Qualifica Autore: ricercatrice Jean Monnet Centre della Newcastle Unviersity e Ires CGIL Toscana

Modificare la 185/90 vuol dire ridurre trasparenza e democrazia. E indebolire la forza del diritto.

  

La legge n. 185/90 che regolamenta le esportazioni di armi è sotto attacco. Eppure è stata una delle legislazioni più avanzate nel contesto europeo e internazionale sulla trasparenza e il controllo degli armamenti. Fu approvata in un periodo propizio. Infatti, negli anni Ottanta, in pieno bipolarismo e contrapposizione tra Est e Ovest, un periodo caratterizzato da un riarmo convenzionale e non convenzionale, gemmarono movimenti per la pace costituiti da giovani e giovanissimi, che manifestarono in Italia e in altri Paesi europei per interrompere una corsa agli armamenti che sembrava inarrestabile.

C'era stata una crisi rischiosa, percepita come una minaccia molto reale e molto vicina alla catastrofe nucleare.

Così si manifestava per la sopravvivenza dell'umanità. La gente pensava che le cose si potessero cambiare dal basso, che gli strumenti di trasparenza e di controllo degli armamenti potevano garantire una sicurezza migliore di quella affidata agli armamenti.

Contro i Mercanti di Morte

Su questo terreno fertile di speranza nacque il movimento che denunciava le esportazioni di armi a basso grado di responsabilità, il Comitato Contro i Mercanti di Morte. Non vi era una legislazione specifica e il commercio di armi seguiva prevalentemente le regole del profitto ed era coperto da segreto militare per le questioni più legate all'interesse nazionale. Più della metà dell'export italiano finiva nelle mani di dittatori aggressivi o repressivi e quasi l'80% andava a Paesi poveri, sottraendo risorse per lo sviluppo, per l'istruzione, per la sanità. L'origine del cambiamento fu innescata dai lavoratori di un'azienda a produzione militare l'Aermacchi. Elio Pagani e altri lavoratori scoprirono che le armi che loro producevano (70 velivoli HB 326K) andavano nelle mani del governo razzista sudafricano, violando l'embargo delle Nazioni Unite. Fu costituito il suddetto Comitato contro i Mercanti di Morte. La partecipazione era libera dal basso, orizzontale, partecipata. Vi era un dialogo e uno scambio continuo con i parlamentari che approfondirono e studiarono queste tematiche per anni in collaborazione con le associazioni e presentarono molteplici disegni di legge in un contesto di pluralismo partecipativo.

La legge

Si arrivò alla approvazione della legge n. 185/90 sulla trasparenza, il controllo e i trasferimenti di armi italiane, una delle leggi più avanzate nel contesto europeo e internazionale.

Tre punti fondamentali di innovazione.

Primo: subordina le scelte alla politica estera e alla Costituzione italiana, con riferimento all'articolo 11 secondo cui l'Italia ripudia la guerra, e introduce, quindi, importanti divieti tra cui quelli di esportare a Paesi i cui governi violano i diritti umani, o in guerra.

Secondo: prevede una serie di controlli collegiali per limitare i traffici illeciti.

Il terzo pilastro, molto importante, è quello della trasparenza. Il governo deve presentare al parlamento una relazione dettagliata sulle operazioni autorizzate e svolte l'anno precedente. La relazione è dettagliata e composta degli allegati dei vari ministeri che partecipano al processo di autorizzazione e di controllo in modo da seguire passo passo l'export di armi, comparando nei valori l'iter delle esportazioni dall'autorizzazione alla consegna e al pagamento, rafforzando così il potere di indirizzo e il controllo parlamentare.

Il nuovo disegno di legge

Il 21 febbraio del 2024 è stato approvato dal Senato il disegno di legge S.855 che colpisce proprio l'aspetto della trasparenza e modifica agli articoli 5 e 27.

L'articolo 5, "Indicazioni analitiche – per tipi, quantità e valori monetari – degli oggetti concernenti le operazioni contrattualmente definite" indicandone gli stati di avanzamento, permetteva di incrociare più dati e di ricostruire dove andava a finire ogni singolo pezzo. Era possibile collegare l'azienda produttrice al pezzo esportato, al Paese destinatario, alla banca di appoggio, al valore della commessa. Si tratta di informazioni fondamentali per il controllo del Parlamento e della società civile sulle esportazioni di armamenti autorizzate dall'Italia. Il comma viene riformulato in modo molto più vago lasciando la possibilità di aggregare i dati e togliendo quella di collegare le informazioni. Se precedentemente era stato il legislatore a stabilire il livello delle informazioni, definendo nel dettaglio la qualità e la quantità di dati da riportare al parlamento e ai cittadini, adesso la bilancia si sposta nuovamente dalla parte dell'esecutivo.

I controlli

Uno degli aspetti innovativi della legge era costituito dai controlli e dalla trasparenza bancaria previsti dall'articolo 27. Tra le altre cose, il comma 4 del suddetto articolo prevedeva che nella Relazione annuale fossero riportati i dati delle transazioni bancarie connesse a esportazioni o importazioni di armamenti dell'anno precedente. Questo ha una duplice valenza: di trasparenza e di controllo effettivo del materiale di armamento, con attenzione anche ai compensi di intermediazione segnalati nella Relazione.

Tale articolo è nato anche per limitare i casi di corruzione e collusione che erano accaduti in passato, con il coinvolgimento della filiale statunitense della BNL nelle esportazioni di armi all'Iraq, favorito proprio dall'opacità bancaria. Inoltre, l'articolo ha favorito una responsabilizzazione dei cittadini e degli istituti finanziari, che hanno sviluppato linee di responsabilità sociale in riferimento alle esportazioni di armi, anche queste molto importati e prese a modello da altri istituti di credito europeo e agenzie di rating etico. In tal modo anche i risparmiatori e le banche hanno contribuito a evitare un commercio di armi a basso grado di responsabilità. Il ddl abroga il comma 4 dell'art. 27 e con esso la trasparenza bancaria.

In conclusione, la trasparenza è compromessa e con essa l'intero impianto della legge.

Non si capisce perché proprio in un periodo di guerra nel cuore dell'Europa, caratterizzato da una corsa ad armarsi contro governi autocratici e repressivi, la legge venga ammorbidita invece di essere rafforzata.

Non si capisce perché si rinunci a uno strumento che ha funzionato e che può prevenire la guerra. Se la chiave di lettura è quella della sicurezza dei cittadini italiani emerge una grave incoerenza di fondo. Se, al contrario, la chiave di lettura è quella del guadagno e dei dividendi in borsa (aumentati sensibilmente e astronomicamente i secondi) allora la contraddizione si scioglie. Tanto più che l'industria militare è una di quelle che dimostra una maggiore divaricazione tra capitale e lavoro che vuol dire che crea meno posti di lavoro rispetto alla crescita di profitti e dividendi e rispetto ad altri possibili investimenti di risorse pubbliche, come l'ambiente o la sanità. In altre parole, gli interessi di pochi prevalgono sui valori e sugli interessi di molti.

La crisi della legge, quindi, è anche una crisi della democrazia. Indica anche il crescente peso di pochi rispetto agli interessi di molti giovani che potrebbero essere costretti a mettere i loro stivali sul terreno di guerra di un Paese precedentemente armato con armi italiane.

È una crisi del diritto rispetto alla forza con la quale si tendono a risolvere controversie internazionali. Ma si alzano anche voci nella direzione di un nuovo rafforzamento del diritto. Il 26 gennaio i giudici della Corte internazionale di giustizia hanno dichiarato che c'è un rischio plausibile di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza. In febbraio la Corte d'Appello dell'Aia, in Olanda, ha dichiarato che esiste un rischio che parte degli F35 prodotti localmente venga utilizzata a Gaza per commettere gravi violazioni del diritto umanitario e per questo ne ha bloccato l'esportazione. Ancora la Corte della Vallonia in Belgio ha bloccato l'export di armi a Israele.

La difesa della legge è un "pezzetto" importante di una protesta globale volta a moltiplicare le forme di partecipazione e a ricostituire dal basso la rete del diritto nazionale e internazionale.

 

 

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Per maggiori informazioni e articoli sulla legge 185/90 e sull'export di armi, è possibile consultare i seguenti siti internet:

https://retepacedisarmo.org 

www.archiviodisarmo.it

https://sbilanciamoci.info 

www.opalbrescia.org

www.sipri.org

www.banchearmate.org

 

 

 


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