Editoriale
Qualifica Autore: Presidente Pax Christi Italia

Oltre tre mesi di combattimenti in terra ucraina. Un massacro. Pax Christi leva ancora più forte la propria voce perché si giunga a un immediato cessate il fuoco e perché la pace si rispristini con il dialogo e i negoziati e non con altre armi, "perché non c'è niente di buono là dove prevale e predomina la logica della guerra e del ‘nemico' da cui difendersi e da attaccare" (cfr. mio articolo su Famiglia Cristiana del 5 aprile 2019, nda).

Oggi sono ancora più convinto che non si possono affidare processi di pace così complessi a un organismo internazionale come la Nato. "L'Italia nei fatti – proseguivo in quell'articolo – si è sempre dimostrata più fedele alla Nato che all'Onu. Del resto, il nostro Paese è entrato nel Patto nordatlantico appena esso fu ideato il 4 aprile del 1949, schierando bombe nucleari ancora oggi presenti ad Aviano e Ghedi. Solo più tardi, quando gli fu permesso, entrò nell'Onu, nel 1955".

Ho gli stessi forti dubbi di allora relativi alla nostra sovranità e autonomia rispetto all'"abbaiare" della Nato, come ha detto papa Francesco, alla fedeltà ad essa prima che all'Onu, ai blocchi contrapposti mai svaniti. Con preoccupazione, mentre Svezia e Finlandia chiedono l'ingresso nell'Alleanza atlantica (fomentando ancora di più il pericolo di una guerra globale), rileggo la storia della nostra Repubblica e del nostro sogno di pace.

Questa bella Repubblica acclamata nelle strade di quel 2 giugno 1946 con fare festoso. Questa Repubblica che usciva da un conflitto mondiale e che voleva scongiurare in ogni modo il "flagello" di un'altra guerra. Ripenso al lavoro dei tanti politici che hanno scritto la nostra Carta costituzionale e che hanno "fatto" questa Italia immaginandola sovrana e non "provincia di un impero", come scrive Pietro Scoppola in dialogo con Giuseppe Dossetti (in "A colloquio con Dossetti e Lazzati", a cura di Leopoldo Elia e Pietro Scoppola, Il Mulino 2003, p. 88).

Un'Italia capace di un'arte di governo tale "che ci consentisse di conservare una certa autonomia di politica specialmente nel Mediterraneo", commenta Giuseppe Dossetti, grande padre della Costituzione (op. cit). Dossetti si era espresso contro l'adesione dell'Italia al Patto Atlantico nell'assemblea del gruppo Dc, votando poi a favore alla Camera ("M. Glisenti: Poi ha votato a favore. G. Dossetti: Sì, con delle riserve formulate in dichiarazione di voto", op. cit. p. 87). Temeva che l'ingresso nel Patto Atlantico avrebbe deresponsabilizzato l'Italia in ambito di politica estera, rispetto al suo ruolo nel Mediterraneo. I dossettiani credevano che "sarebbe stato opportuno far capire agli Stati Uniti che l'Italia avrebbe potuto avere un ruolo importante nel bacino del Mediterraneo" (G. Glisenti, in op. cit., p.89). Chissà cosa direbbe oggi Dossetti se potesse osservare come il manto armato della Nato ricopra ogni possibilità di mediazione altra.

Come non sentire il silenzio assordante dell'Onu e dell'Europa rispetto al frastuono della Nato, stonato per noi operatori di pace? La strada della deterrenza nucleare e quella del riarmo, la politica dei blocchi contrapposti, quali erano Patto atlantico e Patto di Varsavia, non è la nostra.

Non ci ha mai convinto questa sottomissione, anche economica, dell'Italia alla Nato. Non ci ha mai convinto la strada delle armi.

Abbiamo vissuto da vicino capitoli di storia dolorosa, drammatica, di popoli oppressi, e siamo sempre stati dalla loro parte. Penso al Salvador, ad esempio, al quale siamo particolarmente legati, e vado con la memoria agli anni bollenti della dittatura, quando gli Stati Uniti armarono e sostennero forze "speciali", squadroni della morte, che torturarono e uccisero diverse migliaia di persone, quasi tutte civili. Nessuno di noi, negli anni delle dittature latinoamericane, ha mai sperato nell'ingresso del Salvador o del Nicaragua o dell'Argentina nel Patto di Varsavia.

La strada che, allora come oggi, scegliamo è quella di Romero: la nonviolenza.

Le domande sono tante. Tutte aperte. Nodi irrisolti per arrivare a una soluzione non violenta delle guerre. Qui pongo solo fermo il mio, il nostro, no alle armi. Il mio, il nostro, forte dubbio sull'utilità del sostegno italiano alla Nato.

 

 


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