La terra, le piante, i frutti: non di solo profitto vive l'umanità. Dal cibo a noi. L'esperienza di Diritti al Sud.
La mia città è circondata dalla campagna e una cosa che io amo molto fare è andare a vederla questa campagna. Fare delle passeggiate o dei giri con la macchina, andare dai miei ulivi per vedere come stanno, salutarli e accarezzare le foglie.
Quando abbiamo le piante dei pomodori che ci daranno la salsa Sfruttazero poi è un continuo "andare a trovarle", le baciamo e quando ci danno i primi pomodorini, piccoli e verdi, è un'emozione troppo forte. Credo davvero che le piante e gli alberi lo sentano il nostro amore e che reagiscano meglio alle cure degli umani se sentono delle vibrazioni positive intorno a loro. Ci fanno il dono più grande che ci possa essere. Ci fanno respirare. Noi, esseri umani, pensanti e dotati di raziocinio, siamo stati invece scellerati fino in fondo, talmente tanto da arrivare a distruggere la nostra primaria fonte di vita, a non avere rispetto di un ecosistema perfetto, che ora lacrima sangue.
Campagne
L'etimologia della parola economia è bellissima e non ha nulla a che vedere col profitto. Per gli economisti studiare greco antico certamente sarebbe stato più utile del conoscere le teorie neoliberiste, avrebbero così saputo che eco-nomia deriva da oikos, che significa casa, e da nomos, che significa legge e che sta quindi a indicare l'insieme delle norme che dovrebbero regolare la nostra vita insieme nella Casa comune, la nostra Terra. Leggi morali, leggi non scritte, che dovrebbero venire fuori dal buon senso di ciascuno e ciascuna di noi. L'economia, in questo senso, non ha nulla a che vedere con l'accumulazione sfrenata di capitale nelle mani di quei grandi colossi che non sono mai stati contrastati dai governi e che ha portato alla produzione di cibo nato dalla distruzione di foreste, dagli incendi di gigantesche aree verdi, spazzate via per la creazione di enormi appezzamenti di monocolture, che hanno cancellato la biodiversità di un pianeta enormemente generoso nella creazione di meravigliosi doni portatori di vita e salute.
Il buon senso si perde nel nome della produzione, della vendita, nel nome del profitto, anche nelle campagne di una provincia del Sud Italia, dove si trova abbandono e degrado, dove la spazzatura è diventata elemento costante di un paesaggio violentato. È un problema morale perché che tipo di persona è chi abbandona rifiuti proprio dove coltiva? Che persona è chi brucia la plastica nera invece di smaltirla? Che persona è chi sversa prodotti chimici nella terra?
Xylella
Io me lo chiedo ogni volta che vado in campagna, ogni volta che vedo quelle distese enormi di alberi d'ulivo ormai morti a causa di un batterio, dicono. Sì, è vero, a un certo punto, circa dieci anni fa, è arrivata la Xylella fastidiosa che ha portato al progressivo Complesso del disseccamento rapido dell'olivo (CoDiRO), che ha colpito là dove la cura aveva lasciato posto all'incuria. Cura e incuria, un binomio indissolubile ormai da anni, ormai da quando il vivere i tempi e i ritmi della campagna diventa disonorevole, troppo contadino, troppo poco borghese per una società in cui i figli e le figlie devono avere un titolo davanti al proprio cognome. Così migliaia di persone giovani, andate via dal Sud per ottenere quel titolo, non hanno potuto e neppure voluto aiutare i nonni, e i padri poi, nella cura di quelle piante maestose che, nonostante tutto, stavano lì, a dare olio, buono, dalle proprietà infinite, curative di tanti mali e motore di un'economia di una terra, il Salento. Un'economia che adesso non c'è più, proprio come gli alberi di ulivo. Generazioni intere che hanno vissuto le origini contadine come un'onta da cancellare, un passato marchiato a fuoco sulla pelle, da nascondere e da cui difendere ad ogni costo la propria prole. Ma a un certo punto questo meccanismo si è spezzato nell'animo e nel cuore di chi all'improvviso ha sentito un forte richiamo delle proprie origini. Mai vergognarsi di un nonno che curava la terra. Forse quella cura è stata tramandata nelle vene di chi, anche se è andato lontano per studiare e avere una carriera, in alcuni casi mai arrivata, poi è tornato, con una valigia carica di nuove esperienze fatte, altri mondi e modi conosciuti, con tanto sapere in più. In una crisi economica che imperversava, nella mancanza del lavoro che non esisteva. Una cosa certa, che stava lì per essere amata e tornare ad essere produttiva, era la terra. Una nuova fase inizia in Puglia e nelle regioni del Sud circa una diecina di anni fa, quando si comincia a tornare. La mia esperienza personale, una volta rientrata al Sud, mi ha portato a incontrare nel mio cammino, in maniera assolutamente non prevista, delle piante di pomodoro e delle persone, compagni e compagne con cui condividere un destino forse in maniera anche inconsapevole all'inizio, che queste piante le hanno volute curare per dare voce a tutta una generazione per cui la parola lavoro rappresentava un'utopia. Non avrei mai pensato nella mia vita di dedicarmi all'agricoltura e di produrre salsa di pomodoro ma facendolo ho iniziato a conoscere un mondo a me, nipote di contadino, totalmente sconosciuto. In questo mondo, quello dell'agricoltura etica, naturale, quella che si fa per produrre sano, ho incontrato in tutta Italia tantissime persone che hanno deciso nella loro vita di produrre cibo buono, cibo che nasce dallo stringere in mano un po' di terra per cercare con tanta umiltà di conoscerla. Esiste un'economia della cura nel nostro paese ed è caratterizzata da tante piccole realtà operose, resistenti, cocciute e determinate che affrontano ogni giorno tante difficoltà e che non sono, nella maggior parte dei casi, supportate dalle istituzioni. Mangiare bene vuol dire vivere bene, ma neppure in tempi di pandemia i piccoli produttori etici vengono rispettati. Un paese che chiude i mercati contadini ma lascia aperti i supermercati e i grandi centri commerciali mostra quanta poca considerazione abbia per questo mondo, tanto importante ma che rimane sempre fuori dai luoghi dove si fanno i confronti e si fanno le leggi. A livello decisionale dei piani alti infatti, l'agricoltura contadina non viene considerata, basti pensare a una PAC europea (Politica agricola comune) che parla solo con le aziende di grandissime dimensioni che, nella maggior parte dei casi, sono quelle che si basano sul modello di produzione intensivo. Nonostante questo distacco, nonostante queste gravi mancanze, un'economia della cura con al centro il cibo buono, veicolo di incontri e relazioni umane dirette e reali e non offuscate da bugie narrate dalla pubblicità, continua a crescere anche in Italia, dove il numero di consumatori consapevoli aumenta di anno in anno.
Mangiare meglio
Un'economia di tipo differente, che sia fuori mercato, anticapitalista, basata sulle relazioni dirette, sulla conoscenza tra chi produce e chi acquista non è un sogno di qualche frikkettone visionario, ma è già una realtà, fatta di reti che si costruiscono e si intersecano territorialmente e a livello nazionale e che fanno viaggiare prodotti sani, nati dalla cura, che non circolano sugli scaffali dei supermercati ma rigorosamente al di fuori. Dal miele alla salsa, dai legumi alle nocciole, dall'olio alla pasta, dai grani antichi alle melanzane rosse. Un mondo di colori, di sapori, di valori che può crescere sempre di più solo sulla base di un patto che unisce chi produce e chi compra.
Tra chi fa quella scelta tanto importante di non sfruttare e di spendere di più per produrre e chi decide di acquistare meno per mangiare meglio. Questo processo è in atto ed è molto lontano dal green washing delle grandi aziende, lo si può trovare solo nei piccoli mercati settimanali, nelle riunioni dei produttori e delle produttrici, nei canali di comunicazione di chi, oltre a un prodotto, racconta delle storie, di vita e di lotta, nei piccoli negozi che nonostante gli ipermercati scelgono di rivendere la qualità dei prodotti.
Per fare in modo che un'economia rispettosa della natura e degli esseri viventi cresca sempre di più, bisogna avere gli occhi per saper guardare il proprio presente, il coraggio di volere un futuro migliore e la forza nel voler cambiare in meglio l'esistente e non c'è più tempo per pensarlo e basta. Bisogna farlo.
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