Storia e memoria di Ernesto Cardenal, sacerdote nicaraguense, tra rivoluzione e poesia, mistica e politica. 

 

Tutto è avvenuto nella prima settimana di marzo. Ernesto Cardenal è morto all'età di 95 anni nella sua Managua, si sono celebrate le esequie e le sue ceneri sono state sotterrate nell'amata isola di Solentiname.

Tutto è avvenuto negli stessi giorni in cui 37 anni prima, Giovanni Paolo II visitava quella stessa terra che era stata liberata col sangue di una rivoluzione da più di quarant'anni di dittatura della famiglia Somoza. La maggior parte della gente ricorda Ernesto Cardenal per la foto che lo ritrae in quella circostanza a cospetto del Papa. All'arrivo del Pontefice il governo è schierato per il cerimoniale di accoglienza sulla pista dell'aeroporto della capitale. Cardenal si trova lì perché, sin dall'insediamento del governo del nuovo corso, il governo della ricostruzione, aveva ricevuto l'incarico di ministro dell'istruzione. 

Stagioni 

Quando Wojtyla giunge di fronte a Cardenal, lui si inginocchia in segno di deferenza e fa l'atto di baciargli la mano, ma il Papa la sottrae e agita il dito indice nel gesto del rimprovero dicendo: "Lei deve regolarizzare la sua posizione". La posizione da regolarizzare era quella di un prete che, a norma di diritto canonico, non può aderire a un partito e a un sindacato e nemmeno può assumere incarichi pubblici se non ottenendo le necessarie dispense dall'autorità ecclesiastica preposta. Il gesto, qualche anno dopo, ebbe la conseguenza della sospensione a divinis che privava il monaco-ministro dell'esercizio del ministero presbiterale. Soltanto lo scorso anno (17 febbraio 2019) papa Francesco ha provveduto "con atto di benevolenza" a riabilitare Cardenal che tornò a celebrare l'eucaristia dal letto dell'ospedale in cui si trovava in quel momento e, in seguito, in casa sua. Un vero peccato che sia solo quella l'immagine che il mondo conserva di una vita così intensa e ricca di mistica e politica, di fede e di impegno, di rivoluzione e poesia. 

Un uomo che costringeva a prendere posizione, ad annullare ogni mediazione al ribasso e compromesso. Un uomo che ha attraversato stagioni e luoghi offrendo sempre un contributo originale e creativo, coerente e personale. Ispirato sempre da una fede che non fa dormire sonni tranquilli e scomoda le coscienze. Tutte. A cominciare dalla propria. Persino la celebrazione del suo funerale è stata funestata da violenze e polemiche al punto che, la domenica successiva, il cardinale Leo-poldo Brenes, arcivescovo di Managua, commentando con i giornalisti dopo l'Eucaristia, ha dovuto precisare: "Non possiamo coprire il sole con un dito, parlo del riconoscimento internazionale riguardo a padre Ernesto Cardenal". 

I sostenitori del governo nicaraguense di Daniel Ortega, infatti, hanno invaso la cattedrale di Managua poco prima dell'inizio dei funerali, disturbando l'intera celebrazione e impedendo ai giornalisti di trasmettere quanto avveniva."Las turbas" sono arrivate ad aggredire cinque giornalisti che sono finiti all'ospedale e a provare a impedire lo svolgimento della cerimonia religiosa. Hanno persino rubato portafogli, strumenti per le videoriprese e macchine fotografiche. Il sacerdote e poeta fu sì ministro della cultura durante il governo prodotto dalla rivoluzione sandinista (1979-1990), guidata dall'attuale presidente Daniel Ortega, ma in seguito divenne il suo critico più acceso e lo accusò di "dittatura" per essersi impadronito del potere dopo il suo ritorno al governo nel 2007. 

Così è diventato uno dei più forti critici dell'amministrazione Ortega e di sua moglie Rosario Murillo vicepresidente, motivo per cui il regime aveva orchestrato una persecuzione politica contro di lui negli ultimi anni. Insomma la fedeltà allo spirito rivoluzionario non gli aveva chiuso gli occhi in quella frequente cecità ideologica da regime che spesso segna i rivoluzionari ma, sin dal 1994, lo portò piuttosto ad abbandonare il Fronte sandinista di liberazione nazionale (Fsln), criticando quella che interpretò come una deriva autoritaria del partito. A tal punto l'amministrazione attuale del Nicaragua riconosceva l'autorità morale di Eernesto Cardenal che, pur avendo orchestrato quella pessima contestazione in chiesa, non ha potuto fare a meno di indire tre giorni di lutto nazionale (duelo nacional). Perché quella di Ernesto Cardenal è la storia di un uomo perennemente insoddisfatto di se stesso e delle mete conquistate. 

Un lungo andare

È la storia di un uomo e di un cristiano che non si è mai sentito arrivato. Da giovane, convertitosi al cristianesimo, abbandonò la sua famiglia borghese per abbracciare la maniera più radicale di seguire il Vangelo di Cristo e decise di diventare prete e monaco trappista. A segnargli l'esistenza fu l'incontro e la scuola di vita vissuta con Thomas Merton nell'eremo di Nostra Signora del Getsemani a Bardstown, nel Kentucky. Lì si esercitò a coniugare fede e vita, a rileggere il Vangelo nella storia e nell'impegno politico. Lì assunse l'insegnamento della nonviolenza come esigenza essenziale e radicale dell'insegnamento di Cristo. 

Lì rafforzò il suo amore per la poesia come palestra dell'educazione alla bellezza e alla lettura più profonda della realtà stessa. Per questo, ritornando in patria, scelse di stabilirsi nell'isola di Solentiname, nel Grande Lago del Nicaragua, creando una comunità di pescatori e contadini con i quali rilesse la condizione storica e sociale segnata dalla dittatura, alla luce del Vangelo. Erano le prove generali della Teologia della Liberazione. Non solo costruirono insieme una chiesa e ambienti comuni in cui potersi riunire per riflettere, ma editarono almeno due volumi contenenti riflessioni sulla Parola di Dio, Il Vangelo a Solentiname, tradotto in Italia da Cittadella editrice come gli altri libri di Cardenal. Ma soprattutto con questa comunità si costituisce il primo laboratorio di poesia. Perché la poesia per Cardenal è una sorta di patrimonio universale dell'umanità e non vi è alcuna esclusiva sulle parole da parte di una categoria di poeti. 

È con questa comunità che Cardenal decide di aderire alla rivoluzione sandinista e viene costretto all'esilio. Un'esperienza, quest'ultima, che non solo lo portò a conoscere luoghi e persone da cui imparare e con cui confrontarsi, ma soprattutto a diffondere il "verbo" della rivoluzione e la condizione di sottomissione del popolo nicaraguense. Poi la vittoria nel 1979 e le cose che conosciamo, compresa la campagna di alfabetizzazione per la quale circa 550mila persone furono sottratte all'analfabetismo e che gli valse un premio internazionale di grande prestigio. 

 

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Per approfondire

Il Vangelo di Solentiname, ed. Cittadella, 1976

Canto all’amore, ed. Cittadella, 1982

Voli di Vittoria, ed. Cittadella, 1984

Grido. Salmi degli oppressi, ed. Cittadella, 1986

 


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