Qualifica Autore: vicepresidente del CNCA

Si è svolto a Bologna il Social Forum sull'abitare.

 

Oltre trecento persone hanno partecipato al Social Forum dell'Abitare dal titolo "Casa, margini, resistenze", che si è tenuto a Bologna dal 18 al 20 aprile scorso. Una partecipazione importante che evidenzia ancor più quanto sia necessario in questo Paese affrontare il tema dell'accesso alla casa con tutti i bisogni che comporta.

Il comitato promotore del Social Forum è composto da organizzazioni con storie differenti che, in qualche modo, hanno incontrato il tema dell'abitare: sindacati degli inquilini, terzo settore, attivisti dei movimenti per la casa, ambientalisti, docenti universitari, finanza etica, studenti universitari.

Tanti soggetti che hanno partecipato a un percorso a tappe di preparazione all'evento, avviatosi alla fine del 2022, con un'iniziativa allo Spin Time di Roma promossa dal Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) nella quale si proponeva, a una serie di realtà diverse, la costruzione di una coalizione sociale sul tema dell'abitare. Il percorso è continuato con numerosi altri appuntamenti in giro per l'Italia, Torino, Genova, Milano, Venezia, Napoli, in vista dell'assemblea di Bologna che ha sancito la nascita ufficiale del Social Forum dell'Abitare.

Diritto

All'appuntamento bolognese si è arrivati con un documento di analisi della questione diritto alla casa e all'abitare e un altro documento con le 19 proposte avanzate dai promotori, testi che sono stati discussi, modificati, arricchiti all'interno di due plenarie e di tre gruppi tematici che hanno messo al centro le politiche nazionali, quelle territoriali e l'innovazione sociale.

Alcuni assunti di base condivisi hanno permesso alla larga coalizione che si è formata di convergere su un progetto comune. Al centro sta il tema delle diseguaglianze, create dalle politiche liberiste che hanno generato sempre più divari sociali e accumulazione di ricchezza nelle mani di pochi, svuotando le risorse disponibili per il welfare. L'assenza di politiche pubbliche per il diritto alla casa e, in modo più ampio, all'abitare per le fasce più vulnerabili e per una parte del ceto medio, visti i costi degli alloggi e degli affitti, ha condotto il nostro Paese a una situazione di permanente emergenza.

Come riportato nel documento di convocazione del Social Forum, sono quasi tre milioni i nuclei che spendono per la casa oltre il 40% del proprio reddito, quando la soglia critica è fissata al 30%.

A vivere in affitto sono soprattutto nuclei meno abbienti, giovani, migranti: il 74% delle famiglie straniere, il 50% delle persone sole con meno di 35 anni, il 40% delle giovani coppie senza figli, il 35% delle persone sole tra i 35 e i 64 anni, di quelle in reddito di cittadinanza e delle donne sole con figli minori.

Nel 2022 sono state oltre 42.000 le nuove sentenze e più di 30.000 gli sfratti eseguiti. Per affittare un bilocale di 70 mq. nelle otto principali città italiane si spendono in media 1.000 euro al mese.

Dati

Secondo l'Istat, nel 2022 le persone senza dimora erano quasi 100.000, di cui il 38% di origine straniera, con un'età media di 41 anni: più alta per gli italiani (45 anni), più bassa per gli stranieri (35 anni). Metà di loro erano concentrate per lo più  in grandi città: Roma, Milano, Napoli, Torino, Foggia e Firenze, ma una presenza significativa si registrava anche in città di medie dimensioni come Bari, Trieste, Crotone, Sassari, Marsala, Reggio Emilia, Catania, Trani, Alessandria, Como.

Questi sono solo alcuni dati che possono dare il senso dell'urgenza del tema abitare. Vanno analizzate le cause di questa situazione, che sta mettendo in tensione non solo le grandi città, ma ormai anche i medi e piccoli centri, dal nord al sud del Paese.

Quando parliamo di diritto all'abitare ci riferiamo anche alle diseguaglianze che l'accesso alla casa porta con sé – la povertà educativa ed ecologica, l'accesso al diritto allo studio per gli studenti fuori sede… –, alla mancata risposta da parte dello Stato e a un mercato dell'affitto ormai impazzito e quasi totalmente vocato, a causa anche di una mancante regolamentazione pubblica, alla speculazione.

Se le diseguaglianze sono in costante aumento, abbiamo bisogno di mettere al centro politiche pubbliche che guardino all'interesse generale. Il pubblico deve tornare alla sua funzione sociale, assente su questo tema dagli anni Novanta.

L'intervento pubblico, politiche pubbliche, l'avvio di una nuova fase di programmazione e di manutenzione del proprio patrimonio abitativo sono un primo asse di lavoro.

Accanto a questo obiettivo si affianca come già accennato il tema della regolamentazione del mercato privato dell'affitto, drogato dallo sviluppo degli affitti brevi stile Airbnb e da una politica che non facilita l'incontro tra domanda e offerta. Vari municipi si stanno muovendo per la regolamentazione degli affitti, ma serve un quadro legislativo nazionale che rafforzi alcune scelte.

Un terzo asse di intervento per aumentare la disponibilità di alloggi è, oltre al blocco delle dismissioni dei beni immobiliari pubblici, la riqualificazione di questi immobili in senso abitativo e/o sociale. Grazie al protagonismo dei movimenti e del terzo settore, tante sono le esperienze in questo senso. In alcune grandi città come Roma e Bologna si stanno avviando dei Piani casa che prevedono proprio l'utilizzo di beni comuni a fini sociali o per progetti di housing sociale. Tutto ciò non fa che rigenerare territori, costruire relazioni positive ed ecologicamente sostenibili. Quando parliamo di diritto all'abitare ci riferiamo a luoghi che permettano alle persone delle relazioni su più piani, mettendo al centro il valore del territorio in cui si vive mantenendolo come bene comune e non come spazio su cui speculare.

Per fortuna nel nostro Paese ancora resistono reti, esperienze, campagne che ci permettono di non partire da zero in questa nuova sfida. Abbiamo accumulato visioni, prassi, proposte che al Social Forum dell'Abitare hanno trovato un'ulteriore verifica e rilancio.

Il Social Forum si è dato appuntamento per la primavera del 2025, probabilmente in una città del Sud.

Nei prossimi giorni verranno condivisi i materiali prodotti e un'agenda che ci porterà al prossimo appuntamento con l'obiettivo di allargare la coalizione e promuovere campagne che possano animarsi sia a livello nazionale, che attraverso i vari Social Forum territoriali che nasceranno nei prossimi mesi.

 

 

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Il Comitato promotore del Social Forum dell'Abitare è composto da Agevolando, Alta Tensione Abitativa, Arci, Banca Etica, Cgil, Chiediamo Casa, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Comitato Abitare in via Padova, Comunità San Benedetto al Porto, Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora (fio.PSD), Forum Cambiare l'Ordine delle Cose, Forum Disuguaglianze e Diversità, Gruppo Abele, Legambiente, Nuove Ri-Generazioni, Ocio Venezia, Rete Nazionale Coabitare Solidale, Sbilanciamoci!, Solid Roma, Spin Time Labs, Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari (Sunia), Unione degli Universitari (Udu), Unione Inquilini.

 

  

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19 proposte per il diritto all'abitare

Per imprimere nel Paese un cambiamento radicale in tema di diritto all'abitare, il Social Forum dell'Abitare avanza 19 proposte.

Ecco le principali: un piano pluriennale per l'edilizia residenziale pubblica che dia risposta alle 700.000 domande inevase di case popolari; un piano di recupero e riqualificazione energetica del patrimonio pubblico e privato inutilizzato o sottoutilizzato da destinare a edilizia residenziale pubblica e sociale; chiusura definitiva delle politiche di dismissione degli immobili pubblici; sospensione di tutti gli sfratti (soprattutto di quelli per morosità incolpevole) e degli sgomberi;  recupero della città pubblica deve guidare i processi di rigenerazione urbana, attraverso interventi regionali e comunali volti alla riqualificazione della periferia e alla messa in sicurezza del territorio dai rischi del cambiamento climatico; incentivazione (in ogni intervento edilizio sia di nuova costruzione che di ristrutturazione) della destinazione di quote congrue di alloggi di edilizia residenziale pubblica e sociale per nuclei familiari a medio e basso reddito; adozione di misure dissuasive nei confronti di chi lascia l'immobile inutilizzato e premi per chi sceglie di metterli in locazione permanente; garanzie del diritto alla casa e allo studio per gli universitari fuorisede, che sono 900mila mentre gli studentati pubblici garantiscono appena 45mila posti letto; agevolare l'utilizzo sociale del patrimonio pubblico in disuso, attraverso l'autorecupero e l'affidamento alle comunità territoriali; istituzione di Agenzie sociali per la casa per favorire l'integrazione abitativa delle fasce sociali deboli; valorizzazione delle sperimentazioni diffuse di un "pubblico non statale", promuovendo e sostenendo il protagonismo dei cittadini nei processi di rigenerazione urbana.

 

 


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