Qualifica Autore: giornalista

L'Irlanda, la pace possibile e un viaggio nel cuore di una pagina recente e dolorosa della storia d'Europa.

 

"Se negli anni Novanta mi avessero detto che l'Irlanda avrebbe vissuto venticinque anni di pace non ci avrei mai creduto. Invece è successo. È servita tutta la vostra perseveranza e la vostra tenacia. Da allora abbiamo capito che il possibile esiste dentro l'impossibile". L'enfasi con la quale il senatore statunitense George Mitchell pronunciò queste parole l'anno scorso a Belfast, in occasione del 25° anniversario dell'Accordo del Venerdì Santo, era più che giustificata. Nel 1998 era stato lui a guidare i negoziati di pace in Irlanda del Nord per conto della Casa Bianca e Il 10 aprile di quello stesso anno, dopo mesi di trattative estenuanti, aveva annunciato al mondo che la più lunga guerra europea del XX secolo poteva dirsi finalmente conclusa.

Poco più di due anni prima, a Dayton, serbi, croati e musulmani avevano raggiunto la pace in Bosnia ma l'avevano fatto sotto la minaccia dei bombardieri americani; il clima che si respirava a Belfast era invece completamente diverso e faceva ben sperare sulla solidità di quell'accordo. Ma anche lì fu chiaro fin da subito che le firme in calce a quello storico accordo – poi ratificato da due referendum dall'esito quasi plebiscitario – non sarebbero bastate a seppellire i fantasmi del passato.

Anche quella guerra aveva il veleno nella coda. Pochi mesi dopo l'accordo di pace, prima che entrasse in carica il nuovo governo autonomo formato da repubblicani irlandesi e unionisti filo-britannici, ci furono altri attentati e altre morti innocenti. Da allora le istituzioni condivise di Belfast sono state sospese più volte e l'Irlanda del Nord ha vissuto numerosi momenti di impasse politica ma la pace non è mai stata messa seriamente in discussione e l'attuazione dell'Accordo del Venerdì Santo ha favorito un cambiamento radicale in tutta l'isola.

Chiunque sia stato negli ultimi due decenni a Belfast, a Derry e sul confine irlandese – luoghi un tempo militarizzati e pericolosissimi – avrà visto come quegli stessi luoghi siano oggi irriconoscibili rispetto al passato. Di come sia stato possibile consolidare la convivenza e la crescita economica nonostante le scosse della Brexit e una giustizia ancora incompiuta. Nessuno può dire con certezza cosa accadrà nei prossimi anni ma quanto è stato costruito finora dovrebbe garantire che la storia non farà alcuna retromarcia.

Eppure, in un'epoca non troppo lontana, ben pochi avrebbero scommesso sulla fine di una guerra che affondava le proprie radici nei secoli passati ed era alimentata da odi e intransigenze tenaci che sembravano impossibili da superare. Oggi se guardiamo all'Ucraina e ancora di più al Medioriente, parlare di pace sembra un'utopia irraggiungibile per inguaribili sognatori. Forse però l'esperienza irlandese, considerata un esempio virtuoso di risoluzione dei conflitti, può offrire uno spiraglio di speranza in un mare di desolazione.

Proviamo a ripercorrerla a grandi linee. La fase decisiva del processo di pace anglo-irlandese, durata quasi due anni, era stata innescata dalla constatazione dello stallo bellico, poiché Londra si era resa conto che non avrebbe potuto sconfiggere la resistenza irlandese mentre quest'ultima non sarebbe riuscita a costringere militarmente gli inglesi al ritiro dall'isola. Ma a favorirla era stata anche la fine della Guerra Fredda e gli effetti economici di lungo periodo dell'adesione della Repubblica d'Irlanda all'Unione Europea, che avevano trasformato profondamente un Paese un tempo povero e agricolo.

La prima scintilla del processo di pace risaliva addirittura al 1981, quando un prigioniero politico irlandese di nome Bobby Sands era stato eletto al parlamento di Westminster durante lo sciopero della fame in carcere che l'avrebbe condotto alla morte. Oltre 30mila voti avevano suggellato il suo martirio convincendo il movimento repubblicano indipendentista irlandese che la guerra si poteva vincere anche con le armi della democrazia. La pace sarebbe stata raggiunta molti anni dopo grazie alla perseveranza e alla fede nel dialogo di alcuni dei politici più illustri, a cominciare dal premio Nobel John Hume, il leader nonviolento che si ispirava a Martin Luther King. Ma quella pace ha avuto tanti artefici.

Alcuni dei quali dimenticati, come padre Alec Reid, il redentorista di Belfast la cui azione diplomatica segreta fu decisiva per convincere la leadership dell'IRA ad avviare un dialogo con il governo britannico e con la comunità presbiteriana, favorendo il primo storico avvicinamento tra due mondi a lungo inconciliabili. Reid aveva una fede incrollabile nel potere del dialogo. Pensava che convincendo le persone a parlare tra loro, anche gli avversari più rancorosi avrebbero potuto trovare prima o poi un terreno comune sul quale incontrarsi.

L'idea di mettere allo stesso tavolo i rappresentanti dell'IRA e quelli dei gruppi paramilitari lealisti protestanti cominciò a maturarla negli anni Settanta, un'epoca in cui anche soltanto parlare di negoziati politici tra le due comunità era quasi impensabile. Ma altrettanto difficile era cercare di far dialogare chi, all'interno della comunità cattolica, credeva nell'ineluttabilità della lotta armata e chi era invece fermamente convinto che la strada da perseguire fosse quella della resistenza nonviolenza. L'incessante lavoro di padre Reid a favore del dialogo trasformò il monastero redentorista di Clonard, nell'ex ghetto cattolico di Belfast, in uno dei crocevia fondamentali della pace e della riconciliazione.

Clonard sarà anche uno dei luoghi che visiteremo nel marzo prossimo, durante la prima edizione del "viaggio della pace" organizzato da Effatà Tour che ci consentirà di esplorare la storia del processo di pace anglo-irlandese con visite a luoghi simbolici, incontri con figure chiave e testimonianze dei protagonisti. Andremo a Belfast, a Dublino e ovviamente anche a Derry, città che dopo quattro secoli di divisioni, di guerre e di eccidi ha trovato finalmente un'identità condivisa basata sulla convivenza pacifica e nel 2023 è stata dichiarata dalle Nazioni Unite città internazionale della pace "per i suoi progressi nella promozione del dialogo e nel superamento delle differenze".

Uno dei protagonisti che incontreremo sarà il reverendo David Latimer, il ministro presbiteriano della chiesa di Derry che negli anni del conflitto si impegnò a lungo in colloqui segreti con Martin McGuinness, l'ex leader della guerriglia divenuto un uomo-chiave del processo di pace. E visiteremo, tra gli altri, il Peacemakers Museum, un nuovo grande spazio espositivo dedicato ai costruttori di pace, a cominciare dallo stesso Hume, morto quattro anni fa.Sarà un viaggio nel cuore di una pagina recente e molto dolorosa della Storia d'Europa, alla scoperta di un percorso di riconciliazione non privo di contraddizioni ma ritenuto esemplare e per questo studiato in tutto il mondo. Un viaggio che, forse, potrà convincerci ancora di più che "il possibile esiste dentro l'impossibile".

 

 

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Il tour Irlanda, quando la pace è possibile. Viaggio nel cuore del processo di riconciliazione si terrà dal 23 al 30 marzo 2025. Parte del ricavato sarà destinato alla Campagna "Ponti non muri" di Pax Christi. Info: Irlanda, quando la pace è possibile ~ Effatà Tour (effata.it)   

 

 

 

 


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