Esistono esperienze significative di solidarietà e di accoglienza in luoghi sul crinale e di frontiera. Forme di resistenza dal basso alla cultura dell'odio.

 

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Stiamo continuando a scacciare la pace dagli orizzonti del mondo. La pelle della terra continua a tremare sotto la minaccia di una deflagrazione ancora più grande che, come nei giochi enigmistici, unisce i puntini delle guerre che insanguinano il pianeta e disegna la figura della guerra mondiale nucleare.

Non si tratta del catastrofismo pacifista di cui il popolo della nonviolenza viene accusato puntualmente ad ogni giro di boa ma dell'analisi che anche gli Stati maggiori delle potenze mondiali oggi disegnano più o meno segretamente.

Le guerre che si stanno combattendo sono molte di più dei due conflitti che mediaticamente ci vengono raccontate con puntiglio apparentemente di dettaglio dai mainstream e ci fanno danzare macabramente sul filo teso del terrore ma la vicenda che si è consumata col voto dell'europarlamento a favore dei missili a lunga gittata per le forze armate ucraine è la prova regina di questa regia, nemmeno tanto occulta, che costruisce la guerra e demolisce la pace.

Nel caso dei missili Storm Shadow l'Italia ha giocato un ruolo di primissimo piano perché quegli strumenti di morte sono una produzione MBDA/SCALP (Airbus Group 37,5%, BAE Systems 37,5%, Leonardo 25%), il consorzio europeo per la produzione di missili di cui l'Italia fa parte, insieme a Francia e Gran Bretagna.

Qualifica Autore: monaco di Bose, Ostuni

La natura complessa e ambivalente della rabbia.

 

"Ogni ira è cattiva o esiste qualche ira buona?": si chiedeva Tommaso d'Aquino, interrompendo una catena di pensiero che annoverava l'ira fra i vizi capitali, e riconoscendone la natura ambivalente.

Nel giugno 1992 il pastore svizzero Martin Cunz incomincia così una predica: "Ero in Italia tre settimane fa, quando hanno ammazzato il giudice Falcone e la sua scorta. Con gli amici reggiani guardavamo i telegiornali e c'era una grande tristezza in noi, ma anche rabbia per il fatto che non sembra essere possibile fare vincere la giustizia e la civiltà umana contro il crimine mafioso e contro coloro che ne approfittano".

Tra rabbia e collera

La rabbia, qui, con la sua compagna tristezza, comunica la coscienza della gravità di quel che è successo: si è travalicato un limite che non andava ecceduto. È una forma elementare di conoscenza e di giudizio sulla situazione. La collera, inoltre, raduna le forze per reagire a livello personale e collettivo e non cedere allo scoramento, al senso di impotenza e di sconfitta. È un primo ed elementare modo per rispondere a un ostacolo e insieme prenderne le distanze, senza esserne divorato.

C'è un'altra forma di rabbia, quella che invoca la vendetta, la morte, la distruzione di chi ha fatto il male, quella che tracima in una reazione mimetica di accresciuta e sproporzionata violenza. Compagne dell'ira sono ora la paura e la vendetta. Allora suona il monito: "Noi non dobbiamo essere uomini dell'ira". È la lotta interiore per non lasciarci accecare dall'ira, per non deumanizzare i colpevoli, per non cedere alla logica della vendetta e della ritorsione. L'ira fa perdere il lume della ragione e la capacità di controllarsi, rende ciechi sulle conseguenze dei propri atti e insensibili all'altro. Si rimane prigionieri nella ruota della violenza, illudendosi che quest'ultima possa essere una soluzione.

Qualifica Autore: SAE – Segretariato attività ecumeniche

L'appuntamento estivo di formazione ecumenica: dal monastero di Camaldoli il monito a una vita in armonia con il creato.

 

La localizzazione della sessione di formazione ecumenica del SAE (Segretariato attività ecumeniche) a Camaldoli, dal 28 luglio al 3 agosto, ha costituito l'ambiente ideale rispetto al tema proposto a una vasta platea: "Una terra da abitare e custodire. Il Signore Dio prese l'essere umano e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse (Gen 2,15)". Per vari motivi. La presenza millenaria dei monaci di San Romualdo nel Sacro Eremo e nel Monastero è legata a un rapporto di reciprocità con la foresta casentinese. Essere accolti in questa realtà verde popolata di specie vegetali e animali ha significato anche coltivarla e custodirla, hanno spiegato il priore della congregazione camaldolese, dom Matteo Ferrari, e il bibliotecario del Sacro Eremo, Claudio Ubaldo Cortoni.

Disarmo

Le guerre e le contese che si sono alternate in diversi secoli – l'occupazione napoleonica, il primo e il secondo conflitto mondiale – hanno danneggiato pesantemente anche la foresta. Tra il 1915 e il 1940 dall'eremo, che è tre chilometri più in alto, si poteva vedere il monastero, tanti erano gli alberi che erano stati tagliati per soddisfare le richieste militari. La guerra e la volontà di dominio opprimono non solo la specie umana, ma tutti gli organismi viventi.

Le fonti antiche di Camaldoli, prendendo spunto dal profeta Isaia, raccontano la vita monastica attraverso sette alberi piantati nel deserto (Is 41,19). Le caratteristiche delle essenze arboree hanno ispirato l'elenco delle virtù di un monaco.

Qualifica Autore: coordinatrice dell’advocacy internazionale di Connection e.V., European Bureau for Conscientious Objection

La condanna dell'attivista bielorussa per i diritti umani e il diritto all'obiezione di coscienza.

  

L'8 luglio 2024, il Tribunale regionale di Brest in Bielorussia ha condannato a 12 anni di prigione e a una multa di circa 170.000 euro Olga Karach, direttrice del Centro internazionale per le iniziative civili Our House.

Olga è un'attivista per i diritti umani che è fuggita dalla Bielorussia, come tante altre donne e uomini di quel Paese, e ha cercato protezione all'estero, a Vilnius, insieme alla sua famiglia. Purtroppo, al momento è ancora in attesa di ricevere la protezione necessaria per chi si occupa di violazioni di diritti umani e proviene da un Paese in cui è perseguitata. A suo sostegno è stata lanciata la Campagna di solidarietà internazionale #protection4olga.

In origine Our House era un giornale autoprodotto fondato nel dicembre 2002 a Vitebsk; poi, nel 2004 l'iniziativa ha preso la forma di una Campagna civile che man mano ha coinvolto diversi difensori dei diritti umani diventando una vera e propria rete di organizzazioni e, infine, nel 2014, Our House è stata registrata in Lituania e da allora opera come organizzazione non-profit che, dall'inizio della guerra, si occupa anche di assistenza umanitaria.

Al momento, ci sono altri casi pendenti a carico di Olga Karach in Bielorussia per i quali sono previste pene fino a 25 anni di carcere, con il rischio anche della pena capitale che è stata reintrodotta all'inizio del 2023.

Il comunicato stampa del 9 luglio a cura di Connection e.V., European Bureau for Conscientious Objection, War Resisters' International e International Fellowship of Reconciliation, specifica le accuse nei suoi confronti: "Cospirazione per la presa del potere con mezzi incostituzionali" (parte 1 dell'art. 357 C.P.), "Promozione di attività estremiste" (parte 1 e parte 2 dell'art. 361-4 C.P.) e "Discredito della Repubblica della Bielorussia" (art. 369-1 C.P.).

Qualifica Autore: Pax Christi Verona

Un "caldo" incontro con la Route nazionale Agesci 2024.

 

Tra le tante associazioni chiamate a dare una testimonianza ai Capi Scout presenti in ventimila a Verona dal 22 al 25 agosto c'era anche Pax Christi.

Alcuni del nostro Punto Pace si sono resi disponibili e così, nella giornata di venerdì 23 agosto, abbiamo incontrato sette gruppi, ciascuno composto da una trentina di scout provenienti da varie città, per presentare il nostro Movimento (che molti non conoscevano) e per avere con loro uno scambio su temi che ci stanno a cuore.

Preziosa per noi l'opportunità di incontrare tanti giovani-adulti che portano avanti l'impegno di educare le nuove generazioni ai valori dello scoutismo, valori che in buona parte sono anche i nostri.

Un'analisi critica del mercato delle armi e delle sue implicazioni.

 

Il commercio di armi è un mercato distintivo rispetto a quello dei beni civili. Si tratta di un mercato monopsonistico (in pratica un mercato dove i compratori, in questo caso gli Stati e le loro relative Forze Armate, accentrano nelle loro mani tutta la domanda dei beni o servizi destinati a un utilizzo militare, nda), con un solo acquirente: lo Stato.

Lo Stato è sia regolatore sia acquirente, mentre dal lato dell'offerta ci sono poche industrie potenti e concentrate, caratterizzate da alte barriere all'ingresso. Questo mercato è ristretto e i meccanismi di definizione del prezzo non seguono sempre quelli tradizionali. Spesso, usando il metodo "cost plus", si favorisce l'espansione dei costi e si massimizzano i profitti delle aziende fornitrici, come evidenziato da Seymour Melman (Seymour Melman, Capitalismo militare, Einaudi 1972, nda). Un esempio di sprechi è rappresentato dai costi astronomici per prodotti ordinari, come i bulloni venduti al Pentagono a 2.043 dollari ciascuno. Gli armamenti tendono ad avere un'inflazione più alta rispetto ai beni civili, sottolineando la necessità di trasparenza e controllo democratico per evitare che gli interessi di pochi prevalgano su quelli di molti.

Produttori di armi

Qual è la dimensione effettiva dell'industria militare? Offre realmente opportunità occupazionali e favorisce la crescita tecnologica?

Gianni Alioti e Maurizio Simoncelli, esperti di industria militare, cercano di rispondere a queste domande, sfatando alcuni miti comunemente accettati. Secondo il SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), un istituto prestigioso che raccoglie dati sugli armamenti dal secondo Dopoguerra, un'azienda è considerata produttrice di armi se produce beni e servizi per uso militare, anche se questa rappresenta una piccola parte della loro produzione totale. Il SIPRI stila annualmente una classifica delle prime cento aziende produttrici di sistemi d'arma nel mondo, ordinate per valore delle vendite.

Nella celebrazione di commemorazione del beato Franz Jägerstätter il rinnovo della nostra obiezione alla guerra.

 

Obiezione alla guerra

La luce della testimonianza di Franz J. è sempre attrattiva. Tornare nei luoghi dell'Alta Austria, che hanno visto la vita semplice e la coscienza tormentata del giovane contadino e sagrestano della chiesetta di St. Radegund, felicemente sposo e padre di famiglia, ha il sapore della riscoperta e ci riempie di commozione. "Tu mi chiami nel buio di questo tempo, a te voglio arrivare, sono pronto: Ma il cammino verso la sorgente è contro la corrente": sono le parole del bellissimo canto in tedesco composto per la beatificazione di Franz nel 2007.

Nel cantarlo ci immedesimiamo nel suo atteggiamento di fronte al dilemma se cedere alle insistenze di chi lo induceva ad arruolarsi nell'esercito nazista o se obbedire alla sua coscienza e rifiutare di collaborare. "Né il carcere, né la morte mi separano dall'amore di Dio: questa è la fede che mi guida… Se anche l'errore trascina come la corrente, tu mi guidi per mano: questa è la speranza che mi rende forte…": ripetendo nel canto queste parole, facciamo nostra la sua obiezione e la sua obbedienza a Dio, alla legge dell'amore, anche nell'oggi, dove il sistema guerra globale è diventato tanto travolgente e la cultura della pace sembra perdente. Era isolato Franz, ma altri, molti altri nel mondo tedesco, avevano il coraggio di obiettare a costo della vita.

Qualifica Autore: operatrice sociale di Associazione 21 luglio

Un rapporto sulle comunità rom e sinti in Italia e sulle loro condizioni di vita.

 

Il 9 aprile 2024, presso la Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato, è stato presentato il rapporto di Associazione 21 luglio intitolato "Vie di Uscita", un documento in grado di fornire una panoramica dettagliata sulle condizioni di vita, le problematiche sociali e le politiche attuate nei confronti delle comunità rom e sinti in Italia.

Il rapporto, suddiviso in diverse sezioni, approfondisce temi come la demografia, le condizioni abitative, la politica degli sgomberi e le strategie nazionali per l'inclusione, tutti dati essenziali per comprendere le sfide che queste comunità affrontano e le misure adottate per migliorarne la situazione.

Una panoramica

A partire dagli anni Novanta, diverse amministrazioni locali in Italia hanno supportato la creazione di insediamenti monoetnici con il fine di ospitare le comunità rom in fuga dai conflitti nei Balcani. Sebbene questi insediamenti fossero originariamente progettati con l'intento di rispettare una cultura considerata diversa da quella dominante, spesso hanno finito per generare segregazione ed esclusione sociale, alimentando stereotipi negativi e tensioni con le comunità locali.

Data l'impossibilità di effettuare un censimento basato su criteri etnici, è estremamente difficile stimare con precisione il numero di rom e sinti in Italia. Le attuali stime, che provengono principalmente da università, enti di ricerca e organizzazioni del Terzo settore, variano tra i 120.000 e i 150.000 individui. Questa mancanza di dati certi rende complessa la pianificazione di interventi mirati. Tuttavia, dati più affidabili e aggiornati sono disponibili sul sito www.ilpaesedeicampi.it, gestito da Associazione 21 luglio, che da anni monitora costantemente la situazione degli insediamenti monoetnici in Italia.

Qualifica Autore: Punto Pace Pax Christi Catania

Settimana Sociale dei cattolici: ritratto di una Trieste dialogica, feconda e animata.

 

Lo scorso 7 luglio si è conclusa la 50ª Settimana Sociale dei cattolici, a Trieste. Organizzata dalla Conferenza Episcopale Italiana, ha visto impegnati associazioni, movimenti laicali, realtà economiche e sociali del mondo cattolico: una passerella piuttosto ben preparata ed efficace che ha consentito a tutti, partecipanti e visitatori, occasioni di incontro e di conoscenza delle tante realtà di impegno sociale ed ecclesiale.

Le piazze e le strade di Trieste, con i loro spazi e gli edifici settecenteschi di rara eleganza e armonia, si sono ulteriormente animate di gente, attività, concerti, e mostre, tra cui era stimolante passeggiare per curiosare e scorgere aspetti nuovi e interessanti, per soffermarsi a parlare, dialogare, scoprire le tante realtà che costituiscono un prezioso patrimonio culturale, sociale, spirituale.

I centodieci stand organizzati presso i Villaggi delle Buone Pratiche lungo le vie del centro storico di Trieste, erano raggruppati in "quartieri" – quasi immagine di una città ideale: "un quartiere per sognare", "un quartiere per costruire", "un quartiere per pensare"… Di quest'ultimo ha fatto parte lo stand di Pax Christi, che ha proposto numerose pubblicazioni, tra cui la più recente intitolata Frammenti di pace, un libretto rivolto prevalentemente a insegnanti, educatori, catechisti, suddiviso in varie sezioni: testimoni di pace, giochi per tutte le età, riflessioni sull'ecologia; e ancora Uscire dalla guerra, per un'economia di pace. E, inoltre, varie pubblicazioni su don Tonino Bello e mons. Luigi Bettazzi, e la rivista Mosaico di pace.

Qualifica Autore: Coordinamento Teologhe Italiano

L'ecumenismo che fa bene agli uomini. Prosegue la riflessione e il dialogo sul maschile e le Chiese. Per un mondo veramente inclusivo.

 

C'è l'immagine di Atlante schiavo che regge il mondo sulle spalle, nella copertina della rivista di Pax Christi Mosaico di Pace, il numero di ottobre 2023 (www.mosaicodipace.it/index.php/archivio/2023/ottobre-2023/dossier-ottobre-2023).

Accanto ad Atlante, che fa parte della serie scultorea degli imprigionati di Michelangelo, compare il titolo "Ripensare la maschilità".

Sul fatto che gli uomini di oggi siano appesantiti da qualcosa sarebbero d'accordo in molti, c'è però da intendersi su cosa. Sarà che le donne da tempo non vogliono più reggere con loro (anzi, sotto di loro o al loro posto) il peso di certi meccanismi culturali, e dunque gli uomini si ritrovano schiacciati nel tentativo di mantenere tutto com'era, ma meno gratificati, e sempre più arrabbiati verso le compagne che pure vorrebbero mondi meno faticosi per tutti.

Gli stereotipi maschili che ancora resistono, quelli del pater familias, del protettore, del conquistatore e via di seguito, sembrano meno pesanti solo perché ammantati da un'aura di eroismo. Atlante, così possente, coi muscoli in risalto mentre solleva il globo, è in fondo una raffigurazione drammaticamente verosimile di un uomo che, quanto più vive con sofferenza il proprio essere maschio, tanto più ostenta virilità.

Qualifica Autore: sacerdote, membro della Società Filosofica Italiana

Ad ogni passo, ad ogni battito. Storia del pellegrino Nicola.

 

Un lavoro di novantanove capitoli per raccontare la storia di Nicola pellegrino, un santo tutto particolare. Il nuovo libro di Natale Albino, Ad ogni passo, ad ogni battito (EDB, Bologna 2024, pp. 231), è il tentativo di rimettere in ordine la vita di questo ragazzo greco giunto sulle coste pugliesi con una sola parola disarmata e disarmante sulle labbra: Kyrie eleison. Nella prefazione, il cardinal Marcello Semeraro indica Nicola come un folle per Cristo, un ragazzo perfettamente calato nella spiritualità popolare slavo-ortodossa.

Nella postfazione, invece, Guglielmo Spirito ci aiuta a rileggere la storia di Nicola in pari a quella dei Racconti di un pellegrino russo. Follia e pellegrinaggio, dunque, ci aiutano a riconoscere in Nicola quei tratti di santità che oggi, grazie al dialogo ecumenico, riusciamo a comprendere ma che, durante il Medioevo, erano ancora estremamente incompresi e bistrattati. Intorno all’anno Mille, infatti, mentre il mondo, diviso drasticamente fra Occidente e Oriente, è scosso da continue guerre e violenze, ecco che Nicola si mette in cammino con la sola preghiera che caratterizza la spiritualità popolare ortodossa: Kyrie Iesou Christe, eleison me/ Signore Gesù Cristo abbi pietà di me, abbreviata da Nicola in Kyrie eleison.

Qualifica Autore: già Vicepresidente di Pax Christi Italia

La vera lotta è quella per la fraternità. La vera alternativa è la riconciliazione. 

 

Papa Francesco è un apostolo infaticabile di pace. Mentre continua a insistere per l'apertura di trattative davanti ai conflitti armati in corso (Russia-Ucraina, Israele-Palestina, Myanmar, Etiopia, Sudan, Sud Sudan, Nord Kivu-Ruanda-Congo, Haiti e altrove), mentre si prepara al viaggio più lungo del suo pontificato in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est, Singapore, nel mese di agosto u.s., rilancia in vari modi i punti chiave del suo magistero, incontrando persone e popolazioni di diversa provenienza e orientamento. Ne cito alcune, lasciando scorrere le parole del Papa, quasi sconosciute, migliori di ogni commento. Pochi, compresi molti "pacifisti", cercano di misurarsi con il suo realismo profetico e politico che ci spinge a un salto di qualità nonviolento.

Le religioni servono la pace?

Il 7 agosto, incontrando la comunità afghana in Italia, Francesco ricorda che la marcata differenziazione sociale e culturale presente tra afghani e pakistani, "invece di essere occasione per promuovere un minimo comune denominatore a tutela delle specificità e dei diritti di ciascuno, a volte è motivo di discriminazioni ed esclusioni, se non addirittura di vere e proprie persecuzioni […] che si fanno scudo del preteso diritto della forza piuttosto che contare sulla forza del diritto". Il Papa lamenta che "diverse volte la religione subisce manipolazioni e strumentalizzazioni, e finisce per servire a disegni che non sono compatibili con essa […].

È perciò indispensabile che in tutti maturi la convinzione che non si può, in nome di Dio, fomentare il disprezzo dell'altro, l'odio e la violenza. Vi incoraggio, dunque, a proseguire nel vostro nobile intento di promuovere l'armonia religiosa […].

Qualifica Autore: Presidente Anpi Barletta -Andria-Trani

Ritratto di un sacerdote di periferia, al servizio della comunità e delle persone, in un'Italia nella morsa del fascismo.

  

Sono trascorsi cento anni dall'assassinio del sacerdote romagnolo Giovanni Minzoni. Lo storico Andrea Bosio, nel libro Giovanni Minzoni. Terra incognita. Martirio, educazione, antifascismo (Effatà ed., 2023, pp. 224), ne tratteggia la vita, breve ma molto intensa. Un sacerdote di "periferia" che, con la sua profetica semplicità, si oppose, in modo nonviolento, alla violenza che caratterizzò quel periodo (i primi anni Venti del secolo scorso) che furono il preludio del regime fascista. Il testo, attraverso la vita del sacerdote, ripercorre la storia che caratterizzò quegli anni e in modo chiaro ed esauriente ricollega la vita di don Giovanni agli eventi topici di quel periodo.

Parte dall'infanzia di questo fanciullo, che si svolge in un ambiente familiare semplice e borghese, liberale e cristiano, e prosegue con i suoi primi passi a Ravenna, l'emigrazione e lo studio in Seminario sino alla consacrazione nel 1909. L'evento, che segnerà in modo indelebile don Giovanni, sarà lo scoppio della Grande Guerra. Egli non solo parteciperà al conflitto, recandosi al fronte come cappellano dei "suoi" soldati, ma sarà anche decorato con una medaglia d'argento al valor militare, per essersi distinto in azioni di salvataggio di commilitoni rimasti incastrati in montagna, a rischio della propria vita.

Dall'incontro con i poveri nasce un cammino di liberazione per tutti.

 

L'anno scorso sono stato in Argentina a trovare i miei molfettesi.  Un padre missionario ci ha condotto a Bariloche, che è un po' la Cortina dell'Argentina. È bellissima, palazzi straordinari! Vanno lì tutti i ricconi del Paese. Però, accanto alla cinta di Bariloche, c'è la seconda Bariloche, quella dei poveri. Qualcosa di incredibile! Era il mese di ottobre, corrispondente al nostro mese di marzo-aprile. In fondo, si vedevano le catene delle Ande innevate. Bellissimo il paesaggio!

In questi barrios poveri, sterrati, c'erano bambini a piedi nudi intirizziti dal freddo. Però correvano, facevano volare gli aquiloni. Sugli usci di queste catapecchie fatte di cartone, di lamiere contorte (cose proprio da non credere!) c'erano donne cilene, boliviane; perché lì andavano tutti i fuoriusciti. Mi sono avvicinato, ho chiamato un bambino e gli ho detto: "Dov'è la tua casa?".

Qualifica Autore: già magistrato della Corte di Cassazione, Comitati per la Costituzione

Il disegno di legge sulla sicurezza è espressione di politiche securitarie in chiave repressiva. E va fermato.

 

L'emblema del disegno di legge governativo sulla sicurezza, approvato dalla Camera e ora al Senato, si può individuare nell'art. 15. Infatti, si aggredisce un punto fermo di civiltà: il rinvio della detenzione delle donne in stato di gravidanza e delle mamme con bimbi di età inferiore a un anno. Era obbligatorio e lo si renderebbe ora facoltativo. Il giudice potrebbe anche negare il rinvio e la detenzione allora avrebbe luogo in un Icam (istituto a custodia attenuata per detenute madri). Se il bambino, poi, ha da uno a tre anni d'età è possibile che vada a finire con la madre nelle sezioni nido di carceri ordinarie. Dovrebbe così ritenersi abrogato l'art. 47-ter dell'ordinamento penitenziario, che ammette la detenzione domiciliare per la donna incinta o madre di figli conviventi di età inferiore a dieci anni.

Al 31 luglio 2024 negli istituti penitenziari 21 donne vivevano detenute con i loro 24 bambini. In maggioranza straniere: 14 con 15 figli. Se il Senato approvasse definitivamente il disegno di legge ne conseguirebbe un aumento del numero di donne in gravidanza e bambini innocenti in carcere.

Non si tratta di presunti non colpevoli, secondo l'art. 27 della Costituzione, ma di certamente, assolutamente non colpevoli. Bambini che scontano una pena senza aver commesso alcun reato. Sono, anzi, vittime del reato di furto di infanzia in termini di affettività e di pienezza dei sensi. Non c'è nulla di più disumano e lesivo della preminenza dell'interesse del bambino prescritta a livello internazionale (the best interest of the child). E alla sua base c'è una risposta crudele alle cronache che narrano dell'escamotage di giovani donne, soprattutto rom, che condannate ordinariamente per borseggi si comportano come quella, interpretata da Sophia Loren nel film di Vittorio De Sica Ieri, oggi, domani, che per non andare in carcere scelse di avere numerose gravidanze.

Una Campagna di mediattivismo per dire no agli euromissili.

 

L'articolo di Phillips P. O'Brien, pubblicato il 19 settembre 2024 sul Bulletin of the Atomic Scientists, espone un quadro inquietante per l'Ucraina: secondo i "war game" accademici, una guerra nucleare sarebbe già dovuta scoppiare per il superamento di varie "linee rosse". 

Le "linee rosse"

Il concetto di "linee rosse" nella guerra in Ucraina, e in generale nei conflitti internazionali, indica limiti oltre i quali una delle parti coinvolte considera inaccettabile qualsiasi ulteriore azione da parte dell'avversario. Eppure, nonostante il superamento delle "linee rosse" tracciate da Putin, il mondo è riuscito a evitare la catastrofe. Ma per quanto ancora potrà durare questo fragile equilibrio? Phillips P. O'Brien, docente in studi strategici all'Università di St Andrews, ci mette in guardia: ogni giorno che passa, la guerra in Ucraina diventa un pericoloso gioco di azzardo nucleare.

Gli attacchi ucraini a Regioni strategiche come la Crimea e Kursk, nonché le richieste di Zelensky di ottenere il via libera per colpire in profondità il territorio russo con missili a lunga gittata, rappresentano sfide dirette alle "linee rosse" tracciate da Mosca. Queste linee, se ripetutamente violate, potrebbero condurre a un'escalation nucleare.

A cura di Cristina Mattiello

Terre di frontiera, linee da blindare e da difendere. Muri e steccati. Eppure, c'è chi vive ai margini per aprire brecce di fraternità laddove il cuore dell'umanità non pulsa più. In queste pagine diamo voce a esperienze di solidarietà e di incontro in luoghi emblematici di chiusura. Perché la speranza è nelle resistenze che, giorno dopo giorno, si costruiscono e alimentano diritti e fraternità.

 

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