Due vite, un ideale: far sorridere e pensare. Da Rodari a Quino: l'uomo che ha creato la bimba che fa riflettere.
Non so se Quino e Rodari si siano incontrati nel corso della loro esistenza. In fondo avevano appena 12 anni di differenza l'uno dall'altro. Gianni Rodari nasce nel 1920 in Italia mentre Joaquín Salvador Lavado, conosciuto appunto in tutto il mondo come Quino, nasce in Argentina nel 1932.
L'esistenza di Rodari termina nel 1980 mentre Quino gli sopravvive per ben 40 anni. Il 2020, anno funesto per l'umanità, ricorda però i cento anni dalla nascita di Gianni Rodari ma piange anche la scomparsa di Quino avvenuta il 30 settembre scorso.
Cosa hanno in comune questi due personaggi? Direi tutto. Nati in epoche difficili. L'uno in una Italia appena uscita dalla Prima guerra mondiale e l'altro in una Argentina in ricerca di stabilità politica. Entrambi perdono la figura paterna durante la loro adolescenza (Quino anche la madre). Entrambi sono portati per la letteratura, amano la cultura. Ognuno si realizza attraverso uno stile proprio. Gianni Rodari con la scrittura ma anche con i fumetti, Quino mette ai fumetti parole leggere e graffianti al contempo. Entrambi hanno un obiettivo: parlare agli adulti, ed entrambi scelgono l'infanzia come tramite per questo immane compito. Utilizzano le loro capacità culturali per fronteggiare temi di attualità. Entrambi hanno conquistato il mondo intero con le loro opere, tradotte in tante lingue. Entrambi hanno subito censure: dalla Chiesa per Rodari, dal regime argentino per Quino. Ma ne sono usciti illesi, perché il coraggio della verità, detta con garbo (mica tanto a volte in Quino) ha sempre la meglio.
Quest'anno per entrambi ricorre un evento straordinario: per Rodari cent'anni dalla sua nascita, per Quino la fine di un'esistenza terrena. Fiumi di inchiostri pr parlare di entrambi, perché con le loro penne, con la loro capacità di introspezione hanno reso questo nostro mondo un po' meno scialbo.
Mafalda, la resistenza si fa bambina
Mi soffermo su Quino, l'uomo che ha saputo rendere una bimba capace di far riflettere, di far sorridere, ma soprattutto di porsi interrogativi. Quino ha un'idea: ricreare, attraverso i suoi personaggi, i vari stili presenti nella società. Mafalda è la protagonista principale ma insieme crea un gruppo di bambini che già rivelano quello che saranno poi da adulti. L'amichetta di Mafalda, Susanita, la ragazzina borghese che, per quanto le voglia bene, proprio non riesce ad allinearsi all'irrequietezza dell'amica. I discorsi sul mondo, sulla guerra, sulla pace, ecc… non la scalfiscono per niente.
Manolito, figlio di commerciante e che seguirà le orme del padre; Felipe, il ragazzino buono che segue Mafalda in tutti i suoi ragionamenti… oggi soffrirebbe di bullismo; Guglielmo, fratellino di Mafalda, che pur assorbendo le idee pacifiste della sorella, ama, la minestra, elemento che rende il rapporto tra loro conflittuale; Miguelito: l'opportunista, non si sbilancia, non prende posizioni; e infine Libertad figlia di una madre e un padre con idee socialiste e quindi non amata né da Susanita che la snobba, e neppure da Manolito. Eppure in questa variopinta squadra, Mafalda sa stare bene con tutti e tutte. Si arrabbia, dice le cose come stanno, cerca di far capire dove dovrebbe andare il mondo. Una bimba capace di resistenza, nonostante tutto. Ha a cuore l'umanità, il mondo, i poveri, la libertà. Non ha paura di denunciare i metodi dei dittatori. Critica la scuola e trova sempre parole capaci di spiazzare ogni logica. Poi domanda, si interroga e interroga. I genitori non reggono allo stress delle sue domande sia semplici sia esistenziali. I suoi perché vanno dall'ingiustizia del mondo agli armamenti passando dalla situazione femminile. Discute la scuola e il metodo di insegnamento.
I poveri
Le strisce di Quino scritte dal 1962 al 1973, (come d'altronde quando scrisse Rodari) sono di una attualità straordinaria. Basterebbe soffermarsi sulla situazione economica: per Mafalda sono un assillo le questioni dei poveri, di chi soffre ingiustizia, ma anche la situazione della sua famiglia. Fortissima la vigneta dove si vede il papà di Mafalda incapace di far quadrare i conti e Mafalda che gli domanda: Papà la data del fallimento familiare è imminente vero? Capisce che il lavoro del papà è importante ma non ci sta nel vedere come il lavoro può ridurre la dignità della persona. Eccola quindi che chiede a sua madre, tenendo per mano un papà distrutto: Mandiamo tutti i giorni un padre perché quel maledetto ufficio ci restituisca QUESTO?
Un tema che anche Rodari racconta in filastrocca: Anche i grandi a scuola vanno, tutti i giorni di tutto l'anno. Una scuola senza banchi, senza grembiuli nè fiocchi bianchi. E che problemi, quei poveretti, a risolvere sono costretti: "In questo stipendio fateci stare vitto, alloggio e un po' di mare". La lezione è un vero guaio: "Studiare il conto del calzolaio". Che mal di testa il compito in classe: "C'è l'esattore delle tasse"!
Per terminare: c'è una vignetta che, letta oggi fa, perfino venire la pelle d'oca.
Felipe il buono, il naif, l'ingenuo, saluta l'anno vecchio con una certa mestizia. "Addio, addio anno vecchio. Non ci vedremo mai più. Mafalda lo riprende e dice: No Felipe, non bisogna guardare al passato con rimpianto, ma al futuro con gioia e attimismo. Poi facendo la voce grossa insegna a Felipe, che la guarda attonito, come fare: Così vedi? Salve salve, anno nuovo! Che gioia averti con noi! Sembrerebbe finita qui, invece Mafalda continua e questa volta abbastanza arrabbiata, rivolgendosi a un fantomatico anno nuovo che avanza: E che Luglio si possa dire lo stesso! Capito?
Rodari questa volta sembra rispondere a Mafalda: "Indovinami, Indovino, tu che leggi nel destino: l'anno nuovo come sarà? Bello, brutto o metà e metà?". "Trovo stampato nei miei libroni che avrà di certo quattro stagioni, dodici mesi, ciascuno al suo posto, un Carnevale e un Ferragosto e il giorno dopo del lunedì sarà sempre un martedì. Di più per ora scritto non trovo nel destino dell'anno nuovo: per il resto anche quest'anno sarà come gli uomini lo faranno!".
Entrambi, Rodari e Quino sono passati in punta di penna, a volte i loro passi sono stati graffianti, altre volte leggeri. Due uomini che hanno saputo regalarci la voglia di essere adulti capaci di sognare un mondo migliore. Come bambini.