Qualifica Autore: insegnante

Una scuola, giovani curiosi e critici e tanta voglia di confronto e di scrittura. Racconto di un progetto.

 

Sono trascorsi pochi mesi da quando la 3aA (diventata nel frattempo 4aA) del Liceo classico Tito Livio di Milano ha vissuto la sua esperienza di viaggio d'istruzione.

Tre giorni vissuti in Toscana per ripercorrere le orme di Giorgio La Pira (sindaco di Firenze per tre mandati, dal 1951 al 1964) e don Lorenzo Milani. Prima di salire sui monti del Mugello (dove si trova intatto ciò che resta del sogno di Barbiana) e inoltrarci nelle vie del centro di Firenze, la prima tappa è stata Rondine, definita "Cittadella della pace" a causa dell'impegno instancabile per la ricomposizione creativa e nonviolenta dei conflitti, cominciato quasi trent'anni fa da Franco Vaccari, insegnante e testimone di pace. Tornati in sede, abbiamo avvertito l'urgenza di far sedimentare l'esperienza in riflessioni più organiche.

Il laboratorio di scrittura collettiva che ne è seguito è stato incentrato su quattro temi fondamentali, sulla base dei quali gli studenti hanno formato quattro diversi gruppi: cittadinanza e partecipazione; politica e bene comune; relazioni e conflitti; scuola, conoscenza di sé e inclusione.

Cittadinanza e Partecipazione

a cura di Miriam Di Luca, Maddalena Sabatini, Elena Cocuzza, Viola Bernasconi

Don Lorenzo Milani si è battuto con i suoi studenti affinché tutti comprendessero l'importanza di partecipare alla vita politica e di fare valere le proprie opinioni. Tuttavia, oggi, quanti di noi mettono in atto i suoi insegnamenti? Quanti capiscono davvero l'importanza della propria condizione di cittadino? Quanti sono davvero interessati a fare parte della "cosa pubblica"?

Nella nostra lingua con il concetto di politica si intende il complesso delle attività che si riferiscono alla ‘vita pubblica' e agli ‘affari pubblici' di una determinata comunità di persone. Questa stessa politica vuole che tutti i cittadini vi partecipino attivamente. Ad oggi, tuttavia, se consideriamo le elezioni politiche del 2022, il 37,2% del corpo elettorale si è astenuto.

Se valutiamo il complesso totale di tutti coloro che hanno diritto al voto, sono cifre esorbitanti. Una politica che si richiami ai valori della democrazia auspica che tutti possano esprimere la propria opinione anche se contrastante con l'idea prevalente. Per don Milani essere cittadini significa essere disposti a battersi per la libertà e le proprie idee, anche se ciò significa opporsi a leggi già stipulate o incappare in qualche situazione scomoda. Così fece infatti don Lorenzo insieme ai suoi ragazzi: nel 1965 essi scrissero una lettera nella quale si opponevano al pensiero dei cappellani militari della Toscana.

Questi ritenevano che l'obiezione di coscienza fosse un'espressione di viltà, oltre che un'azione estranea al comandamento cristiano dell'amore. A motivo di tale lettera, don Lorenzo fu costretto a difendersi in tribunale dall'accusa di apologia di reato. Tutto questo non scoraggiò il priore di Barbiana il quale, certo del suo giudizio, continuò a credere e a insegnare che l'obbedienza cieca deve essere considerata come una delle più terribili tentazioni, perché impedisce alla mente umana di portare avanti le proprie idee con convinzione.

Un altro importantissimo insegnamento di don Milani consiste nell'operare qualsiasi scelta di vita sulla base di un senso critico maturo, che incarni, cioè, profondamente gli ideali in cui crediamo. Questi insegnamenti ci aiutano a diventare persone e cittadini migliori.

Politica e bene comune

a cura di Giacomo Fina, Vittoria Pampuri, Giorgia Sala, Stella Merenda

Per parlare di politica è necessario partire dalle radici del termine stesso da cui deriva, ovvero polis. Il sindaco Giorgio La Pira, traendo ispirazione dal messaggio evangelico, teneva in massima considerazione la città. Essa è l'organo principale grazie al quale uno Stato può diventare efficiente. Nella città ogni cittadino ha la possibilità di rispecchiarsi l'uno nell'altro, rimettendo, così, al centro i bisogni e le aspirazioni di ciascuno.

Un occhio di riguardo va agli ultimi e ai giovani.

Gli ultimi devono occupare un ruolo d'interesse in una buona politica, perché è proprio nelle periferie e nelle zone meno agiate che ha origine il fulcro della vitalità cittadina. Recuperare perciò una visione d'insieme della città (motivo per cui La Pira amava guardare la sua Firenze dall'alto della basilica di San Miniato) garantisce una maggiore interazione tra centro e periferia.

Una città che dia la priorità al ruolo e alla voce dei cittadini, senza dimenticare i problemi internazionali, diventa artefice dei diritti umani fondamentali e non può, per questa ragione, che esserle riconosciuta l'importanza che merita. Di conseguenza è necessario che, per tutelarla, anche le potenze internazionali abbiano a cuore un obiettivo di pace. Come abbiamo imparato infatti nella Cittadella di Rondine, un eventuale conflitto è risolvibile solo tramite il confronto e l'immedesimazione nel nemico, perseguendo così l'ideale di fraternità cristiana tanto caro al sindaco La Pira.

L'istruzione ha il compito di formare nella consapevolezza tutti i giovani, che La Pira amava definire "l'alba preziosa della città", non solo quindi coloro che già possiedono le conoscenze basilari grazie al loro status sociale ed economico, ma anche i figli appartenenti agli ambienti sociali più svantaggiati. Ce ne ha dato un esempio concreto la scuola di Barbiana che, oltre ad essere stata aperta a tutti, ha insegnato ciò che può davvero essere utile per una cittadinanza attiva.

Una politica di questo tipo dovrebbe essere tuttora attuata e diffusa. Una politica che si avvicini maggiormente alla sua vera definizione, ovvero amministrazione della città per il bene di tutti, spazio pubblico al quale tutti possano partecipare.

Oggi, tuttavia, la politica sembra coinvolgere i cittadini esclusivamente in occasione degli appuntamenti elettorali e trascura alcune categorie svantaggiate e disinformate che occupano tuttavia un ruolo fondamentale all'interno della società. I giovani che vengono catapultati nel mondo degli adulti si ritrovano senza i mezzi necessari per comprendere e poter partecipare attivamente alla vita politica. I politici dovrebbero interessarsi concretamente non soltanto agli elettori attuali, ma anche a quelli futuri. Spesso si tende a promettere senza mantenere facendo una propaganda fittizia che non ha di mira la risoluzione effettiva dei bisogni e delle necessità della comunità

Relazioni e conflitto

a cura di Michela Melluso, Pietro Di Mauro, Laura Gabbrielli, Eva Casagrande

Dall'intervista di Franco Vaccari, psicologo e docente, fondatore di Rondine – Cittadella della pace, sono emersi vari spunti di riflessione e sono tornati dei temi molto interessanti che avevamo già riscontrato durante il viaggio d'istruzione. Andando a Rondine in particolare ci siamo trovati davanti a una realtà che riusciva a tirar fuori lati positivi da crudeli conflitti, accogliendo persone provenienti da Paesi in guerra tra loro, spronandole così al dialogo e alla convivenza e mirando a far comprendere che dietro l'apparente nemico si cela una persona come un'altra.

La scuola in questo modo si pone l'obiettivo di liberare da pregiudizi limitanti imposti dalle guerre percepiti, ormai, come normalità. Dopo un lungo percorso di accettazione del "nemico" come individuo e l'inevitabile nascita di un rapporto, vien da sé che quella speranza di pace, in principio neanche presa in considerazione, diventi un desiderio quasi concreto.

Fondamentale per la realizzazione di questo progetto è far nascere nei ragazzi un rapporto di fiducia reciproca, perché solo grazie ad essa è possibile instaurare legami profondi. Questo discorso deve essere esteso anche ai conflitti minori, come possono essere quelli della vita quotidiana nella scuola, in famiglia, tra gli amici, ecc...

Recandoci a Rondine ci siamo sentiti immediatamente immersi in questa realtà non appena abbiamo notato le bandiere esposte fuori dall'edificio che rappresentano i Paesi dei ragazzi ospitati. La cosa che più ci ha colpito è che erano affiancate bandiere di popoli notoriamente nemici, e ciò metteva in luce come per la "Cittadella della pace" il concetto di uguaglianza fosse fondamentale. Per introdurci al meglio nelle dinamiche di questo progetto abbiamo preso parte a un'attività con una formatrice, la quale si è concentrata sul sensibilizzarci alla risoluzione di vari tipi di conflitto, partendo dai problemi ordinari che sono alla base di qualsiasi relazione. Il conflitto fondamentale che si è voluto evidenziare è quello interiore: per raggiungere la pace con l'altro bisogna prima essere in pace con sé stessi.

Grazie a questa esperienza abbiamo potuto ragionare su cosa ci sia alla base di ogni relazione e su quali siano i conflitti ordinari che viviamo nel nostro piccolo. Alla radice di ogni relazione con un altro essere umano, che sia uno stretto amico o un conoscente, ci deve essere fiducia. Bisogna confidare che l'altro sia aperto ad accogliere il nostro essere e affidarsi all'idea che anch'egli voglia farci conoscere il suo. In una relazione bisogna sentirsi liberi di esprimersi e lasciare che l'altro faccia lo stesso.

Convivere e condividere esperienze significa anche scontrarsi e dare vita a piccoli o grandi conflitti poiché si possono avere punti di vista contrastanti. Ma da ciò bisogna imparare che quando ci si scontra con qualcuno o si differisce su qualcosa, se si affronta il conflitto con l'obiettivo di trarne spunti positivi ed educativi, si ha come conseguenza un rafforzamento del legame, capace di creare un rapporto meravigliosamente umano.

Scuola e inclusione

a cura di Sara Torricelli, Francesco Vocisano, Sofia Toffoloni, Theo Arpiani

Don Lorenzo Milani, con il suo approccio educativo rivoluzionario, ci ha portato a riflettere profondamente sui valori della nostra scuola.

L'istruzione oggi non è più vissuta come un privilegio bensì come un obbligo: infatti l'ideale che ha permesso la crescita dei ragazzi di Barbiana sembra non essere più il pilastro fondante del nostro modello educativo. Il metodo didattico di don Milani vedeva la scuola come un luogo inclusivo, dove tutti potessero essere educati, a prescindere dalla condizione economica e sociale di appartenenza, e di conseguenza potessero imparare a diventare protagonisti del proprio percorso di crescita grazie al metodo interattivo che caratterizzava la scuola.

Dal confronto tra noi, abbiamo rilevato che l'approccio educativo contemporaneo, sebbene sia diventato inclusivo sotto l'aspetto economico, non sempre riesce a coinvolgere attivamente gli studenti: chi ha meno affinità con lo studio non viene sufficientemente stimolato con metodi alternativi, come quelli utilizzati a Barbiana, e rischia di conseguenza di abbandonare prematuramente la scuola.

La nostra scuola ci rende cittadini consapevoli? Don Lorenzo Milani aveva come obiettivo un'educazione che fosse significativa per la vita quotidiana, dando importanza non solo alle discipline tradizionali, ma anche ad argomenti di attualità su cui, oggi più che mai, è fondamentale riflettere. Non di rado, infatti, le sue lezioni cominciavano dalla lettura attenta del quotidiano, dal quale si traevano spunti per capire di più il mondo circostante e la storia da cui proveniamo.

Purtroppo, la nostra scuola non sempre si colloca nella medesima prospettiva: fatichiamo non poco al giorno d'oggi a scorgere la connessione tra le materie insegnate e la vita di tutti i giorni. Un esempio di ciò è dato dall'educazione civica, reintrodotta recentemente nell'excursus scolastico, la quale spesso viene trascurata.

Crediamo, in conclusione, che solo attraverso l'impegno concreto di tutti a favore di un'educazione che rimetta al centro la conoscenza di sé e l'inclusione, potremo realizzare i valori che "stavano a cuore" a don Milani.

 

 

 


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