Un rapporto sulle comunità rom e sinti in Italia e sulle loro condizioni di vita.
Il 9 aprile 2024, presso la Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato, è stato presentato il rapporto di Associazione 21 luglio intitolato "Vie di Uscita", un documento in grado di fornire una panoramica dettagliata sulle condizioni di vita, le problematiche sociali e le politiche attuate nei confronti delle comunità rom e sinti in Italia.
Il rapporto, suddiviso in diverse sezioni, approfondisce temi come la demografia, le condizioni abitative, la politica degli sgomberi e le strategie nazionali per l'inclusione, tutti dati essenziali per comprendere le sfide che queste comunità affrontano e le misure adottate per migliorarne la situazione.
Una panoramica
A partire dagli anni Novanta, diverse amministrazioni locali in Italia hanno supportato la creazione di insediamenti monoetnici con il fine di ospitare le comunità rom in fuga dai conflitti nei Balcani. Sebbene questi insediamenti fossero originariamente progettati con l'intento di rispettare una cultura considerata diversa da quella dominante, spesso hanno finito per generare segregazione ed esclusione sociale, alimentando stereotipi negativi e tensioni con le comunità locali.
Data l'impossibilità di effettuare un censimento basato su criteri etnici, è estremamente difficile stimare con precisione il numero di rom e sinti in Italia. Le attuali stime, che provengono principalmente da università, enti di ricerca e organizzazioni del Terzo settore, variano tra i 120.000 e i 150.000 individui. Questa mancanza di dati certi rende complessa la pianificazione di interventi mirati. Tuttavia, dati più affidabili e aggiornati sono disponibili sul sito www.ilpaesedeicampi.it, gestito da Associazione 21 luglio, che da anni monitora costantemente la situazione degli insediamenti monoetnici in Italia.
Stando alle ultime rilevazioni, a oggi in Italia si contano 97 insediamenti abitati da 11.209 rom e sinti. Di questi, 45 sono insediamenti abitati da 7.416 rom, 50 da 3.651 sinti, e 2 insediamenti misti abitati da 142 persone tra rom e sinti. Gli insediamenti all'aperto, comunemente noti come "campi rom" o "aree sosta", sono quasi sempre situati fuori dai centri urbani, recintati e spesso privi di servizi adeguati. In Italia se ne contano 93, abitati da 10.522 persone. L'Area Metropolitana di Napoli registra la più alta concentrazione di rom in emergenza abitativa, con la città di Roma che invece detiene il triste primato per il numero di baraccopoli istituzionali.
Oltre alle baraccopoli, insistono due aree residenziali monoetniche, situate in periferia e spesso caratterizzate da abitazioni di edilizia pubblica destinate esclusivamente a rom e sinti. Questi quartieri, presenti nei comuni di Gioia Tauro e Pisa, ospitano complessivamente 390 persone.
In Italia sono inoltre presenti tre centri di raccolta rom, strutture di accoglienza chiuse e riservate esclusivamente ai membri di queste comunità, situate nei comuni di Brescia, Latina e Napoli e abitate da un totale di 197 individui. Infine, si registrano insediamenti privati, spesso su terreni agricoli di proprietà, dove numerose famiglie rom e sinti si sono stabilite nel corso degli anni.
Quale vita?
Le condizioni di vita all'interno di questi insediamenti sono estremamente precarie, la mancanza di accesso a servizi essenziali come acqua pulita e assistenza sanitaria adeguata aumenta il rischio di malattie, mentre la qualità degli alloggi e la sovrappopolazione aggravano ulteriormente la situazione, riducendo l'aspettativa di vita dei residenti di almeno dieci anni rispetto alla media italiana.
L'accesso all'istruzione è un altro punto critico. Circa il 55% degli abitanti degli insediamenti ha meno di 18 anni e un altissimo numero di bambini rom e sinti incontra difficoltà nell'accedere all'istruzione formale a causa di pregiudizi, condizioni di vita instabili e barriere linguistiche. La mancanza di istruzione perpetua il ciclo di povertà ed esclusione sociale, rendendo necessari programmi di inclusione scolastica e un maggiore supporto educativo.
Fino al 2018, i propositi di superamento degli insediamenti si sono tradotti quasi sempre nella loro costruzione e, pur essendo pensati come soluzioni temporanee, sono diventati spesso dimore permanenti, ostacolando la vera integrazione sociale ed economica. Anche gli sgomberi forzati sono un fenomeno ricorrente in Italia, spesso giustificati da motivazioni securitarie ma portati avanti in assenza di piani di inclusione per le persone coinvolte. La moratoria dovuta al Covid-19 ha temporaneamente ridotto il numero degli sgomberi, ma con la fine delle proroghe il fenomeno è ripreso, aggravando la precarietà delle famiglie rom e privando i bambini della stabilità e della continuità educativa di cui necessitano.
Dal 2019 diverse amministrazioni locali hanno iniziato processi di superamento degli insediamenti monoetnici. Attualmente, 16 insediamenti sono coinvolti in progetti di superamento, situati nei comuni di Asti, Romano di Lombardia, Lamezia Terme, Reggio Calabria, Prato, Lucca, Sandrigo, Latina, Guidonia Montecelio e Roma. Nonostante gli sforzi, e come ben evidenziato nel rapporto di Associazione 21 luglio, molti rom continuano a vivere in condizioni di emergenza abitativa, con gli insediamenti che rappresentano una soluzione assolutamente inadeguata.
La Strategia Nazionale
La Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030, adottata dopo un processo di consultazione durato oltre due anni, mira a contrastare l'antiziganismo e a migliorare l'accesso all'istruzione, all'occupazione, all'alloggio e ai servizi sociosanitari per rom e sinti. Tuttavia, la Strategia ha ricevuto numerose critiche sia dalla Commissione Europea sia dalla società civile, date soprattutto dall'assenza di autonomia dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, che mancherebbe di autorità nel coordinare e monitorare efficacemente le azioni previste. Inoltre, il Rapporto di monitoraggio della società civile sulla qualità del quadro strategico nazionale per l'uguaglianza, l'inclusione e la partecipazione dei rom in Italia ha evidenziato diversi punti di debolezza, legati alla natura non vincolante della Strategia e alla mancanza di sanzioni per le amministrazioni che violano i suoi principi.
Nel maggio 2023, il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d'Europa ha dichiarato l'Italia colpevole di aver violato gravemente e sistematicamente la Carta sociale europea riguardo alla situazione abitativa dei rom. Questa decisione, derivante da una denuncia di Amnesty International del 2019 e supportata dai dati di Associazione 21 luglio, evidenzia come le comunità rom in Italia siano state oggetto di discriminazione diffusa e sistematica soprattutto nel settore abitativo, vivendo in condizioni inferiori agli standard internazionali e subendo frequentemente sgomberi forzati.
Conclusioni
Il rapporto di Associazione 21 luglio evidenzia la complessità della situazione delle comunità rom e sinti in Italia, tra difficoltà di integrazione, politiche insufficienti e condizioni di vita spesso precarie. Tuttavia, si nota una crescente consapevolezza tra le amministrazioni comunali riguardo la necessità di superare i "campi rom". La Strategia Nazionale 2021-2030 rappresenta un passo avanti, ma richiede un impegno costante e coordinato per garantire un miglioramento significativo delle loro condizioni di vita. Dal 2021, Associazione 21 luglio sostiene le amministrazioni comunali attraverso il modello MA.REA. (MAppare e REAlizzare comunità), un approccio partecipativo e innovativo che ha già trovato applicazione in diverse amministrazioni. La strada verso l'inclusione è lunga, ma un cambiamento di paradigma, che veda i rom e i sinti come cittadini con pieni diritti e doveri, è essenziale per costruire una società più equa e coesa.
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Il Rapporto "Vie di Uscita" a cura di Associazione 21 luglio può essere scaricato al seguente link:
https://www.21luglio.org/2018/wp-content/uploads/2024/04/Rapporto-intero-con-ISBN.pdf