A colloquio con Malak Mattar. Quando l'arte è fonte di ispirazione e di cambiamento sociale. Ovunque.
Malak Mattar è un'artista palestinese della Striscia di Gaza. La sua famiglia proviene dai villaggi che migliaia di palestinesi sono stati costretti ad abbandonare durante la Nakba del 1948.
Comincia a dipingere giovanissima nel 2014, mentre Gaza era assediata dall'esercito israeliano. Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, oggi Malak espone nelle gallerie di tutto il mondo. Mosaico di pace la incontra durante il suo viaggio in Italia del 2022, dove, supportata da AssoPace Palestina, si è fatta conoscere attraverso le sue esposizioni personali.
Raccontaci un po' di te.
Sono una giovane artista di 23 anni autodidatta, autrice di libri e di articoli. Mi piace dipingere volti espressionisti, figure e disegni semi-astratti. Ho iniziato a 14 anni, durante i 51 giorni dell'assedio militare di Gaza nel 2014. Trovavo il materiale a scuola. Le mie opere hanno suscitato l'interesse del panorama artistico internazionale e, da allora, sono state esposte in mostre individuali e collettive in Costa Rica, Inghilterra, Francia, India, Palestina, Scozia, Spagna, Olanda, Italia, Germania, Svizzera, Turchia e in undici Stati degli Usa. Sono anche l'autrice e l'illustratrice di Sitti's Bird, libro per bambini ispirato alla mia vita.
Vivi a Gaza. Cosa significa per una giovane donna?
Per lo più una giovane donna oggi a Gaza vive con la sua famiglia e, a seconda dell'età, frequenta la scuola, l'università o lavora per sostenere in maniera autonoma il nucleo familiare. Le donne lavorano in ogni ambito professionale.
… e per una giovane donna artista quale tu sei?
Come artista, subisco la censura dell'occupazione e vivo in una società conservatrice in termini di soggetti da rappresentare e di temi da trattare. Lotto per la libertà di movimento ostacolata da Israele che, peraltro, ha bombardato centri culturali, teatri e negozi d'arte, paralizzando il movimento artistico a Gaza e limitando gli spostamenti degli artisti.
Una sfida continua che limita le reti, le dinamiche favorevoli al movimento artistico e lo sviluppo della creatività?
Sì, certo. Anche se di base la creatività è un'ispirazione personale.
Quali storie raccontano le tue opere?
Le mie storie nascono a Gaza, dalla vita sociale e politica e ritraggono anche la bellezza di questo luogo, le sue tradizioni e i suoi costumi.
La tua arte e l'arte in generale possono parlare il linguaggio della pace?
La mia arte si concentra sull'umanità e sulle richieste dei Palestinesi di poter vivere in giustizia e in pace, oltreché di poter far ritorno alle loro case, rubate nel 1948. L'arte può chiedere la fine dei crimini dell'occupazione contro l'umanità, può chiedere giustizia e di render conto della perdita di vite umane.
Tua madre, le donne della tua famiglia ti hanno cresciuta in un ambiente in cui non si parlava di guerra… e di pace… Cosa significa?
È un modo per sopravvivere, per resistere. Non parliamo del passato, perché riattiva il trauma e scatena conflitti. Andiamo avanti e iniziamo la giornata con speranza.
Possiamo dire che hai imparato a vivere la pace, ma non a vivere in pace?
Non posso vivere completamente in pace come persona occupata e sono libera solo se il mio Paese e il mio popolo sono liberi.
L'arte, per come la vivi, è una forma di attivismo e di difesa dei diritti umani e di liberazione. Da cosa?
L'arte nei Paesi arabi e in Africa è nata come risposta alla colonizzazione e come mezzo di liberazione di se stessi e delle comunità. Trovo nell'arte un modo per mettere in pratica le proprie convinzioni ed emozioni. È un modo per crescere come uomini e donne. Credo che il processo di liberazione di se stessi cominci nella testa di chi sta subendo o ha subito uno stato di occupazione. L'arte, la cultura sono cruciali per sollevare discussioni importanti e per ricordare alle persone le grandi questioni, quelle più urgenti come la libertà, la difesa dei diritti umani, la giustizia e la pace.
Le donne dei tuoi dipinti esprimono forza, appaiono solidali. Come si inseriscono in questo processo di liberazione?
Da protagoniste! Non può esserci alcun processo di liberazione e di riconciliazione senza la partecipazione delle donne.