A cura di Alberto Conci
La società conosce oggi una nuova frontiera: le interazioni e la coesistenza tra uomini e intelligenze artificiali.
Macchine dotate di capacità decisionale. Nuove sfide bussano alle porte dell’umanità.
A che punto siamo? Quali soglie varcherà la scienza?
E cosa muta nell’antropologia e nelle relazioni tra persone?
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- Scritto da Alberto Conci
- Categoria: Dossier - Marzo 2018 - Quando una macchina è intelligente
Le intelligenze artificiali caratterizzano il nostro tempo e pongono seri interrogativi per il futuro. Quali sono le nuove sfide a cui si avvia l’umanità?
Quale relazione tra le macchine e l’uomo e quale potere delle une sull’altro?
Ciò che ha caratterizzato lo sviluppo scientifico degli ultimi cinquecento anni è il progressivo connubio fra scienza e tecnica, un processo che abbiamo interiorizzato così profondamente, che ci sembra impensabile mantenerle separate. Non è sempre stato così: per millenni la scienza è stata un patrimonio di pochi, trasmesso dai maestri ai discepoli e mantenuto all’interno di circoli chiusi che tramandavano la conoscenza dei segreti della natura a una cerchia privilegiata di iniziati, e la tecnica un’attività da artigiani o artisti. L’importanza assunta dall’intreccio fra scienza e tecnica rappresenta, dunque, una svolta epocale, la cui portata supera di gran lunga l’ambito della ricerca o della produzione. Ed è la tecnica, con il suo potere di trasformare la realtà, a imporci anche di “pensare altrimenti”: “poiché la tecnica – scriveva negli anni Settanta Hans Jonas – è entrata a far parte di tutto ciò che riguarda l’uomo – vivere e morire, pensare e sentire, agire e patire, ambiente e uomo, desideri e destino, presente e futuro – in breve poiché è divenuta un problema centrale e pressante per l’intera esistenza dell’uomo sulla terra, essa concerne anche la filosofia e deve esistere perciò una sorta di filosofia della tecnologia”.
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- Scritto da Enzo Pennetta
- Categoria: Dossier - Marzo 2018 - Quando una macchina è intelligente
- Qualifica Autore: Biologo, insegnante di scienze naturali
Quando una macchina diviene protagonista di un vero e proprio processo decisionale.
E le frontiere rompono gli argini.
Quali scenari davanti alla scienza?
L’Intelligenza Artificiale è uno di quegli argomenti che in breve tempo si è imposto all’attenzione generale suscitando curiosità e molti interrogativi, ma il primo problema si pone già a partire dal nome. Infatti, parlando di intelligenza, se si va a cercarne la definizione, ci si accorge che non si tratta di qualcosa di facilmente delineabile. Seguendo il dizionario Treccani troviamo quanto segue: “Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e lo rendono insieme capace di adattarsi a situazioni nuove e di modificare la situazione stessa quando questa presenta ostacoli all’adattamento; propria dell’uomo, in cui si sviluppa gradualmente a partire dall’infanzia e in cui è accompagnata dalla consapevolezza e dall’autoconsapevolezza, è riconosciuta anche, entro certi limiti (memoria associativa, capacità di reagire a stimoli interni ed esterni, di comunicare in modo anche complesso, ecc.), agli animali…”. Già dalle prime righe, emerge che l’intelligenza viene considerata una facoltà umana, il che basterebbe a far considerare fuorviante la locuzione stessa di “intelligenza artificiale”. Tale affermazione trova un fondamento scientifico nel fatto che anche gli studi più recenti confermano che solo l’essere umano è capace di pensiero simbolico e astratto; in assenza di questa componente, l’intelligenza animale, e con essa quella informatica, si restringerebbe quindi alla capacità di reagire, anche in modo complesso, a degli stimoli, ma restando del tutto priva della capacità di elaborare un pensiero simbolico e astratto.
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- Scritto da Paolo Benanti
- Categoria: Dossier - Marzo 2018 - Quando una macchina è intelligente
- Qualifica Autore: Francescano del Terzo Ordine Regolare, docente presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Istituto teologico di Assisi
Gli interrogativi della teologia di fronte alle scoperte della ricerca digitale.
Quale cooperazione tra intelligenza artificiale e intelligenza umana e quali sfide attende la morale di domani?
Nuovi artefatti
L’avvento della ricerca digitale, dove tutto viene trasformato in dati numerici, porta alla capacità di studiare il mondo secondo nuovi paradigmi gnoseologici: quello che conta è solo la correlazione tra due quantità di dati e non più una teoria coerente che spieghi tale correlazione. Oggi la correlazione viene usata per predire con sufficiente accuratezza, pur non avendo alcuna teoria scientifica che lo supporti, il rischio di impatto di asteroidi anche sconosciuti in vari luoghi della Terra, i siti istituzionali oggetto di attacchi terroristici, il voto dei singoli cittadini alle elezioni presidenziali USA, l’andamento del mercato azionario nel breve termine.
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- Scritto da Fabio Pipinato
- Categoria: Dossier - Marzo 2018 - Quando una macchina è intelligente
Intelligenza artificiale in ambito militare?
No, grazie. Dalle nuove ricerche tecnologiche al perseverare per la ricerca nucleare.
Nello sviluppare questo tema riguardante l’Intelligenza Artificiale in ambito militare parto da due notizie recenti. La prima riguarda la scomparsa di Stanislav Petrov, l’eroe sconosciuto che salvò il mondo dalla guerra nucleare. In quanto ex ufficiale sovietico, ebbe il merito di ignorare i sistemi che comunicavano il lancio di missili dagli Usa evitando così una guerra nucleare devastante per l’intero Pianeta. Per il suo gesto non fu premiato ma richiamato. La seconda notizia riguarda la scomparsa di un sottomarino al largo dell’Argentina. I sensori rilevarono che v’era stata un’esplosione. Un errore. Per fortuna non si trattò di un sottomarino con testate atomiche. Il primo caso dimostra inequivocabilmente che solo una persona umana con raziocinio poteva discernere e non certo un robot che risponde su sistema binario on-off. Il caso del sottomarino, invece, dimostra che per quanta attenzione noi possiamo predisporre in una missione la possibilità di errore esiste. Sarà pure infinitesima, ma esiste. Il Dipartimento della Difesa USA sembra non tener conto di tutto ciò. Nella Direttiva “3000.09 – “Autonomy in Weapons Systems” ha creato la categoria delle “armi autonome”: sistemi d’arma che sono capaci di “selezionare e attaccare gli obiettivi senza ulteriori interventi da parte di operatori umani”.
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- Scritto da Maurizio Simoncelli
- Categoria: Dossier - Marzo 2018 - Quando una macchina è intelligente
- Qualifica Autore: Storico, esperto di geopolitica e vicepresidente dell’Istituto Ricerche internazionali Archivio Disarmo
Armi e rivoluzione informatica: dai droni ai robot killer.
Cosa cambierà? Quali rischi?
La rivoluzione informatica, iniziata alla fine del secolo scorso, sta comportando profondi mutamenti anche nel settore militare non solo nell’ambito dell’uso di armi sempre più sofisticate, ma anche nella gestione stessa del teatro di guerra. Già da tempo i satelliti permettono, ai Paesi che ne sono dotati, vantaggi significativi in quanto offrono la possibilità di acquisire in tempo reale da chilometri di altezza preziose informazioni che, altrimenti, avrebbero dovuto essere trasmesse da informatori posizionati nell’area d’interesse, con tutti i rischi e le difficoltà che ciò comporta. Siamo di fronte a una rete di 007 collocati nello spazio aereo e in grado di lavorare a tempo pieno, geo-osservando con precisione elevatissima quanto occorre. Basti pensare al nostro Cosmo-SkyMed, sistema di osservazione satellitare della terra concepito per scopi duali, cioè civili e militari, basato su quattro satelliti, che opera di giorno e di notte, in ogni condizione di tempo, realizzato dalla Thales Alenia Spazio per conto dell’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, che ha promosso il progetto insieme al ministero della Difesa.
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