Qualifica Autore: già parlamentare

Il diritto di difendersi è veramente senza limiti? Don Luigi ne dubitava.

  

Il 26 novembre sarebbe stato il suo compleanno. E riteniamo che non ci sia modo migliore per ricordare don Luigi Bettazzi se non riproponendo le sue lungimiranti e coraggiose riflessioni.

Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea per 35 anni, senza ulteriore carriera perché scomodissimo alla sua unica e amatissima Chiesa, continua a fecondarla con i semi dei suoi ultimi e innovativi, anzi provocatori pensieri.

Mosaico di Pace ne continua a sentire e ricordare lo spirito, proprio perché Pax Christi non sarebbe l'organizzazione della Chiesa cattolica che dal 1945 è ordinata alla pace, se nel 1968 il Vaticano non l'avesse assegnata al "giovane vescovo", ausiliare del card. Lercaro, convertito dal Concilio ad una Chiesa povera e dei poveri, che trasformò Pax Christi Italia, sezione di Pax Christi Internazionale in un movimento. Reclutò persone di fiducia, collegò la sezione italiana alle sezioni sorelle non solo europee e alla presidenza centrale tenuta allora dal card. Alfrink e aiutò la Chiesa a recuperare il rapporto con il mondo giovanile attraverso la collocazione della pace al centro dei principi evangelici che la debbono "incarnare".

La nonviolenza

Una pace, quindi, non astratta, ma coerente con la nonviolenza e coinvolta nell'azione politica delle diverse società. All'inizio privilegiò l'impegno a favore dell'obiezione di coscienza, iniziativa personalissima di un vescovo che, nell'epoca in cui i cappellani militari su quel tema avevano portato in tribunale don Milani e p. Balducci, era così libero da pregiudizi che non ebbe problemi – non li aveva nemmeno nei confronti del comunismo – a contattare la LOC (Lega degli Obiettori di Coscienza) e a recuperare i giovani cattolici che, obbligati a prestare servizio militare obbligatorio, si domandavano se imparare a difendersi con le armi, cioè a poter uccidere, sia pure per difendere la patria, non fosse contro la libertà di coscienza umana e, soprattutto, cristiana.

Il filosofo Bettazzi studiava la pace e la nonviolenza da teorico, ma il prete, anzi il vescovo Bettazzi non poteva esimersi dalla responsabilità di rapportarsi alla realtà sociopolitica da cui promanano le scelte di pace o di guerra.

Per tanti decenni si venne a trovare in prima linea in tutte le situazioni che, per aver scelto la giustizia e la pace, finivano in conflitti sanguinosi e addirittura in guerra. Alla base la maledetta divisione Est/Ovest, ma per la prima volta minacciò la terza guerra mondiale la questione della Corea; vennero poi il Vietnam, centrale nella storia di Pax Christi, e le dittature dell'America Latina - Brasile, Cile, Argentina; senza dimenticare il Sudafrica dell'apartheid e i Paesi africani in cerca di autodeterminazione; e, ancora più tardi, l'Iran e l'Iraq, oltre al Medioriente travolto da stragi ricorrenti di una Palestina a cui veniva negata l'autonomia nazionale; ma anche i Balcani di Sarajevo, la Siria, la Birmania, le sempre rinnovate crisi africane e la protervia dell'islamismo radicale. Fino al 24 febbraio 2022, inizio della guerra russo/ucraina.

Pax Christi International

Il Bettazzi presidente di Pax Christi internazionale, in questo convulso teatro del mondo, non si limitava ai documenti della bella retorica pacifista, ma affrontava i problemi nella loro complessità, a partire dalla costante denuncia della produzione delle armi e del mercato di morte che inquinava l'economia mondiale. Si potrebbe pubblicare una lunghissima raccolta di dichiarazioni, interviste, articoli, lettere di argomentazioni approfondite che, rilette, lascerebbero il segno per lo spessore delle dissertazioni. Anche perché non dimenticava di essere un vescovo e alla generosità dei tanti martiri delle repressioni (i tanti catechisti latinoamericani) contrapponeva "noi (che la fede) la portiamo avanti stancamente pieni di compromessi e di tradimenti". Il card. Giacomo Lercaro quando gli Stati Uniti, dopo aver siglato l'armistizio con il Vietnam, tornarono a bombardarlo aveva pagato con la rimozione la sua libertà di cristiano.

Il riaccendersi della guerra in Europa – il grande delitto di aver impedito al continente di arrivare a ottant'anni di pace (non era mai successo) – trovava i due imperialismi indeboliti davanti alla Cina, nuovo concorrente al potere mondiale. Le ideologie fondamentaliste, alla base del terrorismo non solo islamico, le connivenze dei poteri forti, i servizi segreti, le alleanze securitarie come la Nato o l'Asean (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico) comportavano l'allargamento del campo di lavoro per poter parlare di pace e nonviolenza: gli anni pesavano – non per Bettazzi, ma per la sua minore rappresentatività – ma i suoi interventi erano attenti e decisi. Il card. Zuppi, presidente della CEI, alla vigilia di una propria missione di pace in Usa per incontrare il presidente Biden (che gli impedì di presenziare al funerale) sentiva che "assetato di pace e giustizia e di convinta non violenza" com'era gli "avrebbe raccomandato di fare tutto l'impossibile: non ha mai smesso di portare con libertà il Vangelo ovunque".

Il diritto alla pace

Ultimamente, sulla pace, quell'indignazione che incendia anche il Paradiso aveva reso radicale l'assolutezza del "diritto alla pace". Se era sempre stato durissimo sul commercio delle armi e critico dei provvedimenti "giusti perché dovuti", lo era ancor di più per le "missioni di pace" (si rivolgeva all'Afghanistan, ma diceva: "Ogni volta che un soldato italiano si trova a morire all'estero si alimenta l'interrogativo sulla validità di queste che vengono chiamate missioni di pace... operazioni che tendono sempre più a rivelarsi azioni di guerra, tanto più se – come si sta sollecitando – i nostri aerei, finora destinati a ricognizioni, vengono invece corredati di bombe da sganciare sul territorio occupato dai "nemici", che si dichiarano invece difensori della loro patria occupata da stranieri o da alleati di stranieri") e per il prevaricare della Nato (non a caso al suo funerale una voce femminile invitò a pregare per il suo scioglimento).

Per lui prevenzione dei conflitti e difesa della sicurezza significavano priorità della diplomazia e del negoziato ma, proprio nelle ultime settimane, elaborava una riflessione anche sul limite che hanno le stesse ragioni della "difesa".

In un convegno online espresse chiaramente: "A un anno dall'inizio della guerra quel che osservo è che tutti siamo per la guerra anche se, come diceva papa Giovanni, la guerra è una pazzia e papa Francesco ripete che è una follia. È una follia sia la guerra di attacco sia la guerra di difesa. È sempre guerra. E abbiamo la mentalità che una guerra si possa vincere soltanto con un'altra guerra. Quello che ci manca è la mentalità della nonviolenza.

La pace arriva soltanto attraverso la nonviolenza. Una guerra provoca una guerra e quella un'altra guerra". E la guerra è sempre guerra, anche se qualcuno la vuole "difensiva". No, von Klausewitz sbagliava: la guerra non è la prosecuzione della politica con altri mezzi. Al contrario. È l'abbandono della politica, che succede quando si rinuncia alle parole libere.

 

 

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Il numero di novembre 2023 di Mosaico di pace è stato interamente dedicato a don Luigi Bettazzi, riproponendo anche alcuni suoi articoli, pubblicati nei primi numeri della nostra rivista. Non è tanto un numero celebrativo di un grande uomo e di un grande vescovo, di un presidente di Pax Christi International e vicinissimo a Mosaico di pace sin dal primo numero, quanto un rileggere oggi pensieri e analisi che restano attualissimi, profetici e sempre dalla parte della Chiesa dei poveri e del Concilio.

Chi desidera il numero monografico dedicato a Bettazzi, può inviare una mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

 

 

 


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