Manuale di difesa dei beni comuni. Storie di ordinaria violazione dell’ambiente e di persone che hanno protestato per difendere territori e diritti.
Ottanta storie, selezionate tra numerose altre per raccontare, dare fiducia, appassionare chi non crede che è possibile proteggere, tutelare, salvaguardare la terra, le montagne, i fiumi, le sorgenti, il mare e l’aria, gli animali e gli ecosistemi che ci son stati consegnati. Ci sono stati affidati in quanto custodi di tutta quella vita e natura che ci permette di sopravvivere. La terra è una culla preziosa, indispensabile anche per coloro che vorrebbero abusarne e violarla. Come dimostra lo stato del territorio della “povera Italia”, ci sono molti segni e storie in cui non ce la si è fatta, “cattedrali nel deserto”, strutture mai completate, ponti che non vanno da nessuna parte, dighe abbandonate, ospedali vuoti, centri sportivi nuovissimi chiusi e distrutti. E che dire dei rifiuti? Dei fiumi inquinati dal petrolio? Del mare usato come letamaio?
In queste storie che “Madre Terra” racconta però (e in altre che non sono raccontate) si è riuscito a sconfiggere lo speculatore, ricacciare l’affarista, mettere alla gogna il corruttore… L’amministratore che dovrebbe tutelare gli interessi della collettività invariabilmente abusa del ruolo datogli da quegli stessi cittadini che dovrebbe tutelare per prendere parte a una vera e propria spartizione, una abbuffata di soldi spesso sulla pelle altrui.
Alcune storie sono anche gustose, come quella dell’abbattimento degli alberi a Forlì dove viene nominata assessore al verde la moglie di un vivaista, oppure la centrale termoelettrica a biomasse di 50MeW atta a riscaldare 15 ettari in serre per coltivare basilico nella temperata e assolata provincia piemontese di Alessandria.
Altre storie sono famose, come l’epilogo nucleare in Italia, altre ancora dovrebbero esserlo di più, come il blocco del treno con le testate atomiche. In tutte però qualcuno si è immolato a suon di sit-in e carte bollate per sventolare, sotto al naso del tribunale e del popolo assopito, la bandiera dell’appartenenza, dell’ecologia, della pace.
Ce n’è per tutti. Perché nessuno si può sentire al sicuro, siamo tutti interessati: vorrebbero installare una base militare in città, un inceneritore dietro casa, un’antenna intercontinentale sul tetto, scavare un pozzo petrolifero in giardino, un traforo al di sotto dello scantinato, costruire una piccola centrale nucleare nel parco dove di solito passeggiamo. Occorre mobilitarci, aprire la cassetta degli attrezzi e tirar fuori il coraggio, l’entusiasmo, la gratuità e l’indignazione. Molti dei protagonisti di queste 80 storie lo hanno fatto. Hanno scelto di essere dalla parte giusta e tutti ne abbiamo goduto.