Il settore degli armamenti è in continua crescita. E alcuni Istituti di credito fanno soldi.
Intesa Sanpaolo, dal 2016 a oggi, ha destinato al settore degli armamenti 2,135 miliardi di dollari, suddivisi in 1,75 miliardi di finanziamenti e 385 milioni in investimenti. Un business in crescita, tanto che nel 2022, in concomitanza con l'inizio della guerra in Ucraina, la principale banca italiana ha registrato un incremento del 52% negli investimenti rispetto all'anno precedente. Sono i dati che emergono dal briefing di ReCommon "Soldi a Grappolo", lanciato in concomitanza con l'Aerospace & Defense Meeting, tenutosi lo scorso 30 novembre a Torino, ormai diventato vetrina per il mercato dell'industria bellica nostrana.
Spese militari
È ormai un dato di fatto che la guerra in Ucraina è stata – e con ogni probabilità continuerà a essere – una gallina dalle uova d'oro per le economie di molti Paesi del mondo occidentale. L'Italia non fa eccezione, anzi. In attesa dei dati sul 2023, occorre registrare come il 2022 sia stato un anno record per la spesa militare del nostro Paese, dal momento che il bilancio del Ministero della Difesa aveva sfiorato i 26 miliardi di euro, con un incremento di 1,35 miliardi rispetto all'anno precedente. A un impegno importante a livello governativo ne corrisponde uno altrettanto elevato degli attori finanziari privati.
Secondo l'annuale Relazione della Presidenza del Consiglio sull'import ed export di armi, nel 2022 gli istituti bancari hanno fatto importanti affari con il settore della difesa: 9,5 miliardi di euro tra finanziamenti e garanzie, 26,6% in più rispetto al 2021. Come già accennato, a primeggiare in questa classifica è Intesa Sanpaolo.
Fiore all'occhiello nel portafoglio dell'istituto di credito torinese è Leonardo S.p.a., società leader del settore militare e dell'aerospazio, controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. Circa il 63% dei finanziamenti totali di Intesa Sanpaolo al settore aerospazio e difesa dal 2016 a oggi sono a beneficio di Leonardo, in cui la banca ha investito 30 milioni di dollari nel solo 2022. Val la pena ricordare che la società guidata dall'ex Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha chiuso il bilancio del 2022 con un utile netto di 932 milioni di euro.
Leonardo
Leonardo ha un ruolo di primo piano anche al di fuori dei confini nazionali, dal momento che è la prima società per ricavi derivanti dalla vendita di armi in Europa e la dodicesima a livello mondiale. Sulla base di queste informazioni non stupisce quindi l'interesse di Intesa Sanpaolo per il business delle armi di Leonardo, considerando inoltre che questi due "campioni" di casa nostra, con le relative fondazioni, presenziano gran parte delle attività economiche, sociali e culturali della città di Torino e dintorni.
Torino, città in cui Intesa Sanpaolo ha la sede centrale, è sempre stata di importanza strategica per Leonardo, che nella regione Piemonte ha tre sedi principali tra Torino, Caselle e Cameri – attive nel business aeronautico e avionico e unico sito in Europa di assemblaggio e collaudo finale per i caccia F-35. Il nuovo progetto di punta della società di Cingolani per Torino è la Città dell'Aerospazio, mega-polo del settore aerospaziale progettato su un'area di un chilometro quadrato, ampliando gli spazi già esistenti di Leonardo e prevedendo nuovi impianti per impresa, ricerca e formazione. L'opera, che può contare su un budget di 1,15 miliardi di euro finanziato per il 49% con il PNRR è stata lanciata in occasione del già citato Aerospace & Defense Meeting.
Armi in Israele!
Rimanendo sull'attualità, va rimarcato come Leonardo continui a tessere accordi con le società dell'industria bellica israeliana. Il 30 ottobre 2023, l'esercito degli Stati Uniti d'America ha infatti assegnato a Leonardo e a Elbit System, azienda israeliana nel settore della difesa, lo sviluppo di un nuovo sistema laser che le truppe possono utilizzare sul campo di battaglia per esplorare le posizioni nemiche e coordinare gli attacchi. Cooperazione con l'industria delle armi israeliana che ha raggiunto il suo picco nel giugno dello scorso anno quando Leonardo ha annunciato di aver firmato un accordo di fusione con Rada Electronic industries, azienda israeliana, leader nello sviluppo di Iron Dome, lo scudo antimissilistico di Israele. Un accordo che giunge pochi mesi dopo la sigla di un contratto per la vendita di elicotteri da parte di Leonardo alle forze armate israeliane.
Tra gli altri beneficiari degli investimenti di Intesa Sanpaolo ci sono i big dell'industria bellica a livello mondiale come la francese Thales, la statunitense Raytheon e la tedesca Rheinmetall, tutti in prima linea nella fornitura di armi per il conflitto in Yemen, Paese tra i più poveri del Medio Oriente, dilaniato dal 2014 dalla guerra civile e la conseguente crisi umanitaria. Sul banco degli imputati anche RWM Italia, filiale italiana di Rheinmetall con sede in Sardegna a Domusnovas, nell'iglesiente, che ha realizzato ordigni utilizzati dalla coalizione capeggiata dall'Arabia Saudita per bombardare lo Yemen. I parenti delle vittime di un attacco mortale hanno presentato nel luglio 2023 denuncia contro l'Italia alla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU). L'esposto riguarda gli attacchi del 2016 e mira a ottenere l'accesso alla giustizia da parte delle vittime, che chiedono alla Corte di garantire che gli Stati europei riconoscano tale accesso per le vittime di crimini di guerra commessi con armi prodotte in Europa, lamentando, tra l'altro, che la vendita in questione, sia avvenuta in violazione del Trattato sul commercio di armi.
Intesa Sanpaolo era già finita nell'occhio del ciclone per i suoi copiosi finanziamenti all'industria fossile ma, se anche il business delle armi è così in aumento, c'è davvero poco da andar fieri del primo istituto di credito italiano.
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Leonardo e le armi a israele
"Può spiegare Leonardo questi pagamenti ricevuti dallo Stato di Israele per sistemi militari?". Perché, nella Relazione "Sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento" – presentata al Senato dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano, il 9 maggio 2023, relativa all'export di armamenti del 2022 – si evince che, dal primo gennaio al 31 dicembre del 2022 sono state 25 la autorizzazioni per esportazioni verso Israele per un valore complessivo di oltre 9 milioni di euro (erano state oltre 12 milioni nel 2021, oltre 21 milioni nel 2020 e quasi 29 milioni nel 2019). E, sempre nel 2022, da Israele sono arrivati quasi 30 milioni di euro ad aziende italiane (29.945.448,62 per l'esattezza).
Info: www.banchearmate.org