Qualifica Autore: Area Politiche Europee e Internazionali CGIL

Da Porto Alegre a Salvador Bahia: voci dall'ultimo Forum Sociale Mondiale.

 

Il Forum Sociale Mondiale (FSM) realizzatosi a Salvador Bahia (Brasile) dal 13 al 17 marzo scorso poteva rappresentare la fine stessa della bella iniziativa, dopo la contestata edizione del 2016, a Montreal in Canada

che, nonostante lo sforzo organizzativo del comitato locale, non riuscì a mantenere quello spirito e quella dimensione di presenza globale dei movimenti sociali che si identificano nell'alternativa alle politiche neoliberali, al modello di sviluppo predatorio, alla finanziarizzazione dell'economia, alle disuguaglianze, alle nuove e vecchie forme di schiavismo e di discriminazione di genere. 

Una crisi che viene da lontano, da quando l'onda del movimento dei movimenti di inizio secolo, non ha prodotto una sintesi politica e di rappresentanza, dove a vecchi movimenti se ne sono succeduti nuovi, espressioni di lotte locali o settoriali, riproducendo iniziative e aspettative, ma senza mai riuscire a costruire un progetto politico inclusivo, sintesi delle tante culture e sensibilità presenti. Interrogativi e dibattiti che hanno ritrovato uno slancio nelle due edizioni tunisine, dove le rivoluzioni arabe e la crisi finanziaria del 2008 hanno introdotto nuovi attori sociali e alimentato nuove speranze di un nuovo protagonismo della società civile.   

Il percorso 

L'edizione di Salvador Bahia si colloca, quindi, in questo percorso di verifica sul senso e sul futuro del Forum Sociale Mondiale. Si torna in Brasile, là dove il FSM prese forma nel 2001 a Porto Alegre, sull'onda lunga dell'ascesa di Lula e del PT (Partito dos Trabahadores, Partito del Lavoratori, ndr), che ha prodotto incredibili risultati nel campo sociale e dei diritti in Brasile e ha rappresentato il modello di governo popolare e democratico per i Paesi emergenti, per il Sud del mondo, quale esempio di governo e di politiche alternative ai poteri egemonici del grande capitale e delle grandi potenze. Un Brasile che oggi attraversa un momento di profonda crisi politica, economica e sociale, dopo la destituzione della presidente Dilma Rousseff,  a un passo dall'arresto di Lula (purtroppo verificatosi poco meno di un mese dopo il Forum di Bahia). 

Com'è andata, quindi? Bene, il Forum ha occupato pacificamente per quattro giorni il campus universitario statale di Bahia, ha visto la partecipazione di oltre 60 mila persone, delegazioni di 120 Paesi, quasi 2000 seminari realizzati, come la realizzazione delle assemblee di convergenza dei 19 assi tematici previsti, oltre a numerose iniziative culturali organizzate dai movimenti urbani, giovanili, di quartiere, delle comunità indigene, afro, che hanno portato quella dimensione interculturale di incontro e di rispetto tra culture diverse che è alla base del Forum mondiale, oltre le appartenenze e le rivendicazioni. 

È stato un Forum molto brasiliano, fortemente condizionato dalla congiuntura che vive il Paese e dall'assassinio di Marielle Franco e del suo autista per le strade di Rio de Janeiro, ricordata in ogni momento, dalla marcia di apertura che ha visto la partecipazione di quasi 10mila persone, all'atto pubblico per la democrazia, tenutosi allo stadio, con la presenza di Lula, alla giornata dedicata ai diritti delle donne. 

Le donne 

Quest'ultima iniziativa, fortemente voluta dal Comitato Organizzatore brasiliano, è stata la grande novità del Forum, introducendo nel programma una giornata dedicata esclusivamente a incontri sul tema dei diritti delle donne per denunciare le politiche patriarcali, il femminicidio, le discriminazioni che, in diversi modi e sulla base di imposizioni culturali, colpiscono le donne. Una giornata che si è aperta con una grande marcia, come già segnalato, dedicata alla figura di Marielle Franco, leader politica, impegnata per i diritti civili nelle favelas di Rio de Janeiro, assassinata per aver denunciato la responsabilità delle forze di polizia per la morte di due giovani afro-discendenti. 

Conclusioni? Il Forum non prevede dichiarazioni finali o prese di posizione. Ogni soggetto, rete, movimento può produrre propri documenti o prese di posizione, ma non a nome del Forum. Questo è il limite o la garanzia per chi vi partecipa. Per alcuni è il limite che impedisce al Forum di diventare un soggetto politico, per altri è la garanzia di lasciare uno spazio aperto, di dialogo e di confronto tra movimenti ed esperienze di lotte nonviolente, espressioni di culture e storie molto diverse tra di loro. Rimane il fatto che il Forum è l'unico spazio autogestito dalle organizzazioni della società civile in grado di riunire migliaia di organizzazioni provenienti da ogni parte del pianeta unite dall'obiettivo di costruire un altro mondo, libero dalle oppressioni e dallo sfruttamento,  basato sul rispetto dei diritti umani universali e dal rispetto per la natura e per l'ambiente. Altri spazi e altre reti sociali internazionali non vi partecipano più, per l'assenza della volontà di trasformarsi in soggetto politico, una scelta legittima ma che non fa altro che indebolire tutti quanti, riproponendo lo schema delle campagne e delle iniziative settoriali, quasi corporative, ad escludendum anziché promuovere inclusione, aggregazione, alleanze, contaminazione. 

Ma la vitalità della dinamica prodotta dal FSM la si misura con il calendario dei forum tematici e regionali che si riproducono spontaneamente e che rappresentano il radicamento e la forza del movimento globale.

In sintesi, i prossimi appuntamenti già programmati sono: 

Forum Sociale Mondiale contro l'estrattivismo in SudAfrica nell'agosto 2018; 

Forum Sociale Mondiale sulla migrazione, a Città del Messico nel novembre 2018; con cinque carovane continentali per prepararlo, compresa la carovana dei Paesi costieri nell'Africa occidentale; 

Azioni contro il G20 a Buenos Aires nel dicembre 2018; 

Forum Sociale Mondiale sulle economie alternative a Barcellona nell'aprile 2019; 

Forum sulla salute e sicurezza sociale, Bogotà, giugno 2019; 

Forum sociale panamazoniano, in Colombia, nell'ottobre 2019; 

Marcia mondiale Jai Jagat, da settembre 2019 a settembre 2020, che lascerà Nuova Delhi, viaggerà attraverso 17 Paesi per presentare un memorandum alle Nazioni Unite a Ginevra; 

Forum Mondiale della pace a Ginevra, quando Jai Jagat è arrivato nel settembre 2020. 

Mentre, per quanto riguarda il prossimo Forum Sociale Mondiale, le prime candidature presentate sono per il Messico, Portogallo, Svizzera, ma è ancora presto per pensare al dove, ora è tempo per analizzare l'esperienza di Salvador Bahia, capire come riuscire a riprendere il confronto e la partecipazione di quei movimenti che si sono allontanati, di come favorire la partecipazione dei nuovi movimenti e dei giovani, delle organizzazioni dei continenti asiatico e africano, che per distanza e costi non hanno potuto partecipare alle ultime edizioni, di come rafforzare il dialogo e lo scambio tra movimenti e sindacati, tra dimensione socio-culturale e dimensione del lavoro, tra spinte verso una dimensione più politica e difesa del metodo del consenso e del dialogo e dell'inclusione tra diversità e pluralismo. 

Il caos del forum in realtà rappresenta il patrimonio della diversità culturale e politica accumulatosi in questa esperienza unica e da difendere, in quanto è da considerarsi un bene comune, per i principi e i valori di universalità, di inclusione, di uguaglianza e di rispetto per il mondo intero che è e sarà di grande utilità nel percorso formativo e di costruzione della cittadinanza globale che , prima o tardi, coinvolgerà anche coloro che ancora pensano di chiudersi nello spazio nazionale e di erigere nuovi muri. 


Mosaico di pace, rivista promossa da Pax Christi Italia e fondata da don Tonino Bello, si mantiene in vita solo grazie agli abbonamenti e alle donazioni.
Se non sei abbonato, ti invitiamo a valutare una delle nostre proposte:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/abbonamenti
e, in ogni caso, ogni piccola donazione è un respiro in più per il nostro lavoro:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/altri-acquisti-e-donazioni