Qualifica Autore: Presidente di Pax Christi Italia, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti

L’arco dei forti si è spezzato? Dal documento dei vescovi della metropolia di Bari del 1988 a noi.
In attesa dell’incontro tra papa Francesco e i vescovi del Mediterraneo, ricordiamo la forte denuncia di allora per confermare scelte di disarmo e di nonviolenza oggi.

 

Quella notte di Natale del 1988 resta indelebile nella mia memoria. Ero parroco, a Bisceglie, della parrocchia di S. M. M. di Misericordia, e pensai di far dono in tutte le messe di quel giorno dell’appello che i vescovi della Metropolìa di Bari avevano sottoscritto e rivolto alla Chiesa e alla politica italiana

denunciando la crescente militarizzazione della Puglia e l’ipotesi di stazionamento nell’aeroporto militare di Gioia del Colle di 72 cacciabombardieri americani F16. Tra i vescovi firmatari, (Magrassi, Carata, Lanave, Pisani, Padovano, Bello e Cacucci), l’ho evidenziato in grassetto, l’allora vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi Italia, don Tonino Bello, che tutti avevamo intuito come appassionato autore di quell’appello che aveva trovato piena condivisione nei suoi confratelli vescovi.

Il documento, intitolato con un’efficacissima immagine, Puglia arca di pace e non arco di guerra, intendeva portare all’attenzione delle comunità ecclesiali e dell’opinione pubblica le gravi conseguenze, a livello sociale e ambientale, derivanti dalle decisioni che sarebbero state prese dai vertici militari. La riflessione si articolava in sei punti nei quali i vescovi, dopo aver riconosciuto ai governanti – “verso i quali abbiamo il dovere del rispetto, della preghiera e della lealtà democratica” – il potere decisionale, esprimevano allo stesso tempo che la loro coscienza di pastori li spingeva a non tacere e a prender posizione.

Una chiara denuncia e un ricordare, a chi di dovere, il rispetto di una storia, quella della Puglia, del suo territorio e delle comunità che la abitano, perché venisse posta la parola fine a progetti militari di sfruttamento del territorio, in particolare di vaste superfici della Murgia come poligoni ed esercitazioni militari, per snaturare l’antica e pacifica attività di agricoltura e di zootecnìa che rendevano famoso in Italia e nel mondo il territorio pugliese.

Espropri, non solo territoriali, ma – scrivevano i vescovi – “culturali, per le funeste conseguenze sull’identità storica del territorio… Non è più la terra, cioè, che viene sottratta alla gente. È la gente che viene sottratta alla terra”. 

E, quasi ad anticipare in modo profetico i numerosi e severi moniti di papa Francesco (ultimi nel tempo quelli lanciati da Hiroshima e Nagasaki), la definizione di “colossale ingiustizia” quella di ritenere che le guerre si potessero evitare producendo e disponendo di armi nucleari.

Il documento, comunque, apriva poi, negli ultimi punti, alla speranza indicando “nell’impegno per la giustizia…, nella forza delle trattative diplomatiche…, nella difesa popolare nonviolenta…, nel dialogo e nella solidarietà…” le vie maestre per un futuro di pace.

 

Diverse civiltà

“Essere operatori di sintesi con le diverse civiltà” l’auspicio finale dell’appello dei vescovi pugliesi che mettevano in rilievo la posizione geografica della regione nel Mediterraneo, le sue foreste di ulivi come albero della pace, la sua vocazione culturale (l’Università di Bari) ed ecclesiale per la grande attività ecumenica svolta dalle Chiese di Puglia con le Chiese d’Oriente.

“Oggi, più che mai, infatti la Puglia è chiamata dalla storia e dalla geografia, a protendersi nel suo mare come Arca di Pace e non a curvarsi minacciosamente come arco di guerra”.

Come rileggere e attualizzare, in questo nostro tempo, a trent’anni di distanza, questo accorato appello in favore della vocazione pacifica della Puglia, del suo territorio e del mare che la bagna lungo i suoi 800 km di costa?

L’occasione è offerta, provvidenzialmente, dall’evento che si svolgerà a Bari, dal 18 al 23 febbraio 2020, in un incontro di “Riflessione e di spiritualità per la Pace nel Mediterraneo pensato e voluto dal card. Bassetti, Presidente della CEI, tra alcuni vescovi, cattolici e ortodossi (con una rappresentanza anche interreligiosa) dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Un evento che domenica 23 febbraio 2020 vedrà, per la terza volta, la presenza di papa Francesco in Puglia, a Bari, per condividere con i suoi fratelli vescovi il lavoro svolto e, soprattutto, le conclusioni operative perché il Mediterraneo, il “nostro” mare, si trasformi in una bellissima via pacis!

In un certo senso possiamo parlare, ripensando al documento del 1988, di appello profetico perché tanti sono stati i cambiamenti e gli eventi che hanno visto la Puglia, l’Italia, l’Europa e il mondo alle prese con nuovi e sanguinosi conflitti, una folle corsa alla produzione e al commercio delle armi, in particolare quelle nucleari, gravissime ingiustizie sociali che hanno generato esodi di popolazioni di migranti dall’Africa in Europa e dal Sudamerica verso gli Stati uniti.

Il Mediterraneo, con le sponde della Sicilia e della Puglia, è diventato punto di approdo di tanti barconi della speranza e, allo stesso tempo, mare in cui migliaia e migliaia di migranti sono naufragati e hanno perso la vita.

Come non ricordare quella nave con 10.000 albanesi che nel giugno 1991 entrava nel porto di Bari e, pur tra tante difficoltà, quella Puglia che svelava, e continua ai nostri giorni ancora, capacità di accoglienza e di integrazione?

Saremmo davvero felici per una Chiesa che nelle sue comunità che si affacciano nel Mediterraneo possa ritrovare il coraggio della denuncia e della speranza. La denuncia di una folle corsa al riarmo, di una crescente paura dell’altro e di chi porta con sé, nel dolore e nella sofferenza, il forzato distacco dalla propria terra.

La speranza di un futuro nel quale la Pace la si costruisca finalmente sul dialogo, sulla riconciliazione e sul rispetto di questa casa comune, la terra, che ci è stata donata. È questo anche il messaggio che papa Francesco ha scritto per il 1° Gennaio 2020, 53esima Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace.

La notte del 31 dicembre p.v., a Cagliari, isola bellissima del Mediterraneo ma anche regione dove la Rwm fabbrica bombe, e dove vescovi, comitati cittadini, associazioni e movimenti ecclesiali da tempo auspicano una coraggiosa riconversione di quella fabbrica, abbiamo vissuto la 52esima Marcia per la Pace, motivo di gioia e di cammino poter rispondere alla domanda-titolo del ricordo del documento dei vescovi pugliesi: sì, non solo la Puglia ma il mondo intero non possono ridursi ad arsenali di guerra! Devono ritrovare il gusto di raccontare alle generazioni future che è possibile ricostruire la nostra storia come una grandiosa arca di pace e navigare verso quei giorni in cui “l’arco dei forti sarà spezzato!” (1Sam 2,5). 

 

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Mediterraneo, frontiera di pace

Questo numero di Mosaico di pace monografico è dedicato al sogno di Pace nel Mediterraneo. Abbiamo intrecciato il messaggio di papa Francesco per il 1° gennaio 2020, “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”, con l’atteso appuntamento delle Chiese a Bari, convocato il 23 febbraio, cui parteciperanno vescovi di diversi paesi che affacciano sul Mediterraneo: “Riflessione e spiritualità per la Pace nel Mediterraneo”. Quale pace si può costruire in questa area del mondo oggi così calda per guerre, crisi ambientale e migrazioni? Quale conversione di una terra e di suoi abitanti? Il messaggio per la giornata della pace 2020 e il documento integrale del 1988 “Puglia Arca di Pace” sono pubblicati nel sito di Mosaico di pace, nella sezione “Documenti”. 

 


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