Ecumenismo
Qualifica Autore: SAE, Segretariato Attività Ecumeniche

Papa Francesco e il suo pellegrinaggio ecumenico a Ginevra. Cronache di una visita storica al Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Camminare insieme è l’unica strada possibile.

 

“Cari fratelli e sorelle, ho desiderato partecipare di persona alle celebrazioni di questo anniversario del Consiglio anche per ribadire l’impegno della Chiesa cattolica nella causa ecumenica e per incoraggiare la cooperazione con le Chiese-membri e con i partner ecumenici”. Sono parole che Francesco ha pronunciato a Ginevra il 21 giugno 2018. 

Già due vescovi di Roma, Paolo VI nel 1969, e Giovanni Paolo II nel 1984, erano stati in visita al Consiglio ecumenico delle Chiese. La prima era inserita nel viaggio per il 50° dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro in cui Montini aveva incontrato capi di Stato ed enti sovranazionali. Da quattro anni si era chiuso il Concilio Vaticano II: un tempo promettente in cui la sua aura ecumenica stava ancora spirando. La seconda visita accompagnava l’incontro di Wojtyla con i cattolici svizzeri. Nel nuovo millennio sarebbe sceso quello che molti osservatori hanno definito “l’inverno ecumenico”, che ha influito negativamente anche sui lavori della terza Assemblea ecumenica europea di Sibiu. 

La visita di Francesco alla sede del più grande network mondiale di Chiese – 349 denominazioni della galassia protestante, della comunione anglicana, del mondo ortodosso e qualcuna pentecostale – è avvenuta in un giorno che non segna solo una nuova stagione metereologica, ma anche nell’ecumenismo. Lo stesso segretario generale del Cec, pastore Olav Fykse Tveit, ha affermato, in un’intervista alla vigilia dell’incontro, che non solo è ritornata la primavera, ma stiamo percependo l’estate. Non si può che pensare così rivedendo, come in un flash back, i momenti salienti del primo quinquennio di Bergoglio che nei gesti e nelle parole ha indicato l’ecumenismo come una dimensione imprescindibile dell’essere Chiesa e un dinamismo a favore della pace.

Pellegrinaggio 

Con il pellegrinaggio ecumenico a Ginevra “Camminare, pregare e lavorare insieme”, pensato nell’occasione nel 70° anniversario del Cec, Francesco è stato ospite dell’organismo così come il 31 ottobre 2016 a Lund era stato ospite della Federazione luterana mondiale per l’inizio del giubileo della Riforma. Nell’uno e nell’altro momento è stato accolto con affabilità e ne ha offerta. Condividere i momenti importanti e gioiosi che celebrano le identità delle Chiese sorelle e la loro storia significa riconoscere quelle realtà e la loro opera nel mondo. È vedere empaticamente le diversità e pluralità costitutive del cristianesimo che fino al Concilio Vaticano II erano percepite dalla Chiesa cattolica romana solo come ferite inferte al corpo di Cristo. 

L’atteggiamento verso gli altri cristiani, assunto da Francesco fin dal giorno della sua elezione, è riflesso nel paragrafo dedicato al dialogo ecumenico dell’esortazione Evangelii Gaudium in cui sono ribaditi due importanti principi affermati dal decreto Unitatis redintegratio, emanato nel 1964, che ha aperto i cattolici all’ecumenismo. “Se ci concentriamo sulle convinzioni che ci uniscono e ricordiamo il principio della gerarchia delle verità, potremo camminare speditamente verso forme comuni di annuncio, di servizio e di testimonianza”. “Non si tratta solamente di ricevere informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi”.

Come i missionari promotori del movimento ecumenico avevano osservato a Edimburgo, il vescovo di Roma scrive che “l’impegno per un’unità che faciliti l’accoglienza di Gesù Cristo” è “una via imprescindibile per l’evangelizzazione”. Lo ha ribadito a Ginevra: “Come possono i cristiani evangelizzare se sono divisi tra loro? Questo urgente interrogativo indirizza ancora il nostro cammino e traduce la preghiera del Signore ad essere uniti ‘perché il mondo creda’ (Gv 17,21)”.

La Chiesa cattolica romana non partecipò al movimento ecumenico sviluppatosi a Edimburgo nel 1910 – era ancora arroccata sulla tesi del ritorno a sé dei “figli erranti” – ma tra le due guerre erano già in cammino pellegrini dell’unità, come l’abate Paul Couturier, tra i fondatori del Gruppo di Dombes, innovativa esperienza ecumenica a cui partecipavano anche cattolici. Negli anni successivi, pur non associandosi alla “comunità fraterna” (fellowship) fondata ad Amsterdam nel 1948, Roma ha iniziato a collaborare con il Cec come osservatrice e in un gruppo misto di lavoro che ha compiuto più di quarant’anni di attività. 

Indirizzando ai rappresentanti dell’organismo mondiale “un vivo ringraziamento per l’impegno che profondete per l’unità”, e riprendendo un passaggio chiave di Unitatis redintegratio corredato da un significativo inciso: “Il movimento ecumenicoal quale il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha tanto contribuitoè sorto per grazia dello Spirito Santo”, Francesco ha riconosciuto l’opera di Dio che supera i confini confessionali, come ha insegnato il Concilio scoprendo i tesori della grazia anche fuori dalla Chiesa cattolica. Non solo: definendosi “pellegrino in cerca di unità e di pace” e ringraziando Dio “perché qui ho trovato voi, fratelli e sorelle già in cammino”, ha assunto l’atteggiamento umile di chi riconosce la presenza di altri nel campo del Signore prima della propria, e gioisce per le meraviglie che Dio ha compiuto nelle sorelle e nei fratelli. 

Con gratitudine 

Nell’esprimere gratitudine per la “nuova qualità della cooperazione” tra la Chiesa cattolica romana e il Consiglio ecumenico delle Chiese, la moderatrice del Comitato centrale del Cec, Agnes Abuom, ha sottolineato il legame tra l’unità e la testimonianza –  “Se le Chiese sono divise, noi trascureremo le nostre responsabilità verso la vita, la giustizia e la pace” – e ha evidenziato i frutti della sinergia ecumenica nei contesti di crisi e di guerra nel Sudan del sud, in Colombia, Burundi, Corea.

Il “pellegrinaggio” di Francesco a Ginevra rilancia la parola che ha caratterizzato la decima Assemblea del Cec di Busan nel 2013: un “pellegrinaggio di giustizia e di pace” nel quale le Chiese sono invitate a “camminare insieme”, come recita l’appello finale di Busan. E “insieme” ricorre nel motto del 21 giugno 2018, applicato ai verbi camminare, pregare e lavorare. Nel 2017 in tanti abbiamo camminato per partecipare alle commemorazioni, spesso ecumeniche, della Riforma; abbiamo pregato a Lund e a Trento dove 500 anni fa la diversità divenne un muro di divisione. Nel 2016 a Lesbo Bartolomeo e Francesco hanno visitato le migliaia di migranti e profughi sbarcati sull’isola; in Italia si è lavorato al progetto ecumenico dei “corridoi umanitari” che sottrae persone vulnerabili ai rischi mortali di viaggi sui barconi, attraverso i deserti e le montagne, e che finora ha portato in sicurezza nel nostro Paese oltre 1250 rifugiati.

Nel 2010, nel V centenario della nascita di Giovanni Calvino e a cent’anni da quella del movimento ecumenico moderno, il Segretariato attività ecumeniche (Sae) svolse il suo “convegno di primavera” a Ginevra sui passi del riformatore francese con una visita, tra l’altro, alla sede del Consiglio ecumenico delle Chiese. Ci guidò il pastore Luca Maria Negro, attuale presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), che aveva ricoperto il ruolo di segretario per le comunicazioni della Conferenza delle Chiese europee (Kek). In route de Fernay apprezzammo l’atmosfera multiculturale che vi si respira; ascoltammo dalla pastora riformata Jane Stranz il racconto di quest’appassionante storia di unità nella diversità e nella cappella sostammo insieme sotto la tenda stesa “per il popolo cristiano in cammino”. 

Dopo otto anni è stato emozionante rivedere in eurovisione quel luogo e sentirvi risuonare l’invito di Francesco: “Chiediamo allo Spirito di rinvigorire il nostro passo. Troppo facilmente esso si arresta davanti alle divergenze che persistono; troppo spesso si blocca in partenza, logorato di pessimismo. Le distanze non siano scuse, è possibile già ora camminare secondo lo Spirito: pregare, evangelizzare, servire insieme, questo è possibile e gradito a Dio! Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme: ecco la nostra strada maestra di oggi”.

 

Per approfondire

È possibile visitare i siti internet:
https://www.oikoumene.org/en/papal-visit/italiano
www.saenotizie.it
www.nev.it


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