Potere dei segni

Myriam e Aronne, tra rivendicazioni e tenerezza. La voce di liberazione femminile nasce da lontano.

Don Tonino Bello

 

Cara Myriam, 

lo so è una sequenza oscura della tua vita, che forse non ti piace rievocare. Non fosse altro, perché sei veramente  censurata dal Signore. Tutto partì da una discussione di famiglia.

Tuo fratello Mosè aveva sposato una splendida etiope, sul cui conto – non si capisce bene perché – tanto tu quanto Aronne trovaste da ridire. Il motivo principale, però, del vostro mugugno, del tuo soprattutto, fu un altro. Mosè stava accentrando molti poteri nelle sue mani. Non lasciava spazio agli altri. La faceva da padrone un po’ troppo. Non teneva in gran conto i vostri personali carismi. Forse senza accorgersene, riduceva a vista d’occhio i margini della vostra missione. Di qui, l’insofferenza che un giorno tu e Aronne a bassa voce vi comunicaste a vicenda: Il Signore forse ha parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?

Non mi va di raccontare quel che ne seguì. Come, cioè, il Signore si adirò con voi due per quella mormorazione temeraria. E se la prese in modo particolare con te. Perché, mentre Aronne se la cavò con una sgridata, tu per punizione ti beccasti la lebbra. E fosti costretta a rimanere fuori dall'accampamento. È solo per intercessione del grande capo, dopo sette giorni, riottenesti da Dio la guarigione. Questi ricordi forse a te fanno male. Quanto a me, però, devo dirti che mi esaltano. Anzi, crescono la stima per la tua persona perché sono un segno ulteriore della tua straordinaria femminilità e l’espressione più eloquente del tuo fortissimo carattere.

Custode della vita. Certo. È un tratto congeniale della natura della donna. Sensibile al fascino della nonviolenza. Senza dubbio. È una variabile della tenerezza, che trova, soprattutto nelle figlie di Eva, il terreno privilegiato di cultura. Ma fiera della propria dignità di donna, attenta a reclamare i diritti, protesa ai livelli della parità sociale e irriducibile alle prevaricazioni di Adamo… beh, questo appartiene a quella quota in più di coraggio di cui fosti dotata e che, a mio parere, se la tua storia fosse più conosciuta, ti renderebbe subito punto di riferimento per tutte le rivendicazioni del mondo femminile, ancora così subalterno, nella chiesa e fuori, all'economia imperante del maschio. Con quel motto di ribellione, tutto sommato, volevi far capire che la Pasqua vera di liberazione non sarebbe mai cominciata se, al riscatto degli ebrei dalla schiavitù di dover cuocere i mattoni per la città degli oppressori, non corrispondeva l’affrancamento delle donne dalla condanna di dover perennemente cuocere per gli uomini le cipolle nelle pentole d’Egitto. 

Mosè comprese l’antifona, e adoperò tutto il suo prestigio per ridurti la pena, anzi, per chiederne al Padreterno il condono completo. Forse aveva capito che, in fondo, avevi ragione e che, comunque, alla base della tua protesta, c’era lo stesso sentimento che un giorno, ancora bambina, ti aveva spinto fuori dai giunchi del Nilo, e un altro giorno, sulla sponda della terra nuova, ti aveva fatto intonare canzoni di libertà. Alitava, insomma, in tutte le sue scelte lo stesso profumo. Profumo di donna. Nelle confezioni lusso dell’audace della tenerezza. Ma anche nelle dosi forti della fiera protesta di fronte a ogni surplus consumato sulla tua pelle. Mi fermo qui. Anche perché non vorrei essere accusato di aver fornito imprudentemente ai circoli femministi pericolosi argomenti biblici, strumentalizzabili per le loro rivendicazioni.