Nucleare

Eliminare le armi nucleari è oramai questione di sopravvivenza per l’intera umanità.
È tempo di fermarsi.

 

Questo 2018 si è aperto al rullo dei tamburi di guerra nucleare! Anche la stampa italiana con più ampia diffusione ha dovuto dare, finalmente, qualche rilievo alle notizie più allarmanti, staccandosi dallo stereotipo della “minaccia coreana” (La Repubblica, 17 gennaio, 3 e 5 febbraio; La Stampa, 3 e 4 febbraio).

Finalmente all’opinione pubblica italiana è stato dato qualche sentore dell’incombere di un rischio di guerra nucleare che non ha uguali dai tempi delle bombe su Hiroshima e Nagasaki. Sono state soprattutto due le notizie che sembrano avere finalmente scosso i nostri organi d’informazione (e si spera l’opinione pubblica) dal letargo, anche se chi è direttamente impegnato nella campagna per l’abolizione delle armi nucleari se le aspettava da tempo. Perché queste due notizie s’inseriscono nel quadro delle molteplici provocazioni con le quali l’amministrazione Trump attizza in modo sconsiderato le micce che possono far esplodere la polveriera nucleare.

Armi nuove 

La prima notizia è stata l’adozione da parte dell’amministrazione Trump della nuova Nuclear Posture Review (Npr), che sostituisce quella di Obama del 2010. Alcune scelte di eccezionale gravità, che maturavano da quando Trump venne eletto, ora si confermano in termini ufficiali. Questo documento è piuttosto complesso, ma due aspetti emergono con chiarezza: la decisione di sviluppare testate nucleari nuove more usable (“più utilizzabili”, il termine non lascia adito a dubbi) e, se non bastasse l’abbassamento della soglia oltre la quale gli Stati Uniti intendono ricorrere alle armi nucleari. Se 2 più 2 fa 4, questo significa mettere il dito sul grilletto nucleare.

Prima di commentare brevemente questi aspetti è opportuno richiamare l’abissale ignoranza sulle armi nucleari dimostrata da Trump fin dalla sua elezione, che fa venire i brividi pensando che a lui sia affidato l’arsenale nucleare più minaccioso della storia! Poco dopo l’elezione, durante una telefonata con Putin, egli chiese ai suoi consiglieri che cosa fosse il trattato Start di riduzione delle testate strategiche; e poco dopo, quando gli venne “spiegato” che l’arsenale Usa si era ridotto di dieci volte dai tempi della Guerra Fredda, affermò di volerlo riportare a quei livelli.

Anche se queste intenzioni demenziali sono irrealizzabili, le scelte enunciate nella Npr non sono meno gravi. Le armi nucleari “più utilizzabili” saranno testate nuove di piccola potenza: questo conferma che non vi è nessuna cognizione che le armi nucleari sono assolutamente uniche, non differiscono da quelle convenzionali per la potenza maggiore, ma per l’intero complesso di effetti distruttivi sull’uomo e sull’ambiente, a breve e a lunghissimo termine, nonché sulle reazioni che inevitabilmente scatenerebbero. È al giorno d’oggi semplicemente criminale alimentare l’illusione che le armi nucleari possano venire usate per un attacco localizzato mirato, e che un’offensiva nucleare possa rimanere limitato. È vero il contrario, il ricorso a mini-nukes scatenerebbe una risposta nucleare che produrrebbe un’escalation incontrollabile. Il ricorso alla “mini-nuke facile” abbasserebbe solo la soglia di un conflitto nucleare.

Nel contempo, le nuove disposizioni allargano e allentano le condizioni che consentono il ricorso alle armi nucleari. La precedente Npr di Obama escludeva tale uso contro “Stati non nucleari aderenti al Trattato di Non Proliferazione che ottemperano gli obblighi del trattato”. La nuova Nor di Trump apre invece la possibilità di ricorrere alle armi nucleari in risposta a un attacco non nucleare “che causi vittime di massa (mass casualties)” o sia “diretto contro infrastrutture critiche o siti di comando e controllo nucleare”: l’ambiguità di termini quali “mass casualties” e “critical infrastructure” implica che gli Stati Uniti possono considerare il ricorso alle armi nucleari praticamente in qualsiasi conflitto armato!

Fanno da contorno a questa strategia gli allarmi incontrollati diffusi dagli organi di (dis)informazione: la “super bomba” russa;  le nuove armi nucleari che danno a Cina e Russia una superiorità sugli Usa. Non è certo possibile verificarne la fondatezza, ma per lo meno una considerazione si impone: Trump millanta di essere l’uomo più intelligente del mondo, ma dovrebbe ammettere invece che sono i russi, se sono davvero riusciti a produrre bombe più efficaci degli Usa con un budget militare pari a un decimo (60 mld $ contro 620; e la Cina 230). Del resto la Cia ha sempre sostenuto grandi riarmi nucleari cinesi che si sono regolarmente rivelati inesistenti; e nel 1994 sosteneva che la Corea del Nord aveva già la bomba!

Rischio nucleare 

Quasi in contemporanea con l’uscita della Npr l’autorevole Bulletin of the Atomic Scientists ha lanciato un allarme senza precedenti: il rischio di guerra nucleare non è mai stato così alto dai tempi di Hiroshima! Il Bulletin diffonde dal 1947 il messaggio del pericolo con l’Orologio dell’Apocalisse, tradotto in minuti che separano dalla “Mezzanotte”: un anno fa il tempo che si prevedeva era stato accorciato a 2 minuti e mezzo, quest’anno a soli 2 minuti. I motivi di quest’allarme sono facili da capire: la crisi coreana; la minaccia che venga disdetto il trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces) del 1987, che impose la rimozione delle testate tattiche su missili a medio raggio (tra 500 e 5.500 km) basati a terra ed è un pilastro del regime di non proliferazione; la messa in discussione dell’accordo sul nucleare iraniano raggiunto dall’amministrazione Obama dopo anni di negoziati, nel quadro dell’inasprimento delle tensioni in Medio Oriente; le persistenti tensioni fra India e Pakistan, che possiedono 120-130 testate a testa; l’aggravamento della crisi climatica e delle tensioni che essa genera.

Ma il continuo perfezionamento della tecnologia, lo sviluppo di innovazioni radicali e di sistemi d’arma nuovi, generano nuovi rischi anche per gli armamenti nucleari: la crescente sofisticazione dei sistemi non garantisce affatto maggiore sicurezza, ma introduce nuove vulnerabilità, automatismi incontrollabili. Lo stato di allerta e lancio immediato (launch on warning) dei missili nucleari, anacronistico residuato della guerra fredda, costituisce una minaccia permanente che ha sottoposto più volte l’umanità al rischio di falsi allarmi e guerra nucleare per errore (Noam Chomsky ha detto “Se siamo ancora vivi è un miracolo”!). I crescenti pericoli di cyberwar generano rischi inaspettati anche per il controllo e l’uso delle armi nucleari. Che cosa potrà avvenire se un domani un ufficiale addetto al controllo degli allarmi di un attacco nucleare non sarà più sicuro se quello che vede sullo schermo sono davvero missili, o è un inganno informatico?

Balle nucleari

Quanto ai segnali inviati dai nostri organi d’informazione, fanno purtroppo da pendant le idiozie che la stampa italiana ha abbondantemente diffuso con una leggerezza sconcertante: chi ha “il bottone più grosso”! Gli Usa pronti a un attacco immediato alla Corea del Nord. Non esiste un “bottone nucleare”, l’ordine di un attacco nucleare procede fortunatamente in un modo un po’ più complesso; inoltre, è urgente imporre procedure più controllabili, per lo meno dai Parlamenti.

Quanto alla Corea del Nord, non è pensabile un first-strike degli Stati Uniti alle forze nucleari coreane, poiché avrebbe conseguenze dirette inevitabili sulla Corea del Sud (dove stanziano 20.000 soldati statunitensi) e meno dirette sul Giappone. E se anche una sola testata sopravvivesse? Senza contare che Pyongyang ha una potentissima artiglieria che rovescerebbe una tempesta di fuoco su Seul, che è a 50 km dal confine. La crisi coreana è la prova eclatante che le armi nucleari sono inservibili per gli scopi per i quali vengono pretestuosamente “giustificate”. Confidiamo piuttosto che il riavvicinamento fra Pyongyang e Seul, inaugurato dalle Olimpiadi invernali, sia il preludio di un negoziato diretto che porti le due Coree a prendere in mano il proprio destino, sottraendolo agli arbitri delle super potenze.

Trenta anni fa, ai tempi delle “guerre stellari” di Reagan, Mel Brooks produsse il film “Balle Spaziali”: ci vorrebbe un regista intelligente che facesse un film “Balle Atomiche” non certo per ridicolizzare il reale pericolo, ma per denunciarlo in modo intelligente.