Troveremo anche noi la sensibilità di costituirci sentinelle della vita indifesa, il coraggio di uscire dai canneti prudenziali dentro i cui cespugli consumiamo le nostre paure, e l’intelligenza propositiva nell'indicare il “latte” per i bambini che muoiono di fame?
Gli Ebrei, dopo aver attraversato il Mar Rosso, le cui onde avevano seppellito l’esercito del faraone, toccarono finalmente le sponde della libertà. Ancora increduli per quanto era accaduto sotto i loro occhi, stavano contemplando i rottami del nemico sospinti alla deriva, quando tu, con un colpo d’ala tutto femminile, preso tra le mani un timpano, ti mettesti a capo di un corteo di donne. Le quali, agitando anch’esse sistri e tamburelli, intrecciarono sulla sabbia un turbine di danze, scandite da un ritornello che facesti loro eseguire: Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere!
In questa tua estemporanea trovata, quasi un “raptus” di gioia, traspare molto di più che non la semplice gratitudine verso Dio, liberatore del suo popolo.
Si coglie, nel ritmo della danza inventata da te, non solo il bisogno di alzare al cielo le braccia per troppo tempo rimaste immobili nella vergogna delle catene, ma anche la voglia di mostrare al mondo mano non contaminate dalla laidezza della ferocia.
Si condensa, nelle volute dei vostri corpi di donna, roridi di profumi e di sudore, non solo il bisogno di alzare al cielo le braccia per tempo rimaste immobili nella vergogna delle catene, ma anche la voglia di mostrare al mondo mani non contaminate dalla laidezza della ferocia.
Si condensa, nelle volute dei vostri corpi di donna, roridi di profumi e di sudore, non solo lo spasimo della bellezza che non ha avuto nulla da spartire con la brutalità. Ma anche lo stupore di un popolo che, per sottrarsi al nemico, non ha neppure sguainato la spada, non ha scoccato una freccia, non ha sospinto un giavellotto, non ha roteato una fionda.
Vibra, nel fremito del ritornello intonato dalla tua voce profetica, non solo il giubilo di chi ha trovato il riscatto da una lunga oppressione, senza essersi macchiato di sangue, ma anche un’aura di castità, propria di chi è stato preservato dalla sinistra frenesia della violenza.
E i piedi nudi delle danzatrici stampano, sulle sabbie del deserto, il bollettino della prima strepitosa vittoria felicemente raggiunta senza apparati di guerra e senza roteare di armi.
Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere!
Grazie dolcissima Myriam, per questo genio della difesa popolare nonviolenta, che ha trovato in te il lampo della festa, il brivido della poesia e la tenerezza delle lacrime di felicità.
Questo articolo, pubblicato in Mosaico di pace, ottobre 1992, pag. 4, prosegue dallo scorso numero.