La violenza maschile e il ministero pastorale.

 

Essere uomini e pastori ci inserisce in un nodo di riflessioni da districare: da un lato ci sentiamo eredi di una tradizione propria della nostra minoranza protestante in Italia, che si è fatta portatrice di un'attenzione verso le tematiche legate alle differenze di genere e al loro impatto nella vita delle Chiese e nel ministero. Dall'altra, viviamo in una società che perpetra espressioni forti e violente di patriarcato e che richiama a un modello definito di maschilità.

Sentiamo la necessità di rifiutare un determinato modello di maschilità che non ci appartiene, ma dall'altra è necessario saperne costruire uno alternativo nel quale riconoscerci. Nella nostra educazione e formazione, ci viene insegnato come essere cristiani (e pastori), ma non come essere maschi. Questo è un aspetto che viene dato per scontato, e sta a noi riuscire a prenderne coscienza e lavorare per creare qualcosa di differente.

Tutti noi abbiamo partecipato a un seminario di formazione pastorale sul tema della "violenza maschile". Un'esperienza faticosamente rivelatoria per molti di noi, anche con profondi fastidi mossi già dal titolo dell'incontro: la violenza è generale, e in certi casi è perpetrata da alcuni maschi, ma non sembra corretto generalizzare. Eppure, quel seminario, ci ha resi consapevoli del difficile rapporto con l'emotività a cui non siamo stati educati: accogliere una legittimità emotiva che non andrebbe vissuta con violenza, né verso sé stessi, né verso altri o altre, né come un'espressione di una "non maschilità".

Allo stesso tempo è vitale, per poter costruire un sistema relazionale sano, prendere coscienza della varietà di modi con cui la violenza viene operata anche inconsapevolmente, ma soprattutto come sia diversamente percepita. Questo si intreccia in maniera indissolubile con il nostro ministero, nel quale siamo continuamente coinvolti in relazioni singole e comunitarie dalle quali emerge una difficoltà a porre ttenzione alla differenza di genere. In primo luogo, nel linguaggio come primo veicolo di una mancata consapevolezza della propria parzialità. In secondo luogo, a riconoscere il valore che potrebbero avere degli spazi comunitari di uomini che riflettano su di sé. Nelle nostre Chiese sono presenti e spesso attivi gruppi di donne, ma non si riconosce ancora la necessità di un analogo maschile. Questo, forse, perché anche le nostre Chiese risentono del contesto sociale nel quale sono inserite e perché, a volte, sono portatrici di un sistema incasellato di preconcetti. La fatica sta nel riuscire a immettere riflessioni nuove e urgenti, sapendo, però, di potersi scontrare con dei muri di pregiudizio e indifferenza. In questo non possiamo negare anche l'influenza del contesto culturale e geografico nel quale sono inserite le Chiese e come in alcune si possa percepire un maggiore attrito a promuovere una riflessione nuova sulla relazione e i ruoli tra i generi. Tuttavia, dalle nostre esperienze, riscontriamo anche quanto nelle assemblee ecclesiali sembri essere forte e implicito il riconoscimento di un'autorità e autorevolezza al ruolo pastorale, probabilmente erede di un modello ministeriale e maschile tradizionale.

Infine, se ci domandiamo come influisca il nostro essere maschi nel ministero, ci rendiamo conto innanzitutto di un privilegio a volte inconsapevole che l'essere biologicamente maschi comporta, ad esempio, rispetto alle nostre colleghe donne. Dall'altra parte, la facilità con cui si rischia di cadere nel manspalining, rischiando di ottenere l'effetto che si voleva evitare: un maschio che spiega come devono essere vissute le relazioni, facendosi anche portatore di esperienze di vita che non gli appartengono nella sua parzialità. In questo necessario lavoro di riflessione e trasformazione, sappiamo che il confronto tanto fra colleghi e colleghe, quanto con le Scritture, sia vitale per poter accogliere spiragli differenti di riflessione anche teologica e di azione per rendere i nostri spazi comunitari più giusti ed equi.

 

 

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Gli autori

Francesco Marfé, pastore Chiesa valdese di Firenze

Dario Monaco, pastore Chiesa battista di Mottola

Andrea Aprile, pastore Chiesa battista di Roma Centocelle

Gabriele Bertin, pastore Chiese valdesi di Taranto, Grottaglie, Brindisi e diaspora del Salento

 


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