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Ecologia e gestione delle risorse vanno a braccetto. "Azione contro la fame" propone nuovi orizzonti di sviluppo.

 

"Con l'intensificarsi dei fenomeni climatici, le popolazioni già vulnerabili sono più che mai esposte all'insicurezza alimentare. Desertificazione, inondazioni, scarsità di scorte alimentari costringono milioni di persone a spostarsi pur di sopravvivere.

Gli agricoltori e i piccoli produttori dei paesi in via di sviluppo sono i primi a subirne le conseguenze. Occorre, in tal senso, lavorare con l'obiettivo di sostenere di più l'agricoltura di tipo 'familiare', che rappresenta l'80% della produzione alimentare globale. Se così non fosse, oltre alla perdita del loro unico mezzo di sussistenza, rischiamo di veder svanire anche la capacità di nutrire il resto del mondo".

È l'appello scandito da Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame, organizzazione che, da oltre 40 anni, è impegnata in 50 paesi con l'obiettivo di combattere la fame e la malnutrizione nel mondo. Non è solo un richiamo alle difficoltà legate all'emergenza presente ma anche alla necessità di promuovere soluzioni di medio-lungo termine finalizzate, nel tempo, a rendere le popolazioni del Sud del mondo, vittime di guerre, cambiamenti climatici e diseguaglianze, più resistenti. Besti pensare ai programmi che mirano a promuovere l'agroecologia nell'ambito della agricoltura contadina. Stiamo parlando di un modo di progettare sistemi di produzione alimentare basati sulle specificità dei singoli ecosistemi.

In simbiosi

È un nuovo orizzonte di sviluppo delle capacità locali che ha anche il grande merito di ridurre le pressioni sulle risorse naturali. Tale sistema mira, del resto, a trovare una simbiosi con l'ambiente: oltre all'assenza di prodotti fitosanitari, all'uso del compost e alla ricerca della complementarità tra le specie, l'agroecologia fa propri alcuni importanti parametri di gestione ecologica, come l'uso parsimonioso dell'acqua e dello spazio coltivato, la riforestazione e la lotta all'erosione. Insomma, è una buona pratica che ne genera altre azioni virtuose.

L'agroecologia è una nuova "traiettoria di sviluppo" che, di fatto, evidenzia i limiti dell'agricoltura industriale: il rapporto 2019 realizzato dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha già dimostrato che i pericoli connessi allo sfruttamento intensivo di terre coltivabili costituiscono un tema che il mondo, oggi, non può più ignorare. L'uso di pesticidi o le monocolture, per esempio, contribuiscono all'aumento dei gas serra e all'impoverimento e al degrado del suolo che, invece, va preservato come "serbatoio di stoccaggio" di carbonio utile allo scopo di catturare e di trattenere la CO2 dall'atmosfera. Nel 2019, i terreni agricoli hanno occupato circa il 38% della superficie. Tale superficie, oggi, continua a estendersi anche in ragione dell'aumento della domanda di prodotti animali, incrementando i rischi legati alla deforestazione. Gli esperti dell'IPCC raccomandano, in tal senso, l'adozione e la promozione di "un'agricoltura diversificata, territoriale e a misura d'uomo". Per questa ragione, in alcuni paesi africani, con la regia di Azione contro la Fame, sono stati predisposti progetti che, in questi anni, hanno reso l'agroecologia una pratica innovativa e sostenibile per il presente.

In Camerun

In Camerun, con il progetto "PRO-Act", promosso dall'organizzazione in sinergia con altre realtà umanitarie internazionali, ben 27.400 persone complessive, di 24 villaggi del dipartimento di Kadey, sono state beneficiarie di un vasto piano che mira a combattere la malnutrizione e l'insicurezza alimentare. In un paese costantemente sotto pressione per l'afflusso di rifugiati e sfollati interni a causa del conflitto nella Repubblica Centrafricana e per le violenze legate all'ascesa di Boko Haram nella regione del Lago Ciad, Azione contro la Fame ha promosso ore di formazione dedicate alle comunità locali, dando vita a una vera e propria "scuola contadina".

"La scuola contadina è, innanzitutto, un metodo per condividere esperienze. Ognuno viene con il suo know-how e impariamo insieme – ha spiegato Papa Abdou, facilitatore dell'organizzazione nella missione in Camerun –. Azione contro la Fame ci ha formato su tecniche che non conoscevamo, come l'agroecologia. Si tratta di pratiche che non costano molto e che sono efficaci. Un campo senza fertilizzanti e insetticidi è più produttivo. Spesso i vicini che usano prodotti chimici vengono da noi e ci chiedono come facciamo. Le nostre piante crescono più delle loro. Ogni membro del gruppo ha il proprio campo, che viene coltivato secondo le tecniche apprese nella scuola contadina. Piantiamo sorgo, mais, arachidi o ceci".

In Nigeria

Un secondo esempio riguarda lo stato di Yobe, nel nord-est della Nigeria, dove Azione contro la Fame ha promosso un progetto che mira ad aiutare le donne in attesa, che allattano o che hanno bambini con età inferiore ai cinque anni, a realizzare dei veri e propri "orti giardino". L'obiettivo dell'iniziativa è quello di sostenere le madri che non dispongono di cibo nutriente, private delle vitamine e dei minerali necessari, a scongiurare danni alla propria salute e a quella dei nascituri.

In questa zona, i conflitti e la fame sono piaghe strettamente correlate: qui, del resto, le famiglie sono costrette a vivere in condizioni estremamente dure. Una situazione che mette a serio rischio la possibilità delle popolazioni di ricevere cibo sufficiente e nutriente. È il caso della famiglia di Maria Adamu: con 14 persone da sfamare, la donna ha fatto fatica a provvedere alle esigenze di tutti: "Non sono stata in grado di dare ai miei figli un pasto nutriente e a pensare, contemporaneamente, a una nuova sistemazione. Per questa ragione, ho preso la dura decisione di rimanere nella casa di famiglia nonostante le violenze a cui ogni giorno assistiamo".

Sia Maria che altre donne residenti nello stato di Yobe hanno avuto l'opportunità di coltivare e di curare il proprio giardino dopo aver ricevuto semi, terra e attrezzi da giardinaggio da Azione contro la Fame. "Quando ho ricevuto, per la prima volta, i semi, due anni or sono, non vedevo l'ora di piantarli". Adesso Maria coltiva quanto basta per soddisfare le esigenze della propria famiglia e, addirittura, per vendere alcuni prodotti con l'idea futura di acquistare, addirittura, una seminatrice. La semina e il raccolto costituiscono solo la prima fase del progetto. Nella sua seconda fase, l'organizzazione promuove sessioni di formazione per illustrare alle comunità in che modo adottare una dieta varia e nutriente.

Nuove strade

Queste due testimonianze dimostrano che l'agroecologia non solo funziona, anche all'interno di scenari vulnerabili ma che, soprattutto, può rappresentare una opportunità per migliaia di comunità del mondo, in Asia, Medioriente o in America Latina. Sostenere una forma di agricoltura di tipo 'familiare' e di prossimità costituisce, oggi, la strada per far fronte alle esigenze alimentari e nutritive delle diverse comunità riducendo, allo stesso tempo, le pressioni sulle risorse naturali. È una sfida che l'organizzazione ha preso sul serio con l'obiettivo di valorizzare, allo stesso tempo, la combinazione cultura-territorio come una delle ricette messe in campo per contrastare la fame e la malnutrizione nel mondo.

"Dopo la significativa assegnazione del premio Nobel per la Pace al World Food Programme, nostro partner in numerosi paesi, occorre adesso sostenere, concretamente e con maggior forza, i programmi umanitari tesi a ridurre l'insicurezza alimentare determinata non solo dai conflitti in corso ma anche dai cambiamenti climatici, dalle disuguaglianze socioeconomiche e dall'attuale emergenza Coronavirus – ha aggiunto Simone Garroni –. Se facciamo riferimento ai dati che riguardano la fame e la malnutrizione nel mondo, tanta è ancora la strada da fare per raggiungere lo 'zero hunger' tracciato dagli Obiettivi di Sviluppo: occorre, dunque, il contributo di tutti per mettere la parola fine a questa grave piaga".

 

 

 

 


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