Nel corso dell'incontro dei G20 di Venezia, gli attivisti di Extinction Rebellion hanno manifestato in modo nonviolento e creativo il proprio dissenso. Diamo voce alla loro protesta e alle loro proposte.
Dall'8 all'11 luglio i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali dei 20 Paesi più ricchi del pianeta si sono riuniti per discutere di tassazione minima per le multinazionali e crisi climatica. Il meeting si è tenuto a Venezia, una città che già oggi è minacciata concretamente dall'innalzamento del mare.
Le preoccupazioni
"Nonostante le dichiarazioni, anche questa volta non sono stati raggiunti gli accordi sufficienti per indirizzare l'economia mondiale verso una vera transizione ecologica, mentre rimangono confermati i massicci finanziamenti all'industria fossile, automobilistica e all'aviazione", è quanto lamentano le associazioni ambientaliste riunite nella manifestazione nazionale "We are the tide- You are olny G20" di sabato pomeriggio 10 luglio, a cui hanno aderito anche sindacati di base, movimenti sociali, studenteschi e di lotta ai cambiamenti climatici.
"I governi del G20 sono responsabili di circa il 75% delle emissioni globali di CO2", dichiara Extinction Rebellion (XR). "Nonostante tutti gli impegni presi e le dichiarazioni ufficiali, dal 2015 (l'anno in cui sono stati stipulati gli Accordi di Parigi), almeno 77 miliardi di dollari sono stati versati ogni anno dai governi dei Paesi del G20 in progetti legati al petrolio, al gas fossile e al carbone, mettendo a rischio la sicurezza mondiale e le vite di migliaia di persone. Al termine del 2019, inoltre, nessun governo del G20 risultava essere ancora in linea con gli obiettivi di quegli stessi accordi. Nei decenni passati, i Paesi del G20 hanno ripetutamente ignorato gli effetti del collasso climatico in quanto riguardanti principalmente il Sud del mondo, realtà fragile e depredata. Solo oggi i morti di caldo del ricco Canada stanno cambiando la narrativa, fanno notizia e paura, spiattellano in faccia a tutti la gravità della situazione e raccontano l'inerzia dei capi del mondo".
Le proteste
Attiviste e attivisti definiscono il Forum internazionale "privo di legittimazione democratica e non rappresentativo della popolazione globale". Oltre alla manifestazione di sabato pomeriggio, Extinction Rebellion, movimento internazionale per il clima nato a Londra nel 2018, per tutta la settimana di G20 ha messo in atto azioni scenografiche, di alto impatto visivo, di disobbedienza civile, secondo il metodo nonviolento, coinvolgendo anche famiglie con bambini e dialogando con i tanti turisti presenti.
Il giorno di apertura del G20, venti attivisti si sono diretti al confine della zona rossa, incollando i loro corpi a terra e ai cancelli di sicurezza, cantando e suonando. Sabato mattina figure teatranti vestite di blu, le Blue Rebels, raffiguranti la vita sugli oceani hanno rappresentato il dolore degli esseri viventi marini, intrappolati nelle reti e uccisi dall'ingordigia dell'uomo, dall'inquinamento e dal cambiamento climatico. Lo slogan: "Il dolore degli altri è dolore a metà?".
Gli attivisti di Animal Rebellion (gruppo di XR che si occupa soprattutto di diritti degli animali) spiegano: "Si stima che l'attuale modello economico e produttivo, se portato avanti nei prossimi decenni, svuoterà gli oceani dai pesci entro il 2048. Una perdita immane e vertiginosa che metterà a rischio la sopravvivenza anche della nostra specie".
Sempre sabato, XR ha versato sulle scale del Ponte Calatrava sangue finto (vernice ecologica, poi ripulita perfettamente), mentre gli attivisti si stendevano a terra in un drammatico die in. Lo striscione, eloquente "Il nostro sangue, i loro soldi".
I bambini
Gli attivisti denunciavano al microfono, mentre i turisti passavano a lato, i morti provocati dal riscaldamento globale: "Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, il collasso climatico causa circa 150.000 morti l'anno; secondo il report Global Climate Risk Index 2021, negli ultimi vent'anni 475 mila persone hanno perso la vita a causa di eventi climatici estremi, i quali hanno provocato un totale di circa duemila miliardi di euro di danni economici".
Tra le richieste di XR, oltre a dire la verità e agire tempestivamente contro la crisi climatica, c'è quella delle assemblee cittadine.
Nell'ultimo giorno del G20, domenica mattina, Extinction Rebellion pensa ai bambini e alle bambine del mondo. Sul Ponte degli Scalzi vengono posizionate centinaia di scarpette usate di bimbe e bimbi. Tra le scarpette, manifesti con le minacce che vivranno le nuove generazioni: "ondate di calore", "guerre", "siccità", "sete", "fame", "migrazioni di massa", "città allagate", "pandemia"... scritte silenziose tremendamente impattanti, che raccontano cosa vivranno (e molti stanno già vivendo), i bambini nei prossimi decenni. Uno striscione ricorda il peggiore degli scenari, che se non facciamo nulla, avverrà tra meno di 100 anni: "+4°C= pianeta inabitabile".
Tanti genitori prendono la parola ed esprimono le loro preoccupazioni. Aldo, papà da 18 mesi dichiara: "Non riesco più a ignorare questa prospettiva e sento il dovere morale di disubbidire a un sistema basato sulla distruzione della vita e del futuro". Linda, mamma di 4 bambini: "I nostri figli ci chiedono cosa accadrà, anche loro sono consapevoli della gravità della situazione. Non siamo rassegnati, vogliamo agire e non essere complici di questa grande ingiustizia".
Poi è la volta delle Red Rebels, figure teatrali di mimo vestite di rosso, tipiche delle azioni di XR (il rosso rappresenta il sangue, la vita ma anche il dolore comune all'umanità). Le loro facce mute e bianche mimano le emozioni universali degli esseri viventi, con movimenti lenti e struggenti. Domenica 11 luglio, alcune attiviste si sono stese lungo il canale di Campo SS. Apostoli vestite da sirene, esponendo uno striscione con la scritta "G20: state avvelenando i nostri sogni" .
"Le sirene rappresentano i nostri sogni, ma specialmente i sogni delle nuove generazioni", dicono le attiviste. "Sogni avvelenati dall'avidità con cui i nostri governi portano avanti le stesse logiche di mercato e di profitto con cui pochi si sono arricchiti a discapito di molti, anche e soprattutto in questo ultimo anno di pandemia". I numeri che snocciolano gli attivisti non lasciano spazio a dubbi: "Gli investimenti fatti nel 2020 per la ripresa post Covid-19 da 16 dei membri del G20 rafforzano anziché riformare i settori produttivi più dannosi per l'ambiente. Nel settore energetico ancora il 54% degli investimenti è stato indirizzato verso i combustibili fossili".
Finanza fossile
Per questo, la protesta finale è contro la finanza fossile. Una lunga fila di attivisti a piazza San Marco e sul Ponte di Rialto, ha simulato di ritirare i propri soldi da Unicredit, Crédit Agricole e Banca Antonveneta, banche che finanziano settori fossili, o dannosi per l'ecosistema e la biodiversità.
Un'azione che rilancia la Campagna di "disinvestimento" che Extinction Rebellion porta avanti da mesi, cercando di indurre la gente a disinvestire dagli istituti di credito che continuano a finanziare carbone, petrolio e gas, e a spostare i propri soldi in banche realmente etiche e sostenibili.
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Extinction Rebellion è un movimento di attiviste/i che credono nell'efficacia della nonviolenza da mettere in pratica nelle azioni e nella comunicazione di tutti i giorni. Credono "nella pace, nella scienza, nell'altruismo, nella condivisione di conoscenza". Nutrono "profondo rispetto per l'ecosistema nel quale viviamo" e si impegnano per diffondere un nuovo messaggio di riconciliazione". Sono nati nell'ottobre 2018, allorquando, a Londra, hanno reso pubblica la "Dichiarazione di Ribellione".
Info: https://extinctionrebellion.it/chi-siamo/extinction-rebellion/