A cura della Redazione

La realtà degli abusi nella Chiesa cattolica è complessa e, purtroppo, di grande attualità. Dai casi eclatanti di pedofilia agli abusi fisici e di coscienza; dall'idea di potere e di autorità sottesa agli abusi alla struttura sistemica che li consente e che ritarda  nel far luce.  Proponiamo un dossier plurale, che dalla  attualità si apre a una riflessione  sulla gestione  del potere  e sul rapporto tra obbedienza e libertà. Quale Chiesa libera che viva relazioni simmetriche in una prospettiva di giustizia e rispetto di tutte le persone?

 

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Qualifica Autore: missionaria, teologa e psicologa 

Perché un dossier su questo tema? Un lavoro a più mani che affronta una problematica complessa e che apre a nuovi cammini di prevenzione e di riconciliazione. 

 

Gli abusi compiuti nell'ambito della Chiesa cattolica, nell'ampia gamma che la stampa ha portato alla ribalta, sono una ferita ancora aperta nei sopravvissuti/e a questo dramma. Le riviste Missione Oggi e Mosaico di Pace si sono confrontate sul tema e, seppure con declinazioni differenti, hanno deciso di dedicarvi un dossier. Sono infatti in gioco una Chiesa notevolmente deturpata da queste tristi vicende e un'umanità dolente che cerca con fatica la strada della verità, della giustizia e della pace.

Ricostruire la storia accidentata e per nulla conclusa di questo dramma, scandagliarne le complesse cause, metterne a fuoco le resistenze ma anche i coraggiosi cammini di prevenzione e cura, è un piccolo eppure doveroso contributo per dar voce alle vittime e a coloro che si sono messi con parresia dalla loro parte.

La parola "abusi" nasconde realtà composite e variegate. Si è cercato di tenerne conto, considerando l'impostazione di ciascuna rivista, con uno sguardo in profondità per cogliere, nella misura del possibile, dinamiche comuni, anche allargando l'orizzonte su contesti culturali ed ecclesiali extra-europei. La Chiesa italiana, così come il mondo missionario, non possono e non devono esimersi dall'affrontare questo dramma. Ma neppure la società civile. Una vera prevenzione e cura di questi abusi saranno possibili se entrambe – Chiesa e società civile – opereranno con i mezzi loro propri per creare le condizioni che ne impediscano il sorgere e per far sì che sia gli abusati/e sia gli abusatori/trici ritrovino la dignità perduta.

Qualifica Autore: storico delle religioni

La realtà degli abusi interpella la Chiesa.

 

La storia degli abusi nella Chiesa inizia con lo stesso movimento cristiano. In una prima fase, nel cristianesimo delle prime generazioni, la questione principale era come affrontare lo scandalo degli abusi sessuali (e non) contro minori in quel momento cruciale di incontro e scontro con la cultura pagana (specialmente greca e romana) che prevedeva una disciplina del corpo e della sessualità diversa da quella del mondo ebraico.

Tra l'età medievale e la prima età moderna le istituzioni della Chiesa mantengono un quasi monopolio (diretto o indiretto; culturale, morale, giuridico) sugli ambienti e organizzazioni che si prendono cura dei minori, delle donne, dei malati e vulnerabili. Tra Settecento e Novecento, nell'epoca dell'Illuminismo, delle rivoluzioni liberali, dei movimenti femministi e della rivoluzione sessuale, inizia a emergere un divario tra cultura religiosa/cristiana e cultura laica/secolare.

In questa fase iniziano ad aprirsi percorsi diversi anche tra gestione della questione abusi nella Chiesa e nella società sulla scena europea e occidentale da un lato, e nel resto del mondo globale dall'altro – sia in ambienti cattolici sia nel mondo circostante.

Si può parlare di una preistoria, una protostoria e una storia degli abusi. La preistoria è quella del primo millennio, in cui esistono poche fonti che coscientemente affrontano la questione del trattamento dei minori, donne e vulnerabili, come specificamente ecclesiale, ecclesiastica, e teologica. La protostoria è quella del secondo millennio fino alla differenziazione tra istituzioni educative e assistenziali religiose-cattoliche e istituzioni del nascente Stato moderno (scuole, sistema sanitario e assistenziale), a cui si affianca anche una differenziazione tra saperi e culture.

Qualifica Autore: responsabile del settimanale di informazione religiosa Adista giornalista e traduttrice

La Chiesa e gli abusi: come superare la cultura dell'insabbiamento.

 

Nella ricerca di una risposta efficace al fenomeno sistemico degli abusi perpetrati nel contesto ecclesiale, negli ultimi vent'anni le Chiese nel mondo hanno via via compreso la necessità di elaborare strategie di contrasto e prevenzione altrettanto sistemiche. Un passaggio obbligato – il punto di partenza – è la conoscenza della portata del fenomeno, grazie al contributo di competenze multidisciplinari di provata autonomia rispetto alla Chiesa stessa: garanzia di un approccio neutrale e trasparente per arrivare a quella verità che sola può determinare passi di giustizia nei confronti delle persone colpite e una prevenzione efficace. 

In questo processo, la Chiesa italiana ha dato prova di opporre una grande resistenza: fanalino di coda nell'elaborazione di strategie concrete, appare chiusa a riccio in iniziative (di formazione/prevenzione) sempre rivolte ad intra, farraginose, lente e inefficaci, con le quali ci si illude di poter prescindere da quello sguardo analitico retrospettivo e profondo in cui tante Chiese del mondo si sono responsabilmente impegnate, producendo rapporti che abbracciano periodi molto lunghi, grazie alla meticolosa analisi di archivi e alla raccolta capillare di testimonianze.

Occorre prenderne atto: in Italia, una commissione indipendente d'inchiesta incaricata dalla Chiesa, sul modello, ad esempio, della CIASE francese, non ci sarà. Con la "via italiana" presentata nel maggio 2022 dalla CEI del card. Matteo Zuppi, la spessa coltre di nebbia che avvolge (e di cui si fa forte) il sistema abusivo difficilmente verrà dissipata. A rafforzare il sistema, il Concordato tra Stato italiano e Chiesa che sancisce l'impossibilità di una interferenza "laica" nelle cose ecclesiali.

Qualifica Autore: comunicatrice digitale, facilitatrice, formatrice https://www.patriziamorgante.com/

Potere, autorità e obbedienza: creare spazi sicuri e liberi.

  

Recentemente mi sono trovata, in qualità di facilitatrice, con un gruppo di donne di diversa età che, nell'arco della riunione durata diversi giorni, dovevano decidere contenuti e processo di preparazione di un incontro internazionale.

Il mio ruolo era quello di accompagnare il gruppo perché raggiungesse il suo obiettivo attraverso un processo partecipativo e condiviso.

Alcuni dei membri più anziani, più volte al giorno, interrompevano la riunione per farsi ripetere alcuni concetti, perché era troppo veloce il ritmo dello scambio, rispetto alla loro capacità di assimilare le informazioni.

Alla fine dell'incontro mi sono resa conto che, inconsapevolmente, avevo esercitato un ab-uso di potere, mostrando una certa sorpresa (vicina al fastidio) per queste interruzioni che non riuscivo a comprendere: ripetere una cosa già detta solo due minuti fa?

Quando ho letto sul volto di una di loro la sofferenza per non poter esercitare la sua partecipazione piena, ho compreso come è facile esercitare un ab-uso verso una persona che, per motivi diversi, può trovarsi in una situazione di vulnerabilità e fragilità e non risponde con quella performatività che ci si aspetta.

Se non riconosco e non nomino questa asimmetria, posso facilmente umiliare l'altra e farla sentire piccola, inadatta; senza potere, senza il diritto di impiegare la sua voce.

Ci sono diversi livelli di ab-uso di potere, ma la radice è la stessa: l'asimmetria di possibilità e potere.

Qualifica Autore: ricercatrice, fondatrice dell’associazione Donne per la Chiesa

Quando l'istituzione ecclesiale favorisce gli abusi. Uno sguardo sociologico.

 

Come davanti all'abisso, siamo afoni e spaventati nel guardare la continua e crescente emersione di casi di abuso all'interno della Chiesa cattolica. Minori e donne, religiose e laiche, sembra senza fine l'elenco delle persone ferite, quando non distrutte, tra le mura di oratori, conventi e confessionali.

Di fronte al male senza fondo le domande che nascono nel cuore sono: com'è possibile tutto ciò e come è stato possibile coprirlo per così tanto tempo?

La struttura

Per affrontare la prima questione da un punto di vista sociologico e – pertanto – considerando la Chiesa unicamente come un'istituzione umana, è necessario guardarne la struttura. La Chiesa cattolica ha un'organizzazione ricalcata su quella imperiale, con un sovrano assoluto (Papa), una corte ristretta di principi (i cardinali), un più ampio gruppo di vassalli che presidiano localmente (i Vescovi), sotto i quali i valvassori amministrano direttamente piccole unità territoriali (preti). Tutti i membri della struttura gerarchica sono accomunati da tre elementi principali: sono maschi, sono celibi e si considerano designati direttamente da Dio.

Quale tipo di potere e quali beni amministra questa gerarchia? Nonostante l'abbondanza di beni mobili e immobili della Chiesa cattolica, il bene primario che la Chiesa amministra è quello spirituale (Sulla teoria del mercato religioso di R. Stark, R. Finke, Acts of Faith: Explaining the Human Side of Religion, Univ. of California Press, 2000). La Chiesa si presenta, infatti, come intermediario per la salvezza, offrendo e negando, secondo proprie leggi interne, gli strumenti che indica come necessari a tale salvezza eterna: i sacramenti.

Qualifica Autore: monaco di Bose

La fenomenologia di colui che abusa.

 

Troppo breve è lo spazio di questo articolo e limitata la documentazione (essenzialmente il caso francese presentato nel libro Il tradimento dei padri e l'esperienza personale di accompagnamento dei membri di una comunità religioso-monastica situata in Centro Italia e commissariata da Roma e poi sciolta alcuni anni fa) per poter rispondere adeguatamente a quanto richiesto dal titolo di questo intervento. Mi limiterò pertanto a far emergere alcuni aspetti ricorrenti della personalità e dei comportamenti di coloro che hanno commesso "abusi profetici", come li chiama il rapporto CIASE (Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa), ovvero gli abusi consumatisi all'interno "di quelle che si è soliti chiamare 'nuove comunità', cioè le comunità nate dal 'rinnovamento' susseguente alla crisi cattolica degli anni 1970".

Sr. Chantal-Marie Sorlin, nella sua Griglia di analisi per individuare derive settarie nelle istituzioni della Chiesa, individua quattro elementi costanti e ricorrenti – il culto della personalità, la rottura con il mondo esterno, la manipolazione e l'incoerenza della vita (del capo carismatico o fondatore o responsabile della comunità) –, tuttavia va riconosciuto che, tra le personalità carismatiche in questione, esiste una grande diversità sia, com'è ovvio, sul piano biografico, sia anche sul piano psicologico che su quello degli atti commessi (crimini, reati, offese contro la morale, comportamenti inappropriati). Di certo, sempre sono state superate soglie che non dovevano essere varcate, sempre l'asimmetria di potere tra capo carismatico e membri della comunità ha condotto ad abusi di potere, tanto più gravi perché avvenuti in uno spazio religioso e ammantati dall'aura dello spirituale che avvolge la figura del "padre" e che confonde chi vi si rivolge con fiducia e sincero desiderio di radicalità.


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