Muore padre Rutilio Sánchez, amico di Oscar Romero. In un Salvador insanguinato prima e resistente sempre, padre Tilo è stato accanto ai poveri e al popolo.

 

Padre Jose Rutilio Sánchez, conosciuto come Padre Tilo, nasce l'8 dicembre 1944 in una località del dipartimento de La Libertà, Agua Escondida. Figlio di contadini e lui stesso contadino, entra in seminario giovanissimo a San Josè la Montaña in San Salvador.

Studia teologia, sotto l'occhio vigile di padre Rutilio Grande (assassinato il 12 marzo 1977 con due altri suoi amici e che sarà beatificato il 22 gennaio 2022), vive esperienze pastorali nei villaggi del dipartimento di Chalatenango al nord del Paese ed è ordinato sacerdote il 12 dicembre 1969 dall'arcivescovo Luis Chavez y Gonzalez, antecessore di mons. Romero.

Inizia il suo ministero pastorale a Suchitoto e lì prende coscienza della tragedia dei contadini ai quali viene tolta la terra, spazio per loro vitale, per costruire un bacino artificiale. È coinvolto in questa grande problematica e partecipa alla Federazione Cristiana Campesina Salvadoregna (FECCAS). Ovviamente è malvisto dalle autorità oligarchiche e preso di mira.

L'esperienza di ingiustizia vissuta dai contadini, che padre Tilo fa propria, lo segnerà per tutta la vita. Padre Tilo ha fatto corsi di giornalismo e di cooperativismo e gli viene data la responsabilità della Radio arcidiocesana YSAX, in quei momenti l'unica a denunciare le ingiustizie in danno degli impoveriti. Per un certo periodo, gli è stata anche affidata la direzione del settimanale Orientacion dell'Arcivescovado. Mons. Romero lo nomina responsabile della Caritas arcidiocesana e come parroco, nella parrocchia di San Martin – un paesino vicino a San Salvador, metà contadino e metà dormitorio proletario – fa un gran lavoro di coscientizzazione e di organizzazione popolare a partire da una pastorale liberatrice.

Spirito intraprendente e infaticabile, ha sempre avuto una profonda fiducia nella forza dello Spirito di Dio e nel popolo "cosciente e organizzato". Il popolo-massa, come diceva San Romero, "è un mucchio di gente, meglio se molto addormentata, tanto più conformista meglio è…". La Chiesa deve risvegliare negli uomini e nelle donne il senso di popolo inteso "come comunità di uomini e di donne dove tutti collaborano al bene comune". 

Padre Tilo era una persona allegra, sorridente, con lo sguardo profondo, carico di vissuto, di presente e di speranza nel futuro. Animava e chiamava all'impegno. Era felice con la sua gente sia quando celebrava l'Eucarestia o quando dava corsi biblici o di analisi della realtà, sia quando accompagnava le persone nelle marce per la difesa dei diritti umani e della Madre Terra.

Ha vissuto sulla propria carne le sofferenze, le lotte e le speranze del suo popolo sofferto e sofferente sin da quando era studente di teologia e si rendeva conto delle ingiustizie, delle umiliazioni, dei soprusi che viveva la gente semplice.

Ha sempre preso sul serio il Vangelo: "Sono venuto perché abbiate la vita e la abbiate in abbondanza" (Gv.10,10); "Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia" (Mt.6,33); "Cercate la giustizia, difendete i diritti dell'oppresso, fate giustizia all'orfano e difendete la vedova" (Is. 1,17). Per questo ha avuto molti problemi a livello socio-politico e religioso e molte sono state le incomprensioni. Le sue scelte di vita sono sempre state radicali.

Proprio per la sua radicalità nel vivere il Vangelo ha subito molti attentati alla vita perpetrati dalle forze repressive, dalle forze armate e dagli squadroni della morte, salvandosi miracolosamente. Non potendo più restare parroco, prese la decisione di continuare a vivere quello che aveva pubblicato nell'immaginetta della sua ordinazione sacerdotale: "Il sacerdote è un uomo eletto tra gli uomini per servire gli uomini" (Lettera agli Ebrei 5,1). Così sente sua la vocazione di vivere in prima persona i fronti di guerra per portare avanti una pastorale di "accompagnamento" perché crede che lì si creino le basi del Regno di Dio.

In una lettera di grande umanità e con senso cristiano, scritta nel mese di febbraio del 1981 all'arcivescovo Rivera y Damas – successore di San Romero – si legge: "Credo nel sacerdozio come segno di servizio efficace per la comunità. Credo in Gesù-popolo, capace di insegnarci a trasformare la società da crudele in umana... Non posso avere una parrocchia però ci sono altre necessità sacramentali urgenti come dare consolazione agli orfani, comunione e confessione, offrire catechismo a una gran quantità di bambini e orfani… e poter così accompagnare queste pecore senza pastore… che hanno bisogno della forza che dà l'Eucaristia".

Sono note le sue catechesi sui dieci comandamenti, sulle beatitudini e sulle quattordici opere di misericordia che lui definisce insegnamento di Gesù per cambiare l'umanità a beneficio di tutti e per creare così le basi del Regno di Dio: un mondo con pane, vestiti, case, salute, educazione per tutti.

Questa fiducia senza limiti nella forza dello "Spirito di Dio e del popolo" l'ha accompagnato per tutta la sua vita. Il suo dinamismo, la sua incessante ricerca di essere un sacerdote al servizio dei fratelli più impoveriti fa sì che sia difficile da "inquadrare" e sempre lo si coglie un passo più avanti degli altri. È un acerrimo difensore dei diritti sia umani e della terra, delle giuste cause sociali, un ricercatore della giustizia nella verità e della pace: diceva a tal proposito che la pace è frutto della giustizia e questa frutto della libertà che, a sua volta, è frutto dell'uguaglianza dei diritti umani, delle opportunità per una sana convivenza sociale.

Sempre presente e disponibile ad accompagnare le celebrazioni dei martiri e a preservare la memoria storica. Uomo d'ecumenismo e interreligiosità, ha lavorato per costruire la mondializzazione del Dio della vita riscattando così altre esperienze che aiutino a retroalimentare le resistenze, le utopie e le speranze.

Protagonista nella difesa dei diritti dei popoli aggrediti dall'impero, padre Tilo è stato un poeta della vita, un sognatore, un rivoluzionario. Un sacerdote "fatto popolo", innamorato della sua gente, ricercatore con e per la sua gente della giustizia, della liberazione, dell'uguaglianza.

Ha sempre cercato di vivere l'invito di Gesù: "Vi invio come pecore in mezzo ai lupi" (Mt.10,16).

Ha denunciato i lupi di turno, i latifondisti, l'oligarchia, il capitalismo neoliberale, l'imperialismo, i venditori di armi. Diceva spesso: "Il capitalismo si reinventa; per far questo ha bisogno di un apparato militare forte, un apparato giuridico sottomesso e compiacente, mezzi di comunicazione servili e di una religione che predica un Dio individualista, intimista... una spiritualità deformata – fuga mundi – e non una spiritualità integrale che ci invita ad essere ‘luce del mondo, sale della terra e lievito'".

Con la firma degli Accordi di pace nel 1992 è cessato il fuoco delle armi ma la situazione di ingiustizia strutturale rimaneva tale. Per continuare ad accompagnare le comunità nel loro processo di ricostruzione e di liberazione, è nato Sercoba, Equipo de servicio para Comunidades de base, una realtà voluta da persone sopravvissute alla guerra e che volevano continuare a "servire" le loro comunità.

Padre Tilo ha vissuto la sua Pasqua il 4 settembre 2021. Con lui se ne va una gran parte della storia sia ecclesiale sia politico-sociale di El Salvador. Ha lasciato un grande vuoto nelle organizzazioni sociali e nelle persone che l'hanno conosciuto, amato e che hanno condiviso il sogno di un El Salvador diverso, fondato sulla giustizia sociale, sul rispetto dei diritti umani e della Madre Terra, in cui si viva la solidarietà e la fraternità.

 

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Sercoba

Mariella Tapella, laica volontaria italiana, molto vicina a Pax Christi e amica di tanti di noi, è un pilastro in Sercoba, strumento di accompagnamento delle persone impoverite, soprattutto nell'area rurale, affinché divengano soggetto del proprio futuro. Perché, come diceva spesso padre Tilo, dal basso viene il vero cambiamento. Solo il "popolo impoverito ma cosciente e organizzato capisce e salva il popolo stesso". "Quando il povero crede nel povero già possiamo cantare la sua libertà. Quando il povero crede nel povero costruiremo la fraternità… Quando il povero cerca il povero e nasce l'organizzazione, inizia la nostra liberazione. Quando il povero annuncia al povero la speranza che Lui ci ha dato, il Regno sta tra noi" (Messa popolare savadoregna). Sercoba riprende l'eredità di mons. Romero e dei martiri: in una mano la Bibbia e nell'altra la realtà, perché la Bibbia, che è Parola di Dio, da sola non basta. Dobbiamo saper leggere i segni dei tempi.

 

 


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