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Informazione e controinformazione sulla Siria, sulle armi chimiche e su altri ordigni, anche italiani, venduti ai Paesi in guerra.

 

Il recente lancio di missili sulla Siria, avvenuto nella notte fra il 13 e il 14 aprile e deciso da Trump, Macron e May, ha evidenziato, a mio parere, alcune cose gravi e discutibili sia fra chi ha sferrato l'attacco militare sia fra chi doveva contestarlo in modo netto ed esplicito.

Partiamo da chi ha lanciato i missili sulla Siria. Al di là delle immagini diffuse sui media, non è stata fornita da nessuno alcuna prova dell'uso di armi chimiche in Siria. Macron aveva dichiarato di avere le prove ma non le ha mai esibite. Il governo Usa ha detto che le stava raccogliendo. Ma nulla di più. Il giornalista Robert Fisk si è recato sul posto e non ha trovato elementi di prova. Magari le prove emergeranno in futuro, come è anche molto probabile che non emergano affatto, basti pensare alla guerra dichiarata nel 2003 per la presunta presenza in Iraq di "armi di distruzione di massa". Cosa sappiamo oggi di certo sulla Siria? Sappiamo che gli esperti dell'Opac (l'organizzazione proibizione armi chimiche incaricata dall'ONU di acquisire dati in merito) sono ancora sul campo a cercare la verità che oggi nessuno può dire quale sia.

I pacifisti

Ma non vi è solo la responsabilità di chi ha lanciato i missili (azione non autorizzata dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU). Vi è, a mio parere, una responsabilità di chi avrebbe dovuto fare controinformazione e non lo ha fatto. Si profilava un attacco destabilizzante per le relazioni internazionali. Trump usava parole mai usate neppure durante la guerra fredda: "Preparati Russia, perché arriveranno, belli e nuovi e ‘intelligenti!'". Reazioni alle parole di Trump? La Rete della pace invitava a mettere la bandiera della pace sulle finestre per il "cessate il fuoco".

A mio parere avremmo dovuto dire: "No all'attacco alla Siria". Lo dicemmo nel 2003 ben sapendo che saremmo stati ingiustamente accusati di essere dalla parte di Saddam Hussein. E lo avremmo dovuto dire oggi, nel 2018, ben sapendo che avremmo ricevuto la medesima ingiusta accusa di voler aiutare i dittatori in nome della pace. Dovevamo dire che l'imminente lancio di missili avrebbe potuto colpire anche postazioni militari russe in Siria, che la Russia avrebbe potuto (legittimamente) rispondere al fuoco, creando una crisi internazionale senza precedenti. Per fortuna i missili hanno colpito capannoni vuoti e la Russia è stata avvisata prima. Il peggio è stato evitato, ma stavamo ballando sull'orlo dell'abisso. Ho fatto fatica a trovare prese di posizione chiare, ossia chiare come quelle del 2003 per l'Iraq. Il movimento pacifista temo che non sia più quello del 2003.

Il governo e noi 

Ha fatto bene il governo italiano a non partecipare all'attacco, l'opinione pubblica era contraria, come hanno dimostrato i sondaggi. Ma il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha dichiarato in Parlamento: "Negli negli ultimi 10 giorni, a partire dalla notte del 7 aprile, sappiamo che sono stati usati cloro, sarin o agenti assimilabili". Il premier ha citato, come presunta documentazione, il "rapporto investigativo congiunto Opac-Onu". Un rapporto mai scritto in quanto gli ispettori dell'Opac, incaricati dall'Onu, non avevano redatto alcun rapporto investigativo, e ancora oggi non lo hanno redatto. Chi ha contestato Gentiloni? Chi ha fatto controinformazione fra di noi? Anche qui temo che il movimento pacifista non sia più quello del 2003. Purtroppo il movimento pacifista – tranne pochissimi casi isolati – non ha fatto controinformazione, non ha denunciato la propaganda militare e le sue manipolazioni dell'informazione. Sono assolutamente contrario alle violazioni dei diritti umani compiute da Assad, ma la credibilità di chi lo accusa viene meno se viene accettata la propaganda di guerra. In assenza di una buona controinformazione pacifista, mi sono dovuto documentare con le analisi degli esperti militari che mettevano in dubbio la stessa propaganda di guerra, e questo è il colmo. Un anno prima della rivolta del 2011 contro Assad, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano volava in Siria (era il 18 marzo 2010) per tessere le lodi di Assad. In Italia nessuna organizzazione sensibile ai diritti umani lo accusò di brindare con un dittatore sanguinario.

In quegli anni vendevamo armi alla Siria. La Legge 185/90 vieta forniture militari a nazioni che "violano gravemente i diritti umani". Nessuno ha chiesto una commissione parlamentare di inchiesta. Come mai?