Si è svolto a Vienna l'International Summit for Peace in Ukraine.
La galassia pacifista ha scoperto di esistere ancora ritrovandosi a Vienna per l'"International Summit for Peace in Ukraine" (10-11 giugno): un incontro "fondato sulla ragione, la speranza e la visione", essenziale in una fase in cui, almeno nel mondo occidentale, non si può parlare di pace.
A 48 ore dall'inizio dei lavori la disponibilità della sede era stata improvvisamente ritirata per forti pressioni a livello istituzionale e solo l'impegno degli organizzatori e della rete di attivisti locali ha permesso il regolare svolgimento del Summit in altro luogo. Il clima sereno ed emotivamente intenso è stata la miglior risposta alla campagna stampa denigratoria scatenatasi nel frattempo.
Ritrovarsi e fare rete dal basso, perché, di fronte a governi subordinati a gruppi economici fortissimi e ormai preda della logica dell'escalation militare, è solo la società civile che può tentare di invertire la tendenza. Ma anche confrontarsi con le analisi approfondite dei relatori, tutti di altissimo profilo, molti di ambito accademico e istituzionale, questo il senso dell'incontro.
Rappresentanti di una ventina di Paesi in presenza – più di 40 includendo i collegamenti online – e più di 400 i partecipanti: questi i dati, numeri alti in una fase di crisi come l'attuale. "Migliaia e migliaia di altri morti e feriti, ancora distruzione della natura e delle città, più odio da entrambe le parti, in Russia e in Ucraina, oppure il cessate il fuoco: questa l'alternativa", hanno detto Reiner Braun e Sean Conner, coordinatori dei lavori per l'International Peace Bureau. "Stop the killing!", fermare il massacro è stato il filo costante dei lavori.
È la guerra che è illogica e irrazionale, non la ricerca della pace con mezzi nonviolenti, come sostiene oggi la politica. Già a questo punto la ricostruzione sarà lunghissima e dolorosa, bisogna evitare altre distruzioni. Le analisi sul pregresso possono essere diverse, sottolineando più o meno il peso dell'avanzata a Ovest della Nato, ma unanime sono la condanna dell'invasione russa, che viola i principi fondamentali del diritto internazionale e dei diritti dei popoli, la solidarietà per tutte le vittime e la convinzione che bisogna preparare il terreno per una trattativa di pace: "Pace con mezzi pacifici. Cessate il fuoco e negoziati ora!", è il titolo del documento finale, redatto dagli organizzatori per l'impossibilità di discuterlo in assemblea plenaria in tempi così stretti, ma considerato "aperto" e suscettibile di cambiamenti e integrazioni (testo sul sito di Europe for Peace). Nella consapevolezza che tutti i percorsi di pace, storicamente, sono stati lunghi e complessi e si sono lasciati dietro una scia di insoddisfazioni e a volte anche di recriminazioni, è stato sottolineato che hanno però evitato, una volta giunti a conclusione, innumerevoli vittime e hanno consentito la ripresa della vita. È a questo che bisogna puntare, sostenendo i piani di pace, che esistono, anche se vengono sistematicamente ignorati e depotenziati: "Le istituzioni create per garantire la pace e la sicurezza in Europa hanno fallito e il fallimento della diplomazia ha portato alla guerra. Ora la diplomazia è urgentemente necessaria per porre fine al conflitto armato prima che distrugga l'Ucraina e metta in pericolo l'umanità".
I relatori statunitensi, Noam Chomsky in video in apertura, e altri come l'economista Jeoffrey Sachs e la ex-colonnella dell'esercito Ann Wright, hanno duramente criticato la politica del loro Paese in tema di pace e guerra. Di grande interesse è stato il concetto di "Global South", Sud globale, espresso da relatrici e relatori asiatici, africani, dell'America latina, in base al quale il mondo ormai è multipolare, anche se l'Occidente non vuole accettarlo e nemmeno riconoscerlo, fermo sulla convinzione che il suo punto di vista è l'unico che conta. Invece, oltre questo ambito, c'è il resto del mondo, la maggioranza, che condivide e sostiene il punto di vista dei pacifisti.
Sia in plenaria che in uno dei 9 laboratori di approfondimento dei vari aspetti politici, molta emozione hanno suscitato i resoconti diretti di chi, rischiando la propria vita, dissente nelle zone stesse della guerra: in collegamento da Kiev Nina Potarska (Wilpf) e Yurii Sheliazhenko (Ukrainian Pacifist Movement), in presenza Olga Karach (Our House) dalla Bielorussia e Maria, russa, che, con il coordinamento di Zaira Zafarana del Mir, hanno anche affrontato più in generale il tema della repressione degli obiettori di coscienza nel loro Paese.
Dall'Italia una buona rappresentanza nell'ambito di Europe for Peace: Sergio Bassoli della Cgil, Fabio Alberti di Un Ponte per, Lisa Clark (Ican, Campagna internazionale abolizione armi nucleari), le Acli, la Comunità di Sant'Egidio, il Movimento nonviolento. Il Cipax e la Glam (Commissione Globalizzazione e ambiente) hanno prodotto un documento sull'importanza del contributo interreligioso delle fedi nel percorso di costruzione della pace (testo su pagina Fb e sito del Cipax), concetto che è stato incluso nel documento finale.
"Una settimana di mobilitazione globale (da sabato 30 settembre a domenica 8 ottobre 2023) per un cessate il fuoco immediato e per negoziati di Pace che pongano fine a questa guerra" è l'impegno finale del Summit, per il quale il lavoro comincia subito.
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Alcune delle sigle pacifiste internazionali presenti
Organizzazioni invitanti: International Peace Bureau, Codepink, World Assembly of Struggles and Resistances of the World Social Forum, Transform! Europe, Europe for Peace, International Fellowship of Reconciliation (Ifor), Peace in Ukraine, Campaign for Peace Disarmament and Common Security (Cpdcs), Prague Spring 2.
Organizzatori e sostenitori locali: AbFaNG (Action Alliance for Peace, active Neutrality and Non-Violence), Institute for Intercultural Research and Cooperation (Iirc), Wilpf Austria, Ifor Austria.
E ancora: CodePink (Women for Peace), Transform! Europe, Pax Christi Austria, IPPNW (International Physicians for the Prevention of Nuclear War), Wilpf (Women's International League for Peace and Freedom), Defuse Nuclear War, Veterans for Peace, Ukrain Pacifist Movement, Rachel Corrie Foundation for Peace and Justice, One Future, Ban Killer Drones.