Il lavoro, il futuro, l'economia di un'Italia in ginocchio nel ciclone del Covid: uno sguardo alla legge di bilancio alla luce del PNRR.
Mentre siamo ancora colpiti dalla pandemia, la legge di bilancio del 2022-2024 – insieme al PNRR – rappresenta un punto di passaggio importante nel rilancio dell'economia italiana e nell'ambito delle risposte date dalle politiche pubbliche alle emergenze sociali, economiche, ambientali del Paese.
Tale legge interviene su ambiti importanti delle politiche sociali ed economiche e solleva una serie di interrogativi rispetto alle scelte che mancano e a quelle ancora insufficienti rispetto alle esigenze del Paese.
L'Italia è arrivata all'inizio della pandemia con un'economia sostanzialmente in recessione, un leggero calo della produzione e un progressivo aumento della disoccupazione. Il Paese soffre di forti carenze strutturali (assenza di investimenti pubblici e di politica industriale, basso tasso di innovazione e ricerca, deficit infrastrutturali, ecc.) che mettono a serio pregiudizio una ripresa economica e industriale capace di mettere su binari nuovi il modello di sviluppo. Molto dipenderà dalla realizzazione e dalla declinazione concreta degli interventi previsti dal PNRR.
Ci aspettavamo una linea coerente della legge di bilancio verso la necessità e l'obiettivo del perseguimento di un modello di sviluppo orientato all'equità sociale, alla sostenibilità, alla riduzione delle diseguaglianze. Le misure previste nel testo sono (come negli scorsi anni) eterogenee e parziali e la legge sembra più un contenitore di esigenze diverse che una guida verso la comprensione delle scelte di bilancio nel prossimo anno. Nonostante i titoli promettenti di alcuni articoli e sezioni, colpisce l'assenza non solo di misure organiche, ma anche delle motivazioni più profonde di interventi fondamentali nell'ambito della riorganizzazione del sistema della previdenza pubblica nell'ottica della sua sostenibilità sociale nei prossimi decenni; del riordino del sistema degli ammortizzatori sociali (titolo V della legge) che non c'è nella legge: solo misure parziali e specifiche; la riduzione della pressione fiscale rimane vaga nei contorni e nelle modalità realizzative, senza fare cenno alla necessità di rispettare e migliorare il principio della progressività fiscale come sancito dall'art. 53 della Costituzione.
Questa legge di bilancio, in realtà, ha una coerenza: la continuazione di una impostazione che abbiamo già visto fallire in questi anni: la riduzione della pressione fiscale a favore delle imprese, nella speranza (disattesa) di un aumento degli investimenti privati; le privatizzazioni di importanti settori pubblici; l'accentuazione delle dinamiche di concorrenza e competizione; la precarizzazione e la liberalizzazione del mercato del lavoro nella speranza (anche questa disattesa) di una crescita dell'occupazione (è cresciuta solo quella a tempo determinato, saltuaria, poi crollata ai tempi del Covid). L'unica eccezione, resa possibile dall'emergenza del Covid e dalla modifica delle politiche europee è stata l'allentamento dei vincoli della spesa pubblica. Le politiche d'austerità si sono temporaneamente interrotte e si è proceduto a una massiccia politica (in ambito europeo) di ricorso all'indebitamento per finanziare la riposta all'emergenza Covid. Questo anche nel nostro Paese, attraverso il sostegno ai redditi, al lavoro – con il blocco dei licenziamenti – e con il rafforzamento della sanità pubblica. Si è trattato di scelte inevitabili e doverose. Quanto questo possa incidere in un cambio di rotta, anche per la politica degli interventi pubblici, è difficile dirlo. La ritrosia a mettere in campo una organica politica industriale è un segnale negativo. Come lo è l'assenza di una politica fiscale di segno progressivo, ambientale e sociale, volta a ridurre le diseguaglianze e a favorire una politica dei redditi a favore delle classi sociali medio-basse del nostro Paese.
La legge di bilancio si raccorda inevitabilmente con il PNRR e gli interventi previsti dal piano. Pregi e limiti del PNRR si riverberano sulla legge di bilancio e per questi ultimi va evidenziata l'assenza di una politica industriale con al centro una regia del pubblico nell'orientamento e il sostegno a un mercato con regole e trasparenza; i limiti delle politiche per il lavoro e per il riordino universale degli ammortizzatori sociali; le contraddizioni delle scelte in ambito ambientale, in particolare per una giusta transizione su temi come la mobilità sostenibile e le energie pulite; l'assenza di misure e interventi volti a ridurre le diseguaglianze economiche che sono aumentate sensibilmente negli ultimi dieci anni.
Tra gli aspetti positivi della legge di bilancio ricordiamo:
- il mantenimento, con alcuni correttivi non tutti positivi, del reddito di cittadinanza, misura essenziale, con tutte le sue contraddizioni, nella lotta alla povertà e alla promozione delle politiche di inclusione sociale;
- una serie di misure in campo ambientale, tra cui l'istituzione di un Fondo per la mobilità sostenibile, il Fondo Italiano per il Clima e lo stanziamento di 2,063 miliardi destinati a iniziative per la decarbonizzazione, l'efficienza energetica e le fonti rinnovabili e i quasi 626 milioni assegnati alla mobilità sostenibile; la proroga del superbonus;
- la riduzione dell'aliquota IVA del 10% per i prodotti per l'igiene femminile non compostabili (art. 4): si tratta di una misura limitata, ma simbolicamente forte e positiva. A questa misura vanno aggiunti i provvedimenti per il fondo per il sostegno alla parità salariale di genere (art. 36) e del piano strategico nazionale contro la violenza alle donne (art. 38);
- positivo anche l'avvio simbolico di un percorso per la progressiva introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali in alcuni ambiti di politiche sociali: per la non autosufficienza, per i servizi educativi per l'infanzia, per il trasporto scolastico degli studenti disabili. Positive anche alcune misure in ambito sociale e la leggera crescita del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale;
- positivo (in parte) è lo stanziamento di 306 milioni per il Servizio Civile Nazionale nel 2022 (qualche milione in più rispetto al 2021), ma ricordiamo che questa somma garantisce solo a 55mila giovani invece di 80mila previsti lo svolgimento del Servizio; inoltre lo stanziamento del 2022 crolla a 106 milioni nel 2023 e nel 2024.
Per gli aspetti negativi ricordiamo:
- dietro le misure estemporanee per il superamento di quota 100, l'assenza di un disegno di riorganizzazione del sistema previdenziale per garantire la sostenibilità sociale del futuro del sistema pensionistico per i giovani e i lavoratori (soprattutto precari e intermittenti) che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996;
- nonostante le promesse di un riordino del sistema degli ammortizzatori sociali, niente di tutto questo è incluso nella legge di bilancio: solo un insieme di misure frammentarie e parziali;
- l'assenza di chiarezza nelle modalità con cui effettuare la destinazione delle risorse previste per la riduzione della pressione fiscale;
- in questo contesto è grave che anche in questa legge di bilancio non si preveda la riduzione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), quasi 20 miliardi, promessa che i precedenti governi hanno avanzato e che non hanno rispettato;
- l'assenza di misure a tutela del diritto allo studio e di misure per la riduzione delle "classi-pollaio";
- per la cooperazione allo sviluppo la legge di bilancio 2022 smentisce le promesse di diversi esponenti di governo di una road map per arrivare allo 0,7% del PIL, come chiesto dalle Nazioni Unite; con la legge di bilancio del 2022 siamo a un misero 0,22%;
- anche quest'anno non vi è alcuna previsione nella limitazione o riduzione delle spese militari, aumentate sensibilmente in questi anni: mentre in molti settori importanti della spesa pubblica abbiamo solo parziali investimenti, per i sistemi d'arma gli aumenti sono sempre molto ingenti; gran parte degli investimenti pubblici sono concentrati nei prossimi 15 anni sulla spesa militare invece che per la sanità, il welfare, le produzioni civili.
Il disegno di legge di bilancio è un provvedimento deludente e non adeguato alle sfide che abbiamo di fronte. Un'occasione mancata. Ci sono temi decisivi – la previdenza, gli ammortizzatori sociali, il lavoro – che attendono delle risposte organiche e complessive e che invece ricevono solo riscontri frammentari e parziali. C'è una sorta di temporeggiamento di fronte alle scelte da fare, che nemmeno il PNRR in questi campi affronta.
La controfinanziaria di Sbilanciamoci va in altra direzione: 31 miliardi utilizzati per un nuovo modello di sviluppo, sostenibile, di qualità, fondato sui diritti e l'eguaglianza, sulla giustizia sociale. Una controfinanziaria fondata sul rilancio delle politiche pubbliche, delle politiche industriali e degli investimenti per una giusta transizione ecologica, per il welfare e un servizio sanitario pubblico sempre migliore, per l'istruzione, per una giustizia fiscale volta a redistribuire la ricchezza e a colmare le diseguaglianze, per la riduzione delle spese militari a favore di una politica di pace e di cooperazione allo sviluppo per assicurare un futuro giusto per tutti e per tutte.