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La lunga guerra americana contro l’Afghanistan.
Questi sono i giorni delle “Psychological Operations”.

 

Avete visto il bel film di Steven Spielberg “The Post” sulle menzogne del governo USA sulla guerra nel Vietnam? Guardandolo è lecito chiedersi se anche sulla guerra in Afghanistan non si sia ripetuto lo stesso copione. Nel film risuona un bisogno di verità sulla guerra e uno dei protagonisti, il direttore del Washington Post, dice a un certo punto: “Il modo in cui ci hanno mentito... quei giorni devono finire”. I giorni delle menzogne devono finire. È questo il centro vibrante del film, attorno a cui gira l’intera narrazione sui Pentagon Papers, le settemila pagine coperte dal segreto di Stato che raccontano una verità sulla guerra completamente diversa da quella manipolata e data in pasto all'opinione pubblica americana e mondiale. Ma cosa vi sarebbe di diverso se trasferissimo questa storia ai giorni nostri e se prendessimo in considerazione la più lunga guerra condotta dagli Usa, ossia la guerra dell’Afghanistan? Ma attenzione: quelle di guerra, oggi, non si chiamano menzogne, si chiamano “Psychological Operations”. Il termine tecnico è PSYOP. Lo specialista si chiama Army MOS 37F. Qui c’è il manuale: https://info.publicintelligence.net/USArmy-PSYOPS-Specialist.pdf

La guerra in Vietnam è durata dal 1964 (incidente del Golfo del Tonchino) al 1975. Per buona parte di quegli 11 anni di guerra fu ripetuto che la guerra stava raggiungendo degli obiettivi. Come per il Vietnam, anche in Afghanistan è stato continuamente ribadito che la guerra stava raggiungendo degli obiettivi. Ma quali obiettivi sono stati raggiunti? L’impegno militare in Afghanistan dura dal 2001, sei anni più che il Vietnam, e gli Usa stanno sempre più perdendo il controllo della situazione. “È grande motivo di preoccupazione che non ci sia una sola area del Paese che non sia vulnerabile”, scrive Roberto Bongiorni sul Sole 24 Ore. Che aggiunge: “Altro punto critico. La crescente penetrazione dei gruppi legati all’Isis è una realtà di cui occorre prendere atto”. Il punto paradossale è che una guerra, proclamata per debellare il terrorismo, ne sia invece diventata l’incubatore per eccellenza. La guerra ha moltiplicato quello che doveva distruggere. Ed è ancora più inquietante che gli Stati Uniti abbiano cercato di dirottare a proprio vantaggio i frutti avvelenati di questo incubatore sulla Siria e la Libia per favorire un cambio di regime sull’onda della cosiddetta “Primavera araba”.

Ma torniamo all’Afghanistan. Ben metà del territorio è controllato dai gruppi di insorti. Per salvare la faccia si tenta di far apparire la capitale Kabul come “sotto controllo”, ma non è così. Il presidente Trump ha cambiato idea sull’Afghanistan. Aveva vinto le elezioni annunciando il ritiro. “D’istinto – ha detto lo scorso agosto – ero per il ritiro, ma ho cambiato idea: non abbandoneremo fino alla sconfitta finale dei terroristi”. Ha scritto Federico Rampini: “Donald Trump ammette il suo voltafaccia sull’Afghanistan, la guerra più lunga nella storia degli Stati Uniti (16 anni). L’aveva definita inutile, uno spreco da interrompere subito. Ora dà carta bianca ai suoi generali, senza restrizioni né date di scadenza, fino a quando i talebani, Al Qaeda e l’Isis saranno ‘cancellati’. Non dà numeri sulle forze aggiuntive che manderà a combattere”. Nel 2011 gli Stati Uniti schieravano 100 mila soldati. Attualmente ne schierano circa 16.000. Adesso i droni sono totalmente liberi di uccidere, senza passare dalle procedure di autorizzazione presidenziale, come ai tempi di Obama.

La guerra in Afghanistan è costata 140 mila vittime fra gli afghani (moltissimi i civili), 3500 nella coalizione Nato, oltre 50 i giovani italiani che sono tornati a casa nelle bare. E il risultato è questo: oggi Kabul è la capitale di uno stato fallito. Una capitale sotto attacco. Doveva rinascere con la “guerra umanitaria”. Invece collassa rovinosamente dopo 900 miliardi di spese belliche, 7,5 per l’Italia. Secondo MIL€X, l’Osservatorio sulle spese militari italiane (milex.org), “si tratta della più lunga e costosa campagna militare della storia d’Italia”. Come è stato possibile consentire tutto ciò se non rinunciando alla verità e alla ragione?


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