, spesso in bilico tra la salvezza e l’abisso, ridisegnare mappe di umanità e capovolgere la prospettiva può avere una portata davvero importante.