A cura di Diego Cipriani
La Prima guerra mondiale è stata "un'inutile strage", che fece 10 milioni di soldati morti e 21 milioni di feriti, oltre ai milioni di vittime civili.
"L'europa è diventata un gigantesco macello", si leggeva nei manifesti delle Conferenze internazionali di Zimmerwald e di Kiental.
Ma quali forme di dissenso e di disobbedienza erano maturate nella popolazione civile e negli eserciti?
L'obiezione di coscienza, la renitenza, la diserzione per motivi etici, durante la grande guerra.
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- Scritto da Ercole Organo
- Categoria: Dossier - Novembre 2018 - Obiezione alla grande guerra
- Qualifica Autore: Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea
Il “no” alla guerra ebbe varie anime ed espressioni. Tutte represse.
Ercole Organo
In occasione del centenario della Grande guerra si è attivato il meccanismo della narrazione celebrativa, presentandola come una prova dolorosa ma necessaria per conseguire il compimento del processo risorgimentale dell’unità italiana, la costruzione di un’identità nazionale attraverso l’incontro tra soldati di tutte le regioni, la crescita e la modernizzazione dell’apparato industriale, il riconoscimento del prestigio internazionale del nostro paese.
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- Scritto da Giorgio Giannini
- Categoria: Dossier - Novembre 2018 - Obiezione alla grande guerra
- Qualifica Autore: Presidente Centro studi difesa civile
I soldati italiani fucilati nella Grande guerra: riabilitati o perdonati?
Giorgio Giannini
Nella Prima guerra mondiale i tribunali militari hanno inflitto circa mille condanne a morte, delle quali ne sono state eseguite 729. Inoltre, secondo l’indagine effettuata dal gen. Tommasi nell'agosto 1919, almeno altri 150 militari sono stati vittime di esecuzioni sommarie per aver commesso atti di disobbedienza collettiva o di ribellione (come l’ammutinamento), perché non volevano più essere mandati all'assalto come “carne da cannone”.
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- Scritto da Diego Cipriani
- Categoria: Dossier - Novembre 2018 - Obiezione alla grande guerra
Sebbene ancora poco conosciuto, il “no” alla guerra delle donne fu molto diffuso. Frutto anche di una trasformazione sociale che il conflitto causò.
Diego Cipriani
La sua immagine è immortalata sulla moneta da due euro austriaca. È Bertha von Suttner, scrittrice e attivista pacifista, prima donna a essere insignita (nel 1905) del premio Nobel per la pace. Nonostante che sia morta un mese prima dello scoppio della Prima guerra mondiale, ha lavorato molto per evitare qualsiasi conflitto tra le nazioni, sia col suo romanzo più famoso “Giù le armi!” sia fondando, nel 1891, la Società austriaca per la pace e diventando un’infaticabile anima del movimento pacifista internazionale. Ha denunciato il riarmo delle nazioni in tempo “di pace”, preparazione a ciò che poi avvenne tra il 1914 e il 1918, scontrandosi con l’opposizione dei nazionalisti, del clero e degli antisemiti.
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- Scritto da Sergio Tanzarella
- Categoria: Dossier - Novembre 2018 - Obiezione alla grande guerra
- Qualifica Autore: Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale
Quale fu l’atteggiamento dei cattolici italiani nei confronti della guerra 1915-18? Il ruolo del papa.
Sergio Tanzarella
Di tutti i papi del Novecento Benedetto XV resta ancora il “papa sconosciuto”. Il motivo non sta nel breve pontificato, appena otto anni (1914-1922), quanto nell’aver preso ripetutamente posizione contro la Prima guerra mondiale, che era cominciata poco più di un mese prima della sua elezione, avvenuta il 3 settembre del 1914. La condanna che egli espresse sulla guerra e il personale impegno per la pace non furono graditi ai governi belligeranti, per i quali il papa avrebbe dovuto o propendere per una delle due parti o assumere un neutralismo silenzioso.
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- Scritto da Luca Kocci
- Categoria: Dossier - Novembre 2018 - Obiezione alla grande guerra
- Qualifica Autore: Insegnante e giornalista
Il mito che ha fatto “grande” la guerra comincia prima del conflitto e continua anche dopo. Ancora oggi…
Luca Kocci
“La grande guerra è stato un passaggio fondamentale nel processo di costruzione del nostro paese, perché è stato nell’affratellamento delle trincee il primo momento vero in cui si sono ‘fatti’ gli italiani”. Così, alla vigilia delle celebrazioni per il centenario della Prima guerra mondiale (1915-2015), l’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio e presidente del comitato per la commemorazione, Paolo Peluffo, presentava la mostra “Verso la grande guerra” al Vittoriano di Roma. Segno eloquente che il “mito della grande guerra”, nonostante un cinquantennio di storiografia critica ne abbia messo in discussione l’epopea eroica, ancora resiste. La costruzione del mito comincia prima ancora della guerra, quando la propaganda interventista si mette in moto per convincere gli italiani, in maggioranza contrari alla partecipazione al conflitto, che la guerra contro Austria e Germania è cosa buona e giusta.
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