Trent'anni. Un bel traguardo che deve spingerci a rafforzare questa rivista per rispondere alle nuove ed epocali sfide perché la pace trionfi. A volere fortemente Mosaico di pace è stato lo straordinario don Tonino Bello.

Un uomo che ha saputo cogliere nella pace il cuore del Vangelo e ne ha fatto la bandiera della sua vita, pagando cara quella scelta, tirandosi addosso l'ira di tanti sia politici che ecclesiastici. Per don Tonino la pace voleva dire impegno concreto contro i Poligoni di tiro nella Murgia e contro gli F16 di Gioia del Colle nella sua Puglia che invitava a cessare di essere "Arco di guerra" per divenire "Arca di Pace". Don Tonino sposò la causa del grande movimento popolare contro la fabbricazione e vendita di armi che portò poi alla Legge 185 (1990), nato dalle denunce di Nigrizia, di cui ero allora direttore e dai Beati Costruttori di Pace (le "Arene di Verona"). Si scontrò con il Presidente della Repubblica, Cossiga, per l'Obiezione di Coscienza, e con il Governo e il Parlamento italiano per la decisione di intervenire nella Guerra del Golfo del 1991 e contro la ex-Jugoslavia. E avrà poi il coraggio di guidare, in piena guerra, la Marcia di Pace su Sarajevo (era già molto malato). 

È in questo contesto di impegno concreto contro le armi e la guerra che don Tonino concepì l'idea di dare vita, con Pax Christi, di cui era allora Presidente, a Mosaico di Pace. Pensò a me come direttore. Mi scrisse una lettera molto bella in cui mi chiedeva di accettare. Gli risposi che vivendo nella baraccopoli di Korogocho (Nairobi-Kenya) non potevo accettare ma mi spiegò che aveva pensato a me proprio per il mio impegno contro le guerre e le armi. Non potevo dire di no a un amico come don Tonino, che mi era stato così vicino nel momento del mio scontro con il governo e il Vaticano, con conseguente allontanamento da Nigrizia. Così accettai.

Nacque Mosaico di Pace che per trenta impegnativi anni ha portato in Italia il verbo della pace continuando il ministero profetico del vescovo di Molfetta. Vorrei ringraziare tutti i collaboratori che gratuitamente hanno offerto i loro contributi, ma vorrei soprattutto ringraziare tutta l'équipe redazionale, in particolare la sua direttrice Rosa Siciliano e don Tonio Dell'Olio presente fin dall'inizio di questa avventura giornalistica. Senza dimenticare Guglielmo Minervini, che ci ha lasciati qualche anno fa.

Mosaico di Pace ha saputo essere fedele all'ispirazione di don Tonino che aveva declinato la pace con la giustizia (non può esserci pace senza giustizia) e con il rispetto del creato. 

Ci sarà pace, sognava don Tonino, solo se tutti i popoli potranno sedersi alla comune mensa in pari dignità, arricchendosi delle loro stesse diversità religiose, culturali. Era il sogno della "convivialità delle differenze". È su questa strada aperta da don Tonino che Mosaico di Pace potrà contribuire a rispondere alle sfide epocali di oggi. Infatti, ci troviamo davanti a due minacce: l'inverno nucleare e l'estate infuocata di un pianeta che brucia. Mosaico di Pace dovrà affrontarle entrambe seriamente. Dobbiamo aiutare tutti a capire che ci giochiamo la vita su questo Pianeta.

L'inverno nucleare è una reale possibilità: spinti da due chiare affermazioni di papa Francesco – "Oggi nessuna guerra è giusta" e "Il possesso delle armi atomiche è immorale e criminale" – dobbiamo rendere questa rivista uno strumento per coscientizzare tutti, a partire dalle comunità cristiane per un disarmo che parta dall'opposizione contro le nuove bombe atomiche B61-12 e i missili atomici in arrivo in Italia. E ricordo anche che Mosaico di pace ha rilanciato (dopo 20 anni) la Campagna contro le Banche Armate coinvolgendo credenti e laici nel boicottaggio delle banche che pagano per le armi specie per quelle atomiche. 

Sulla strada aperta da papa Francesco con la Laudato Si', dovranno nascere movimenti popolari che, con la nonviolenza attiva, dovranno cambiare un sistema economico-finanziario-militarizzato e far fiorire forme alternative di vita. Questo sarà possibile solo se saremo capaci di incontrare l'altro, ricco perché diverso. Solo così ci muoveremo verso il sogno di don Tonino: la convivialità delle differenze.


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