Editoriale

Ero direttore di Nigrizia quando don Tonino mi inviò un biglietto: "Caro padre Alex, tu non ti ricorderai di me, ma io non mi sono dimenticato di te.

Tu venivi da Lecce per gli incontri missionari con i tuoi giovani nel seminario di Ugento e mi rubavi i mandarini! Ora sono vescovo di Molfetta". Iniziò così una relazione di una vita. Le nostre esistenze si sono intrecciate e ci siamo sostenuti a vicenda.

Quando, come direttore di Nigrizia, denunciai la malacooperazione italiana e il traffico di armi, fu don Tonino, nel frattempo diventato presidente di Pax Christi, a sostenermi e a invitarmi al convegno nazionale di Pax Christi a Brescia (1985). La mia denuncia sulle armi e contro la guerra fu fatta propria da don Tonino quando, per queste mie prese di posizione, i partiti al governo fecero pressioni sul Vaticano perché me ne andassi in Africa. E lo fece con una forza profetica straordinaria.

Condannò l'intervento militare occidentale contro Saddam Hussein che aveva occupato il Kuwait. Si batté energicamente per la scelta nonviolenta nella polemica con il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, sostenendo anche il valore dell'obiezione fiscale alle spese militari che avevamo proposto con il documento dei Beati i Costruttori di Pace. Promosse, nella sua Puglia, una serie di marce per la pace contro la militarizzazione della Murgia e l'installazione degli F-16 a Gioia del Colle. Si schierò contro i cappellani militari per "un servizio puramente pastorale: cappellani sì, militari no!". Fece l'opzione per i poveri facendosi vicino ai migranti, rom e senza fissa dimora e aprendo loro l'episcopio (memorabile fu l'accoglienza agli albanesi). E si oppose all'intervento armato nella guerra dell'ex-Iugoslavia con quella lettera aperta ai Parlamentari italiani che così concludeva: "Risparmiateci, vi preghiamo, la sofferta decisione, quale ‘extrema ratio', di dover esortare direttamente i soldati, nel caso deprecabile di guerra, a riconsiderare, secondo la propria coscienza l'enorme gravità dell'uso delle armi che essi hanno in pugno". Poi, nel dicembre del 1992, intraprese quel viaggio incredibile dei cinquecento dell'"ONU dei poveri" fino a Sarajevo, martoriata dalla guerra. 

Fu in quegli anni che don Tonino decise di dar inizio a una nuova rivista Mosaico di Pace per diffondere la cultura della pace. In quel periodo ero andato a vivere nella baraccopoli di Korogocho. Ricevetti una sua lettera in cui mi chiedeva di accettare di essere il direttore della rivista. Quando gli risposi che da Korogocho non potevo dirigere una rivista, mi scrisse che dovevo accettare perché mi riteneva un punto di riferimento per il movimento della pace. Non potetti dire di no. Don Tonino ci ha lasciato una straordinaria eredità che dobbiamo tradurre in pratica, in un momento così tragico per l'umanità. Viviamo in un Sistema economico-finanziario protetto da armi potentissime, che ammazza per fame, per guerra e che uccide il Pianeta. Una seria memoria di don Tonino richiede un impegno a cambiare questi sistemi di morte. Trasformare don Tonino in un santino innocuo sarebbe tradire tutto quello che lui è stato: un disturbatore per chi allora governava, anche dentro la stessa Chiesa! Quanto ha sofferto per mano del Vaticano e dei suoi colleghi vescovi italiani! Per questo, anche noi, come ha fatto don Tonino, dobbiamo darci da fare per cambiare le cose, pagando di persona.

Sono amareggiato nel vedere che ben poco si muove davanti ai paurosi venti di guerra, anche nucleare, sempre più forti. Dobbiamo diventare disturbatori dell'ordine pubblico, oggi disordine pubblico! Dobbiamo riprendere con coraggio la disobbedienza civile. Anche Mosaico di pace si impegnerà sempre più nel disturbare questo nostro sistema e nel pungolare soprattutto le comunità cristiane (con i loro sacerdoti e vescovi!) verso un nuovo impegno per la pace. "Ci stiamo adattando alla mediocrità... Più che essere schiavi dell'abitudine, abbiamo contratta l'abitudine della schiavitù! Coraggio, gente! La Pasqua ci dice che la nostra storia ha un senso" – diceva con forza don Tonino.


Mosaico di pace, rivista promossa da Pax Christi Italia e fondata da don Tonino Bello, si mantiene in vita solo grazie agli abbonamenti e alle donazioni.
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