Come vivreste in un Paese in cui le vostre madri, figlie, sorelle, mogli, amiche dovessero essere accompagnate da un uomo per uscire di casa? Dove fossero obbligate a fidanzarsi e sposarsi all'età di 18 anni per non subire punizioni o essere obbligate a unirsi a un talebano? Dove le ragazze dopo i 12 anni non potessero andare più a scuola?
Avete capito bene, parliamo dell'Afghanistan, il Paese in cui sono tornati i talebani dopo ben 20 anni. I talebani, quelli che hanno annunciato di voler vietare lo sport alle donne afghane perché non è né appropriato né necessario. Quelli che dichiarano che "una donna non può fare il ministro. È come metterle al collo un peso che non può portare. Non è necessario che le donne facciano parte del governo, devono fare figli". Come si svolgerà in Afghanistan il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, quest'anno in cui il diritto a manifestare non c'è più, pur incarnando simbolicamente la summa delle discriminazioni e delle violenze vissute dalle donne del mondo?
Nel 2001 con la scusa di portare i diritti alle donne afghane si è lanciata una guerra contro i talebani e Al Qaeda, loro alleati. Quella guerra a "bassa intensità" ha ucciso 251 mila persone, di cui settemila occidentali, 70 mila soldati afghani, altrettanti pakistani e 100 mila civili. Tra i civili ci sono uomini e donne di ogni età. In quei costi umani non sono contate le violenze e i femminicidi tentati e subiti dalle donne afghane di ogni età, solo perché donne!
Quali risultati sono stati raggiunti in Afghanistan dall'invasione guidata dagli Stati Uniti nel 2001 al 2021? In venti anni 7 persone su 10 vivono sotto la soglia di povertà, solo il 13,2% delle donne ha avuto accesso a un'educazione secondaria e il 21,6% ha lavorato o cercato lavoro. Solo il 24,2% delle donne afghane sono alfabetizzate.
Negli anni sono continuate le minacce nelle scuole femminili in particolare inquinandone l'acqua potabile, distruggendo banchi e vetrate, addirittura facendo esplodere edifici, inclusi gli attentati alle università! Ciò ha rafforzato in alcune aree la tradizione di continuare a far sposare le proprie figlie piuttosto che mandarle a scuola. Nonostante tutto la resilienza alla vita della popolazione afghana è continuata e il progresso, a partire dalle città più urbanizzate, ha avuto eco in tutto il Paese. Le donne hanno occupato spazi impensati venti anni or sono! Hanno creduto in un cambiamento che di fatto c'è stato. Sono divenute giornaliste, hanno gestito programmi radiofonici e televisivi, hanno scritto, sono divenute accademiche, sportive, parlamentari, giudici, imprenditrici...
Dopo l'arrivo dei talebani, quei pochi progressi nell'istruzione e in ambito sanitario si stanno rapidamente disfacendo e una nuova crisi umanitaria è ormai in corso. Ci sono tre milioni e mezzo di sfollati interni, principalmente donne e bambini, e oltre tre milioni e mezzo di rifugiati tra il Pakistan e l'Iran. Sono ricominciate le migrazioni verso l'Europa. In questo frangente sono state le donne a reagire con forza ai divieti dei talebani! Sono scese in piazza per i diritti e contro la politica del Pakistan in Afghanistan. Sono state decine le manifestazioni delle giovani in molte province afghane sino a quando la reazione talebana le ha costrette a sopire temporaneamente la voce. Loro sono indipendenti: non vogliono tornare indietro e rischiano la loro vita per questo.
Noi donne e uomini in Italia sentiamo forte la loro richiesta di libertà, di diritti, di pace. Siamo coscienti che la loro richiesta è simbolicamente anche la nostra, contro tutti i fondamentalismi misogini che ostacolano la vita e l'avanzamento delle donne nel mondo. "Non abbiamo solo bisogno di respirare, mangiare, bere, dormire! Vogliamo vivere, educarci, pensare, far sentire la nostra voce, partecipare liberamente, costruire pace e futuro!" dice la mia collega afghana di Pangea. E allora, prima che i riflettori si spengano sull'Afghanistan, prima che sia troppo tardi, a dimostrazione che le armi e la violenza non sono tutto, sosteniamo le donne in Afghanistan e nel mondo, sorelle ovunque, per superare ogni violenza e discriminazione!