Le donne afgane sono protagoniste di un altro futuro possibile. Un sogno collettivo che parte proprio da loro.
Migrazione forzata è un'espressione che nessuno può comprendere meglio di un afgano. La migrazione forzata dall'Afganistan va avanti da generazioni.
Gli afgani continuano a emigrare, contro la loro volontà, da diverso tempo e sotto diversi regimi che ne hanno detenuto e ne detengono il potere. La presa di potere dei talebani, nell'agosto del 2021, ha costretto ancora una volta gli afgani a lasciare tutti i loro beni e ad abbandonare il Paese. La nuova generazione, a cui io stessa appartengo, ha frequentato le università, ha viaggiato all'estero e ha imparato molto dalle esperienze vissute in altri contesti. Tuttavia, di fatto, noi siamo stati e siamo un tesoro nascosto per il futuro del nostro Paese. La crescita educativa di questa nostra generazione è stata messa in pericolo, le nostre stesse vite sono state messe a rischio, da quando i talebani sono saliti al potere. L'Afghanistan sta pagando il prezzo più alto della sua storia da quell'agosto del 2021, perché è stato lasciato solo dalla comunità internazionale nel bel mezzo di una crisi e perché la nuova generazione, colta e preparata, ha dovuto abbandonare il Paese.
Lotta impari
La comunità internazionale ha investito in diversi ambiti in Afghanistan dal 2001 e ha sostenuto alcuni progetti anche per l'emancipazione femminile. Sebbene questi presentassero carenze e non fossero sempre ben gestiti, hanno aiutato le donne afgane ad acquisire fiducia e a partecipare alle attività sociali, politiche ed economiche. Non è stato facile.
Le donne afgane hanno fatto enormi sacrifici per raggiungere questo successo. In alcuni casi, hanno persino perso la vita, ma mai il coraggio. In alcune province, donne attiviste o giornaliste sono state assassinate brutalmente, perché le loro attività non erano accettate dalle società conservatrici. Ma non si sono arrese e hanno continuato fino a quando i talebani hanno preso il controllo totale. Negli ultimi due decenni, le donne afgane hanno lottato non solo contro i talebani, ma anche contro le idee dei mullah che incoraggiano gli uomini a porre restrizioni alle bambine, alle ragazze e alle donne nelle loro famiglie.
Un anno e mezzo dopo che il Paese è passato sotto il controllo dei talebani, tante donne hanno lasciato l'Afghanistan per mettersi al sicuro e nella speranza di far sentire la propria voce, di essere incluse nei processi che le riguardano, anche se distanti dal centro del potere talebano. Sono le donne della diaspora.
Come per migliaia di persone, anche per me non è stato facile lasciare la mia casa, ciò che mi appartiene e la mia famiglia. Sono nata in Afghanistan, sono cresciuta in quel Paese e là ho creato la mia vita sociale e professionale. Ma, in una sola notte, ho perso la mia identità. Il mondo è diventato buio; non vedevo alcuna speranza di continuare a vivere in Afghanistan. La vita sociale e professionale che avevo costruito in vent'anni è stata distrutta. Ho lasciato l'Afghanistan nella speranza di poter vivere al di là dell'incessante violenza imposta dai talebani.
Quando ho raggiunto l'Europa, mi sono trovata in una situazione indefinita, sospesa, perché ho dovuto ricominciare tutto da capo. Ho iniziato un nuovo viaggio e naturalmente ho dovuto affrontare una serie di sfide. Innanzitutto, ho dovuto imparare una nuova lingua per integrarmi nella società, uno sforzo che normalmente richiede anche degli anni. In secondo luogo, non sento di appartenere a questa società. Sono una migrante e lo resterò per sempre. Anche dopo aver imparato una nuova lingua, ci vorranno anni per raggiungere gli stessi livelli di vita professionale che avevo in Afghanistan. Lasciare il mio Paese non è stata una mia scelta né un semplice atto di cambiamento di residenza. Tante e tanti abbiamo dovuto trovare il coraggio di lasciare alle spalle tutti i nostri ricordi, le nostre cose e i nostri cari.
Ogni giorno ho l'abitudine di leggere le notizie del mio Paese. Oggi ho appreso di nuove restrizioni per le donne e mi sono sentita distrutta. Mentre scrivo questo articolo, sento che le ragazze afgane sono bandite dalle università e che le donne che lavorano per istituzioni nazionali e internazionali non possono più farlo. Inoltre, i talebani intendono vietare il lavoro delle donne nei media. Questa notizia ha cancellato la piccola speranza rimasta nel mio cuore. Cosa faranno ancora questi disumani? I talebani hanno preso in ostaggio le donne afgane. Un modo, questo, per far pressione sulla comunità internazionale, affinché li riconosca e li legittimi davanti al mondo intero.
Dopo vent'anni, è così che sono finiti i progetti della comunità internazionale sulle donne e sui diritti umani in Afghanistan! La comunità internazionale per vent'anni ha provato a combattere il terrorismo. Durante questo tempo molte donne sono rimaste vedove e molti bambini hanno perso il padre. Com'è possibile lasciare il popolo afgano sotto il controllo di un gruppo terroristico?
Io non sono più nel mio Paese. In Europa sono al sicuro fisicamente, ma la mia mente è rivolta sempre alle donne afgane che chiedono il rispetto dei loro diritti fondamentali, soprattutto l'istruzione e la libertà. Sebbene le condizioni di vita siano difficili per tutti, le donne pagano il prezzo più alto. L'Afghanistan è l'unico Paese che vieta alle donne l'istruzione e il lavoro. Come molte altre afgane, io stessa ho perso la mia identità e tutte le mie conquiste, ma non la mia speranza. Indipendentemente da dove vivo in questo mondo, lotterò per la pace e i diritti umani. Come giornalista, che ha fatto una promessa al suo popolo, mi impegno per far sentire la voce delle donne afgane in qualsiasi modo possa aiutare a farle sentire meglio.
È il momento di agire contro le ingiustizie dei talebani. Tutti i Paesi che sono stati in Afghanistan e hanno investito in progetti di democrazia hanno adesso la responsabilità di sostenere il popolo afgano e di essere solidali con le donne. Quando si sente parlare di Afghanistan, è facile essere solidali, ma questo sentimento non è più una soluzione e non cambia nulla se resta tale. Il mondo deve opporsi fermamente e concretamente all'ignoranza e al potere dei talebani e deve salvare il nostro popolo. Portare la gente fuori dai confini non è una soluzione definitiva né accessibile per tutti. Alcune donne potrebbero essere in grado di lasciare l'Afghanistan e vivere in sicurezza in qualsiasi altro Paese, ma non tutte hanno questa opportunità. È il momento di lasciare che le donne afgane prendano parte a qualsiasi movimento o programma globale che le riguardi e che sia rivolto alla loro libertà e affermazione.
Se le attività delle organizzazioni della società civile, anche femministe, non includono le donne afgane nei loro programmi, è lavoro "sprecato", perché migliaia di donne, in un angolo del mondo, rimangono private di tutti i loro diritti. Il mondo ha creato questa confusione in Afghanistan e dovrebbe assumersi la responsabilità di salvarlo da questo pantano di miseria e di sofferenza. Sono giornalista e attivista per i diritti umani. Ho lavorato negli ultimi dieci anni in Afghanistan. Durante la mia vita professionale, ho cercato di essere la voce degli afgani e in particolare di coloro che sono privati dei loro diritti fondamentali. Ho sfruttato ogni piccola opportunità dentro e fuori il mio Paese per essergli utile. Sono ben consapevole della situazione; pertanto, non posso rimanere in silenzio. Continuerò a far sentire la voce degli afgani in ogni modo possibile. Partecipare alle reti della diaspora aiuta me e altre donne a prendere parte ai programmi che si occupano di Afghanistan in modo più regolare e con una voce unitaria. Credo che le donne afgane debbano sfruttare ogni piccola opportunità per mostrare al mondo cosa stia accadendo nel Paese.
Le donne afgane dovrebbero avere tutti i diritti come le donne di tutto il mondo. L'Afghanistan ha offerto al mondo una grande esperienza di cui far tesoro. Quando le donne vengono escluse dalle decisioni più importanti, il risultato è quello che sta accadendo ora in Afghanistan. Se la comunità internazionale non presta attenzione alla situazione afgana, questo Paese tornerà indietro di secoli. E l'investimento di anni per la pace e i diritti umani sarà del tutto vano. Pertanto, come donna che ha studiato in questi vent'anni, che ha trovato la sua identità e che si è costruita una carriera, chiedo alla comunità internazionale di salvare l'Afghanistan da questa crisi. Crisi che potrebbe un giorno colpire molti altri Paesi, con conseguenze disastrose. Soltanto partecipando e dichiarando in spazi di condivisione quali siano i bisogni delle donne, primi fra tutti l'ascolto delle loro voci e la tutela dei diritti, un percorso di pace e di libertà potrà essere possibile.
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Shahnaz Faqiri ha conseguito una laurea in Giornalismo e Comunicazione di massa presso l'Università di Herat e una seconda laurea in Giurisprudenza presso l'Università americana dell'Afghanistan. Ha un forte interesse e un'esperienza di lavoro nei settori dei diritti umani, della pace e dei diritti delle donne. Shahnaz ha lavorato per diverse organizzazioni nazionali e internazionali, avendo l'opportunità di rappresentare il suo Paese in diverse iniziative di formazione, di sensibilizzazione e di promozione dei diritti delle donne afgane all'interno del Paese e in diaspora.