Siamo in grado di costruire robot e macchine che possono prendere decisioni autonome e coesistere con l’uomo.
Stanno entrando in ogni ambito della nostra esistenza.
Quale cooperazione tra intelligenza artificiale e intelligenza umana?
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- Scritto da Alex Zanotelli
Non è una buona notizia quella che ci arriva sui cappellani militari. È una doccia fredda sulle calde aspettative che nutrivamo in proposito. Con delibera dell’8 febbraio, il Consiglio dei Ministri informa che è stato approvato “lo schema d’Intesa tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede sull’assistenza spirituale alle Forze Armate”. Purtroppo, in questa Intesa “l’inquadramento, lo stato giuridico, la retribuzione, le funzioni e la disciplina” dei cappellani militari restano quasi le stesse di prima. Unica novità: la riduzione del numero dei cappellani degli attuali 204 a 162. Gli stipendi invece rimangono gli stessi. L’ordinario militare (il cosiddetto vescovo castrense), assimilato a un generale di corpo, d’armata avrà 126 mila euro all’anno; per il vicario generale (generale di divisione) 104 mila euro; per il primo cappellano capo (maggiore) 48 mila euro e per il cappellano (capitano) 43 mila…
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- Scritto da Mons. Mimmo Battaglia
- Qualifica Autore: Vescovo di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti
Dagli scarti delle nostre città e dalle periferie umane e urbane, possono nascere inediti percorsi di riconciliazione.
…Vi sono cittadini che ottengono i mezzi adeguati per lo sviluppo della vita personale e familiare, però sono moltissimi i “non cittadini”, i “cittadini a metà” o gli “avanzi urbani”. La città produce una sorta di permanente ambivalenza, perché, mentre offre ai suoi cittadini infinite possibilità, appaiono anche numerose difficoltà per il pieno sviluppo della vita di molti. Questa contraddizione provoca sofferenze laceranti. In molte parti del mondo, le città sono scenari di proteste di massa dove migliaia di abitanti reclamano libertà, partecipazione, giustizia e varie rivendicazioni che, se non vengono adeguatamente interpretate, non si potranno mettere a tacere con la forza.
Evangelii Gaudium, 74
Una nuova grammatica dell’esistenza è forse l’unica vera profezia del nostro tempo! Il linguaggio di papa Francesco genera irrimediabilmente un curioso fastidio. Sarebbe più conveniente sentire parole che rassicurano i nostri stili di vita e che giustificano le nostre contraddizioni e fughe. Le nostre coscienze, però, scombussolate da una provocazione che ci riporta all’essenziale, cioè al volto dell’uomo più ferito, più fragile, sono richiamate a un rovesciamento di prospettiva, a un nuovo modo di guardare la città, i luoghi e gli spazi dove le nostre esistenze si intrecciano e si incontrano. Il Papa, nella semplicità di parole e passaggi comprensibili a tutti, rivoluziona mentalità e provoca i credenti a pensare. Dio abita la città!
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- Scritto da Elisabetta Tusset
La nuova Campagna di Pax Christi Italia. Volti, storie, persone. A noi il dovere di incontrare e di raccontare.
“Una ‘cittadinanza nonviolenta’ sa accogliere, convivere e crescere insieme ai migranti, siano essi profughi di guerra, migranti economici o ambientali. Nella consapevolezza che siamo chiamati a vivere ‘il potere dei segni piuttosto che i segni del potere’, vogliamo mobilitarci individualmente, come Pax Christi e in sinergia alle reti di partecipazione collegati a queste tematiche. L’obiettivo, oggi più che mai urgente e indispensabile, è quello di avviare e sostenere buone pratiche di ‘amicizia sociale’, in particolare con tutti coloro che arrivano, transitano o restano nel territorio italiano. Vogliamo farci insieme a loro portatori di umanità, promotori di prossimità, facilitatori di relazioni alla pari in cui si arrivi a confondere nei rapporti di lavoro, di amicizia e di vicinato chi ha teso la mano con chi ha ricevuto”. Con queste intenzioni, al congresso di Pax Christi 2017 a Sacrofano, Roma, è stata espressa dal movimento l’urgenza e la volontà di un impegno fattivo nei confronti di quel popolo migrante che incontra da anni, ormai, le vite di tutti. È nata così, per rispondere ai sogni e ai bisogni di chi arriva e di chi accoglie, la nuova Campagna nazionale ‘Sulle soglie, senza frontiere’.
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- Scritto da Francesco Martone
Approvata a gennaio una nuova missione in Niger.
Con obiettivi poco chiari, senza autorizzazione del governo locale e in un contesto geopolitico complesso. Cooperazione o controllo militare?
Un pasticciaccio brutto quello che si è sviluppato intorno alla decisione votata dal Parlamento, a gennaio scorso, di mandare 150 militari italiani in Niger. Una missione che segna un importante spostamento di asse delle priorità strategiche, militari e della cooperazione italiana nel Sahel, un’area chiave per controllare i flussi migratori e fronte di guerra contro formazioni jihadiste. Da mesi annunciata, dapprima come missione armata di supporto ai contingenti francesi e americani che controllano le aree “calde” del nord Niger e della frontiera sud della Libia, e poi ridimensionata a missione di addestramento per le forze di sicurezza nigerine, la missione si inserisce nel quadro di una complessa rete di iniziative militari e di cooperazione ONU, europee e del gruppo del G-5 Sahel. Già cinque anni fa, quando la Francia decise di lanciare l’Operazione “Serval” in Mali per contrastare la presenza di AQIM (Al Qaeda in Mali), in Italia si parlò di una partecipazione o supporto diretto, poi limitato alla messa a disposizione di due C-130 alla missione francese. Alla missione puramente “combat” francese, ora ridenominata “Barkhane”, si affiancò poi la missione di stabilizzazione ONU MINUSMA alla quale l’Italia dà un contributo in uomini e mezzi, sostegno assicurato anche alla missione UE di addestramento EUTM. Oltre che alla EUCAP Niger e EUCAP Mali.
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- Scritto da Vincenzo Mercinelli
- Qualifica Autore: direttore AMEC - Accademia Mediterranea di Economia Civile
Una fraternità possibile in ambito economico e sociale: cosa abbiamo imparato da questa crisi?
Da un laboratorio pugliese, riflessioni in ambito di economia civile.
La crisi economica che ha colpito l’Italia e gran parte del mondo occidentale si avvia a compiere i suoi dieci anni, lasciando uno strascico di problemi e una grande quantità di morti e feriti sul campo. Ma come ogni grande crisi, essa può rappresentare anche un momento di rilevanti opportunità. Di sicuro ha comportato un significativo rallentamento e, per diversi anni, una recessione delle economie di Paesi occidentali con perdite di posti di lavoro e aumento delle fasce di popolazione che vivono al confine o al di sotto della soglia di povertà. Questa crisi, scatenata da una “bolla“ speculativa dei mercati finanziari e immobiliari statunitensi, ha finito per evidenziare i limiti di un modello economico basato su due soli pilastri: il mercato e lo Stato. Una lobby ristretta di banche e di potentissime multinazionali ha finito per condizionare sempre più le scelte dei singoli Paesi in quanto gli strumenti in possesso di questi ultimi si sono rilevati inadatti e non più efficaci a governare fenomeni e spinte speculative di dimensioni globali. Gli Stati nazionali occidentali si sono ritrovati incapaci nell’assicurare quell’opera di “rimedio” ai danni causati da un mercato lasciato libero di agire o di effettuare quella redistribuzione della ricchezza alle fasce più povere che ha garantito dal secondo dopo guerra un livello di vita e di agiatezze mai avuto in precedenza.
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- Scritto da Riccardo Facchini
- Qualifica Autore: Coordinamento per i Diritti Economici, Sociali e Culturali di Amnesty International Italia
Lo sfruttamento del lavoro minorile nei nostri prodotti elettronici.
Come si può morire di lavoro e per il nostro benessere.
Quando i diritti sono un’optional.
“Passo praticamente 24 ore nei tunnel. Arrivo presto la mattina e vado via la mattina dopo. Riposo dentro i tunnel. La mia madre adottiva voleva mandarmi a scuola, il mio padre adottivo, invece, ha deciso di mandarmi nelle miniere”. A parlare è Paul, un ragazzino di 15 anni della Repubblica Democratica del Congo (RDC), intervistato dai ricercatori di Amnesty International e Afrewatch nell’ambito di ricerche condotte sulle condizioni di lavoro disumane di migliaia di donne e bambini nelle miniere di cobalto del Paese. “C’è molta polvere, è molto facile prendersi il raffreddore e abbiamo dolori dappertutto” aggiunge Dany, un altro ragazzino-minatore. Il cobalto ha un ruolo fondamentale nelle soluzioni legate all’energia sostenibile: è, infatti, una delle componenti principali delle batterie ricaricabili presenti nella maggior parte dei device elettronici ed è impiegato anche per la realizzazione di parchi eolici, impianti per la produzione di energia solare e batterie per le autovetture elettriche; tuttavia, la richiesta di questo minerale rischia di causare anche violazioni dei diritti umani.
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- Scritto da Angelo Baracca
Eliminare le armi nucleari è oramai questione di sopravvivenza per l’intera umanità.
È tempo di fermarsi.
Questo 2018 si è aperto al rullo dei tamburi di guerra nucleare! Anche la stampa italiana con più ampia diffusione ha dovuto dare, finalmente, qualche rilievo alle notizie più allarmanti, staccandosi dallo stereotipo della “minaccia coreana” (La Repubblica, 17 gennaio, 3 e 5 febbraio; La Stampa, 3 e 4 febbraio).
Finalmente all’opinione pubblica italiana è stato dato qualche sentore dell’incombere di un rischio di guerra nucleare che non ha uguali dai tempi delle bombe su Hiroshima e Nagasaki. Sono state soprattutto due le notizie che sembrano avere finalmente scosso i nostri organi d’informazione (e si spera l’opinione pubblica) dal letargo, anche se chi è direttamente impegnato nella campagna per l’abolizione delle armi nucleari se le aspettava da tempo. Perché queste due notizie s’inseriscono nel quadro delle molteplici provocazioni con le quali l’amministrazione Trump attizza in modo sconsiderato le micce che possono far esplodere la polveriera nucleare.
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- Scritto da Enrico Peyretti
Muore Gene Sharp, storico e studioso della nonviolenza.
Ha elaborato e diffuso le diverse strategie di resistenza nonviolenta.
L’azione nonviolenta è una tecnica per condurre conflitti, pari della guerra, del governo parlamentare, della guerriglia. Questa tecnica usa metodi psicologici, sociali, economici e politici. Essa è stata usata per obiettivi vari, sia “buoni” che “cattivi”; sia per provocare il cambiamento dei governi sia per supportare i governi in carica contro attacchi esterni. Il suo utilizzo è unicamente responsabilità e prerogativa delle persone che decidono di utilizzarlo. Gene Sharp
È morto Gene Sharp (1928-28 gennaio 2018), filosofo, politico e intellettuale statunitense, studioso e sostenitore della resistenza nonviolenta, come alternativa al conflitto violento. Cominciò i suoi studi ispirandosi a Gandhi e al suo “potere morale” come mezzo di lotta. Nell’Università di Harward diresse il Program of Nonviolent Sanctions. Nel 1983 fondò l’Albert Einstein Institution.
Tra gli altri grandi maestri e autori, è sui suoi libri che ci siamo formati nella ricerca della nonviolenza. Fondamentali i tre volumi, ancora disponibili (www.serenoregis.org), Politica dell’azione nonviolenta (vol. 1 Potere e lotta. 2. Le tecniche. 3. La dinamica), tradotti nelle edizioni Gruppo Abele. Sono carte di orientamento per gli ulteriori cammini di ricerca sia sulla storia delle lotte nonviolente effettivamente praticate, sia sulle teorie e dinamiche di emancipazione della politica dalla violenza.
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- Scritto da Cristiano Morsolin
- Qualifica Autore: esperto di diritti umani in America Latina, https://diversidadenmovimiento.wordpress.com
In memoria di p. Antonio Bonanomi, figura profetica dei missionari della Consolata,
a fianco dei popoli indigeni della Colombia.
Padre Antonio Bonanomi, missionario della Consolata per quarant’anni in Colombia, si è spento all’età di 83 anni ad Alpignano (Torino) lo scorso 7 gennaio. Ho incontrato varie volte padre Antonio al “Centro Missioni e Culture” dei missionari della Consolata nel quartiere di Modelia, a Bogotá. Nel 2012 gli proposi un’investigazione sociologica sul suo lavoro missionario in prima linea. Aveva continuato a lavorare, infatti, sulla scia del Concilio Vaticano II e della Conferenza dell’Episcopato latinoamericano di Medellin nel 1968, scegliendo l’opzione preferenziale per i poveri e in particolare per i popoli indigeni del Cauca (sud Colombia), sulle orme del primo sacerdote cattolico indigeno Nasa e del teologo della liberazione india padre Alvaro Ulque. Spero che la Chiesa italiana raccolga tutti i numerossimi articoli pubblicati da p. Antonio, prova della sua ricchezza spirituale e sociale nel dialogo permanente con i popoli, in una prospettiva interculturale, infrangendo i dogmi della colonizzazione e dell’eurocentrismo. Padre Bonanomi è stato sempre molto coraggioso nelle sue scelte, un missionario scomodo.
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- Scritto da Giovanni Gasparini
- Qualifica Autore: Docente di Sociologia all’Università Cattolica di Milano
Non solo mistica e non solo estetica: dalla ricerca della verità all’attenzione alla realtà in ogni suo aspetto.
Quando si scrive sulla bellezza, come in questa rubrica che cerca di coglierne le sfaccettature più diverse nella società contemporanea, vengono in mente e in aiuto alcune persone che, con la loro vita e i loro scritti, hanno testimoniato l’impegno e la responsabilità verso la bellezza come valore primario da perseguire e costruire nel mondo. Simone Weil è sicuramente tra queste persone, credo anzi sia la figura di riferimento principale nella riflessione e nella testimonianza sulla bellezza. Nata a Parigi nel 1909 e morta a Londra nel 1943 mentre partecipava dall’estero alla resistenza contro il nazismo, la Weil ci parla più volte di bellezza dai suoi Cahiers, che sono una sorta di zibaldone con migliaia di riflessioni e annotazioni folgoranti. Questi Quaderni (Adelphi, Milano,1982-93, 4 voll.), nonostante o forse proprio a motivo della loro frammentarietà, rappresentano in effetti una delle più lucide analisi dei problemi umani e sociali che siano state scritte nel Novecento e che ancora oggi ci interpellano con grande forza.
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- Scritto da Martino Ruppi
Manuale di difesa dei beni comuni. Storie di ordinaria violazione dell’ambiente e di persone che hanno protestato per difendere territori e diritti.
Ottanta storie, selezionate tra numerose altre per raccontare, dare fiducia, appassionare chi non crede che è possibile proteggere, tutelare, salvaguardare la terra, le montagne, i fiumi, le sorgenti, il mare e l’aria, gli animali e gli ecosistemi che ci son stati consegnati. Ci sono stati affidati in quanto custodi di tutta quella vita e natura che ci permette di sopravvivere. La terra è una culla preziosa, indispensabile anche per coloro che vorrebbero abusarne e violarla. Come dimostra lo stato del territorio della “povera Italia”, ci sono molti segni e storie in cui non ce la si è fatta, “cattedrali nel deserto”, strutture mai completate, ponti che non vanno da nessuna parte, dighe abbandonate, ospedali vuoti, centri sportivi nuovissimi chiusi e distrutti. E che dire dei rifiuti? Dei fiumi inquinati dal petrolio? Del mare usato come letamaio?
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- Scritto da Don Tonino Bello
Una evocativa quanto attuale lettera a Saul di don Tonino Bello, “La lancia e la cetra”,
ci parla del potere, della smania di eternità che non ci appartiene e della leggerezza nonviolenta della cetra e della creatività.
Eccone uno stralcio.
Caro Saul, nonostante tutto, mi sei simpatico per la tua rozza autenticità di contadino. Tu non eri cattivo: eri solo ingenuo. Capivi che il potere ti aveva logorato, che non avevi più nulla da dire, che alla lunga non si può fare politica senza genio. Ma almeno hai avuto l’onestà di non truccarti dietro apparenti sicurezze. Hai mostrato subito la corda. In fondo, non era Davide a farti paura. Era la sua cetra: simbolo della novità, del cambiamento, della fantasia. Hai scagliato più volte la lancia contro il tuo giovane rivale: ma non era lui che volevi ammazzare, era la sua cetra che volevi distruggere. Quel dannato strumento, più degli eserciti filistei, ti sgomentava fino alla follia: ed era impossibile frantumarlo con gli emblemi militari della violenza.
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- Scritto da Serena Campani
- Qualifica Autore: Gruppo Insegnanti Geografia Autorganizzati
Un nuovo manuale di geografia per scuole secondarie di primo grado. Libri che uniscono geografia, storia e popoli. A cura, tra gli altri, di Manlio Dinucci.
È stato pubblicato da pochi mesi, per i tipi Zanichelli, Diario di Viaggio, un nuovo testo di Geografia dedicato alla scuola secondaria di primo grado, innovativo sia per la proposta contenutistica che per l’impianto didattico-metodologico. Gli autori sono Manlio Dinucci, insigne intellettuale, geografo e saggista pisano, Carla Pellegrini, maestra elementare dalla trentennale esperienza e Federico Dinucci, docente di storia e filosofia presso la scuola secondaria di secondo grado. L’opera si suddivide in tre volumi. Il primo volume riguarda l’Italia inserita nel contesto europeo, gli ambienti naturali, la demografia e un’ampia parte finale dedicata alla pressione dell’uomo sul pianeta. Propone, inoltre, lo studio sistematico delle regioni italiane. Tutto in un unico volume, corredato da un Atlantino e da utili carte mute e basi per disegnare i grafici e da un puntuale glossario dei termini geografici utilizzati nel testo.
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- Scritto da Alessandro Marescotti
- Qualifica Autore: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La lunga guerra americana contro l’Afghanistan.
Questi sono i giorni delle “Psychological Operations”.
Avete visto il bel film di Steven Spielberg “The Post” sulle menzogne del governo USA sulla guerra nel Vietnam? Guardandolo è lecito chiedersi se anche sulla guerra in Afghanistan non si sia ripetuto lo stesso copione. Nel film risuona un bisogno di verità sulla guerra e uno dei protagonisti, il direttore del Washington Post, dice a un certo punto: “Il modo in cui ci hanno mentito... quei giorni devono finire”. I giorni delle menzogne devono finire. È questo il centro vibrante del film, attorno a cui gira l’intera narrazione sui Pentagon Papers, le settemila pagine coperte dal segreto di Stato che raccontano una verità sulla guerra completamente diversa da quella manipolata e data in pasto all'opinione pubblica americana e mondiale. Ma cosa vi sarebbe di diverso se trasferissimo questa storia ai giorni nostri e se prendessimo in considerazione la più lunga guerra condotta dagli Usa, ossia la guerra dell’Afghanistan? Ma attenzione: quelle di guerra, oggi, non si chiamano menzogne, si chiamano “Psychological Operations”. Il termine tecnico è PSYOP. Lo specialista si chiama Army MOS 37F. Qui c’è il manuale: https://info.publicintelligence.net/USArmy-PSYOPS-Specialist.pdf
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- Scritto da La redazione
Brevi considerazioni post elettorali.
Quali sfide attendono oggi la politica e a quali domande deve dar risposte?
In un modo o in altro, è fatta. Concluse anche queste elezioni politiche, con tante domande aperte, non poche perplessità, il senso di parecchie occasioni perdute, ma anche forse la possibilità di inedite prospettive di lavoro. Non è stato per niente facile, soprattutto perché abbiamo vissuto una campagna elettorale estraniante,vuota e dura, talora anche violenta. In più di un’occasione, i toni si sono esasperati al punto da rischiare di aprire la strada a forme di una violenza squadrista che davamo per sgominata una volta per tutte, ma che invece abbiamo visto riapparire in più occasioni nelle cronache. Ma il senso di ribaltamento prodotto dall'esito elettorale italiano, che segna la disfatta della sinistra ha le sue radici, profonde e lontane, internazionali, che sarebbe sciocco e irresponsabile ignorare. Così come non possiamo ignorare le grandi debolezze della politica di fronte alle domande della sua base sociale, delle sfide della contemporaneità, per le quali non ci sono e non possono esserci facili risposte: sfide serie come quella della disuguaglianza, della speculazione finanziaria, della crisi ambientale, ad esempio, da cui dipende non solo il futuro delle prossime generazioni, ma già da ora, il nostro stesso futuro immediato, quello dei prossimi anni (viste le dinamiche climatiche degli ultimi tempi). È veramente consapevole oggi la politica della instabilità climatica e sociale che stiamo attraversando, delle ripercussioni sui più deboli del debito pubblico, dei diritti costituzionali negati, dell’aumentare delle persone e delle comunità invisibili e non riconosciute? Quello che abbiamo davanti è preoccupante perché le disuguaglianze aumentano, i poveri anche, le guerre e i conflitti non cessano.
Dossier - Marzo 2018 - Quando una macchina è intelligente
A cura di Alberto Conci
La società conosce oggi una nuova frontiera: le interazioni e la coesistenza tra uomini e intelligenze artificiali.
Macchine dotate di capacità decisionale. Nuove sfide bussano alle porte dell’umanità.
A che punto siamo? Quali soglie varcherà la scienza?
E cosa muta nell’antropologia e nelle relazioni tra persone?
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