Alle estreme periferie delle esistenze e delle città. Quale rapporto tra i sobborghi, mancanza di servizi e fragilità psichica? Intervista a Eleonora Piacentini.

 

Di disagio psichico e di fragilità si parla poco. Troppo poco. Quanto lo spazio urbano è legato alla salute mentale? Ne abbiamo parlato con Eleonora Piacentini, psicologa e psicoterapeuta. Anche per riflettere sui legami tra malattia e urbanistica.

Dott.ssa Piacentini, lei lavora alla periferia di Roma. Quanto l'urbanistica delle periferie delle nostre città può influenzare la serenità delle persone? Spesso le zone 167 o sobborghi urbani non hanno i servizi sufficienti né spazio verde. Hanno abitazioni talora fatiscenti e senza balconi, piccole oltremisura. Questi elementi condizionano chi ci vive?

Le zone in cui si abita possono influenzare il percorso evolutivo di una persona, dato che a zone diverse possono corrispondere reti di servizi e spazi diversi. Anche l'architettura di un quartiere ha un certo valore rispetto al vissuto interno: esso funziona da rispecchiamento, ma certo questo non significa assolutamente che il lussuoso lo influenzi meglio, giammai. La cura esterna va intesa come cura degli ambienti, come presenza di spazi che favoriscono l'appartenenza e l'aggregazione tra abitanti, in un territorio che faciliti lo scambio relazionale tra persone. Esiste una branca dell'architettura e dell'urbanistica che si occupa proprio di sviluppare progetti che incentivino la creazione di luoghi sociali, di piazze e di spazi finalizzati alla condivisione e all'incontro tra persone. Pensiamo ai ragazzi o agli anziani e ancor più all'utile scambio che dovrebbe esistere tra questi livelli generazionali: il non incontro non agevola, l'incontro tra persone, invece, sicuramente sì. Esso contribuisce al mutuo scambio, alla solidificazione di un ambiente interno popolato da relazioni e non dall'isolamento.

Il disagio sociale o familiare può tradursi in disagio psichico?

Sì, il disagio sociale, inteso come tessuto che non facilita lo sviluppo evolutivo di un essere umano, può essere uno dei fattori che influenza il disagio psichico di una persona, ma chiaramente non va inteso come l'unica causa che può incidere. Quando si tratta di salute mentale è fondamentale acquisire un'ottica complessa che contempli società e individuo. Parimenti il discorso vale per il contesto familiare. Un contesto familiare immerso in dinamiche difficili può contribuire allo sviluppo di un disagio, ma non va inteso come l'unico fattore da considerare.

In questo Lo Spazio Psicoanalitico, che è l'istituto di training presso il quale mi sono formata e a cui tuttora appartengo, ha dedicato particolare attenzione a tale aspetto, in quanto si è sempre posto il problema di applicare l'ottica psicoanalitica non solo dentro lo studio dell'analista, ma anche e soprattutto ai cambiamenti sociali che si manifestano nel tempo: un analista che non integra una visione che contempli individuo e società, perde sicuramente di vista qualcosa.

Quali elementi del vivere quotidiano possono essere utili alle persone fragili a livello psicologico?

Sicuramente avere una rete di supporto aiuta moltissimo una persona che verte in una condizione di fragilità e per rete di supporto non intendiamo solo il sistema familiare (che, come si diceva prima, talvolta può essere esso stesso foriero di difficoltà), ma anche una rete sociale di sostegno e una rete clinica che possano accogliere e rispondere ai bisogni della persona. Non ultimo, anche il sistema educativo e la scuola possono contribuire a intercettare le forme del disagio, aiutando le famiglie a trovare un supporto.

In che modo il pubblico aiuta le persone con disturbi psichici o della personalità? Quali ausili?

Diciamo che il pubblico agisce soprattutto attraverso i servizi territoriali che forniscono una certa capillarità di copertura. Anche se può essere ridondante dire questo, il punto è che negli ultimi anni, a causa di continui tagli alla sanità pubblica, i servizi territoriali sono costretti a lavorare con pochissimo personale per fette di popolazione sempre più grande, dovendo dedicare ad ogni paziente poco tempo della propria giornata lavorativa. Il punto che non si riesce abbastanza ad acquisire a livello governativo è che a maggiori finanziamenti economici per la salute mentale corrispondono enormi e concreti benefici a tutta la popolazione.

Spesso lavorano in questo ambito cooperative sociali. In che modo e con quale aiuto pubblico?

Le cooperative sociali lavorano attraverso bandi di assegnazione pubblica. A volte, tuttavia, i principi di assegnazione di un bando si basano su criteri economici al ribasso, per cui potrebbe capitare che coloro che vincono un bando lo hanno fatto fornendo costi piuttosto esigui. Questo va sicuramente a scapito della qualità del servizio e degli utenti. Le cooperative si servono di professionisti formati e altamente specializzati; tuttavia, il senso di precarietà che aleggia sia negli operatori (costretti a programmare il proprio futuro con la misura di pochi anni se non mesi) sia negli utenti (che si vedono cambiare figure di riferimento con una frequenza eccessivamente elevata) non favorisce lo scopo ultimo del progetto: una riabilitazione durevole nel tempo. Ricordiamo che, soprattutto in questi lavori, la relazione è il campo su cui si fonda un processo di crescita e, se un paziente è costretto a cambiare figura professionale troppo frequentemente, anche la qualità relazionale ne verrà minata, con annesse dinamiche di separazione e lutto che, in menti spesso fragili, costituiscono una continua ritraumatizzazione.

Il bonus psicologico, secondo lei, può servire in qualche modo?

Intanto il bonus psicologico ha contribuito a parlare dello psicologo su ampia scala, avvicinando coloro che avevano forti pregiudizi ad avviare finalmente una terapia. In aggiunta, il bonus ha avuto il valore di sostenere coloro che non avevano sufficienti risorse economiche per poter iniziare un ciclo di sedute. In ambito pubblico, infatti, la psicoterapia è soggetta a lunghissime liste di attesa ed è caratterizzata da pacchetti di sedute che restringono il percorso a pochi incontri. Questo fa sì che chi desideri iniziare un percorso psicoterapico debba tendenzialmente riferirsi al privato e che coloro che non possono permettersi un tale costo si ritrovino in una zona grigia di esclusione compresa tra un privato esoso e un pubblico oberato. A questo proposito, e nello specifico in ambito psicoanalitico, fu innovativo e decisivo il pensiero egalitario di Paolo Perrotti (membro della Società Psicoanalitica Italiana) che portò la psicoanalisi fuori dagli studi dell'alta borghesia per condurla dentro la società, fino a quegli strati della popolazione che una psicoanalisi a prezzi elevati non potevano permettersela. Nacquero così, ad esempio, i "Laboratori Psicoanalitici", i centri clinici cioè de "Lo Spazio Psicoanalitico" che dal 1990 forniscono la possibilità di beneficiare di un trattamento psicoanalitico attraverso l'applicazione di una tariffa "sociale". Non sono gli unici, fortunatamente, e, infatti, dopo i "Laboratori", furono diversi i centri di psicologia sostenibile che vennero istituiti sul territorio.

Il bonus psicologico ha, dunque, fornito un contributo a certi livelli e per certi scopi, ma va ricordato che, affinché una finalità sia stabile e durevole, occorre un'azione programmatica che sia persistente e costante e si basi sulla salute dell'individuo in toto, non solo fisica ma anche e soprattutto mentale.

E l'inserimento dello sportello psicologico nelle scuole?

Lo sportello psicologico nelle scuole è una misura direi quasi fondamentale, come detto precedentemente, perché contribuisce a intercettare l'esordio del disagio psichico a un'età in cui l'intervento tempestivo è cruciale. È assolutamente importante evitare la cronicizzazione di un sintomo e dunque lo sportello psicologico è uno strumento decisamente cardinale per bambini e ragazzi. Sarebbe auspicabile che addirittura la figura di uno psicologo specializzato sia presente stabilmente fin dall'asilo allo scopo di rilevare le primissime difficoltà che intercorrono in un bambino in età precoce.

Qual è la condizione lavorativa e quali tutele sono garantite a psicologi e psichiatri?

In ambito pubblico, psicologi e psichiatri si trovano a gestire una fetta di popolazione territoriale solitamente enorme per cui, nonostante l'impegno a dedicare massima attenzione e cura ad ogni paziente, spesso si trovano a poter e dover dedicare poco tempo e spazio al bisogno individuale di ogni essere umano.

Un appello al presidente Mattarella e uno all'Anci e agli Enti locali...

Più che al presidente Mattarella, l'appello dovrebbe essere dedicato al Governo per potenziare a livello statale e regionale la sanità pubblica. È assolutamente fondamentale arginare l'avanzata del privato nella sanità, in quanto questo va a scapito di quelle fasce della popolazione che non possono sostenere trattamenti a costi elevati e che, per questo, si trovano costretti a tardare un trattamento oppure a sostenere cifre non eque alla loro condizione socio-economica. Ricordiamo che la salute è un bene comune e primario che non dovrebbe essere soggetto alle leggi dell'economia e che dovrebbe essere garantito a livello statale per il bene individuale e della collettività tutta.

 

 


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