Stiamo continuando a scacciare la pace dagli orizzonti del mondo. La pelle della terra continua a tremare sotto la minaccia di una deflagrazione ancora più grande che, come nei giochi enigmistici, unisce i puntini delle guerre che insanguinano il pianeta e disegna la figura della guerra mondiale nucleare.

Non si tratta del catastrofismo pacifista di cui il popolo della nonviolenza viene accusato puntualmente ad ogni giro di boa ma dell'analisi che anche gli Stati maggiori delle potenze mondiali oggi disegnano più o meno segretamente.

Le guerre che si stanno combattendo sono molte di più dei due conflitti che mediaticamente ci vengono raccontate con puntiglio apparentemente di dettaglio dai mainstream e ci fanno danzare macabramente sul filo teso del terrore ma la vicenda che si è consumata col voto dell'europarlamento a favore dei missili a lunga gittata per le forze armate ucraine è la prova regina di questa regia, nemmeno tanto occulta, che costruisce la guerra e demolisce la pace.

Nel caso dei missili Storm Shadow l'Italia ha giocato un ruolo di primissimo piano perché quegli strumenti di morte sono una produzione MBDA/SCALP (Airbus Group 37,5%, BAE Systems 37,5%, Leonardo 25%), il consorzio europeo per la produzione di missili di cui l'Italia fa parte, insieme a Francia e Gran Bretagna.

Quei missili non potrebbero funzionare senza il consenso che l'Italia è chiamata a fornire dal momento che Alenia fornisce la tecnologia EO ovvero l'apparecchiatura degli inseguitori elettro-ottici per individuare, seguire e colpire il bersaglio programmato. Il voto dell'emiciclo di Bruxelles è la prova provata che, coperto da segreto militare, quel consenso è stato fornito con ogni rassicurazione dal nostro Presidente del Consiglio nel corso della visita del premier britannico in Italia.

Anche agli occhi dei più sprovveduti questa decisione segna una svolta decisiva nel conflitto russo-ucraino nell'illusione diffusa che si possa trattare e ottenere la pace solo mettendo in campo una maggiore forza di fuoco. Zelensky condensa questa dottrina in una formula coincisa e ingannevole: "Se colpiamo la Russia, Putin tratterà la pace".

Putin da parte sua ha già affidato a tutte le agenzie di stampa internazionali le proprie intenzioni: "Il via libera all'uso di missili a lunga gittata forniti da Paesi Nato equivale a una esplicita dichiarazione di guerra che ci porterebbe a mettere in campo le risorse nucleari".

Ma l'aspetto più preoccupante di questo nuovo scenario è che si afferma la dottrina della "legittima difesa preventiva" ovvero di una guerra "di difesa" della propria integrità territoriale che prevede, prescrive e ratifica l'attacco ad obiettivi strategici fuori dai propri confini. È questa la scelta dell'Ucraina e dei Paesi europei e Nato ma è la stessa del governo israeliano che, in nome di questo stesso principio, giustifica il proseguimento del massacro nella Striscia di Gaza e in Libano.

Dal punto di vista umanitario e del diritto internazionale si tratta di una involuzione spaventosa che crea precedenti quanto meno inquietanti. In tutto questo le Nazioni Unite che nascevano "per salvare le future generazioni dal flagello della guerra" (Preambolo della Carta Onu) appaiono come uno strumento inefficace, inutile e obsoleto, ovvero fuori della storia.

È l'ora di reclamare a gran forza una riforma in senso democratico di quell'istituzione sovranazionale che possa mostrarsi determinante in un mondo che ha mutato assetti geostrategici, forze in campo e sistemi di distruzione in maniera radicale rispetto al lontano 1945 in cui veniva costituita. Da queste pagine lanciamo pertanto l'appello alle coscienze di tutti i governi e all'arcipelago mondiale della società civile di dar vita a una campagna globale per pretendere tale riforma che riguardi soprattutto il funzionamento del Consiglio di sicurezza e la capacità di intervento nelle situazioni di crisi o a rischio di conflitto armato. Perdere altro tempo significherà perdere altre vite umane e creare le premesse per la guerra che verrà.

 

 

 


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