Pace subito. La quarta delegazione nonviolenta: cessate il fuoco!
Era la quarta carovana per la pace organizzata da #Stopthewarnow. Le precedenti, già dal mese di marzo, erano dirette a Leopoli, Odessa, Mykolaiv.
Questa, dal 26 settembre al 3 ottobre ha raggiunto Kiev, la capitale dell'Ucraina. "Stare qualche ora con Yuri Sheliazhenko, Segretario esecutivo del movimento pacifista ucraino, con chi cerca la pace qui in Ucraina, significa anche percepire la fatica di essere nel proprio Paese in guerra, eppure, continuare a credere che si debba lottare contro la follia delle armi", avevo dichiarato a un giornalista italiano in quei giorni, da Kiev.
Sì, perché l'obiettivo di questa carovana, oltre a portare aiuti umanitari sempre fondamentali in quelle situazioni, era quello di rafforzare i legami già esistenti con le realtà ucraine, che credono a un'alternativa all'uso delle armi, e sostenere gli obiettori di coscienza, alcuni sotto processo, come Rushlan Kotsaba.
La carovana era coordinata soprattutto dal Movimento Nonviolento e da Un Ponte per…, che già da tempo operano in quei territori, e hanno rapporti anche con gli obiettori russi.
Una prima tappa è stata vissuta a Cernivci, dove abbiamo lasciato alcuni aiuti per l'inverno e dove abbiamo fatto, nella bellissima università, patrimonio dell'Unesco, un convegno di qualche ora con oltre cento studenti universitari e insegnanti sul ruolo dei giovani nel costruire la pace, sull'Europa, sulla situazione delle armi nucleari. Anche lì abbiamo incontrato diverse associazioni della società civile. Il viaggio è poi proseguito in treno verso Kiev.
Un viaggio di circa 15 ore. Che ci ha portati nel cuore della capitale. Una grande città che in quei giorni viveva una situazione "apparentemente normale": bar, alberghi, taxi, auto e tante persone per strada e nella metropolitana. È stato proprio Yuri, accompagnato da pochi amici a guidarci nel giardino "Oasi della pace" al cui interno c'è la statua di Gandhi. No, non è proprio facile parlare e riflettere sulla nonviolenza in un Paese in guerra. Si viene considerati traditori della Patria. Prima della guerra c'era anche in Ucraina la legge che riconosceva l'obiezione di coscienza. Adesso invece con la guerra tutto cancellato. Per questo un obiettivo della Carovana è stato quello di sollecitare tutti i Governi, sia ucraino che russo (perché gli obiettori dei due Paesi in guerra sono collegati tra loro) ma anche gli Stati europei, compresa l'Italia, a riconoscere gli obiettori e dare lo asilo politico. Sarebbe una grande gesto, che indica una direzione diversa con cui affrontare la guerra. Dalla parte di chi non la vuole fare.
È importante, anche se isolata, la forte voce di papa Francesco. E anche di tutte quelle associazioni e persone che fin dall'inizio si sono opposte all'invio di armi all'Ucraina, e hanno da sempre denunciato la follia di vendere armi anche a Putin, fino a qualche anno fa. Dall'Italia sono arrivati a Putin per decine di milioni di euro, i blindati Lince, prodotti dall'Iveco.
Da dentro la guerra abbiamo chiesto pace. Dopo 10 mesi di guerra, la situazione è solo peggiorata con l'invio di tante armi, anche da parte di Italia e Nato.
Abbiamo parlato di cessate il fuoco, di nonviolenza accanto agli obiettori e alle donne madri e vedove. Sono le uniche persone che si parlano, mentre la guerra vuole alzare ancora più alti i muri dell'odio e della divisione.